martedì 30 novembre 2010

Tommaso Villa,"Il Giornale della Toscana" e gli studenti bighelloni

Allagare i sudditi di menzogne ha sempre richiesto faccia tosta, bassezza, cattiveria spicciola e propensione al servilismo, accompagnate da una mendacia scoperta ed abituale. In attesa di chiudere finalmente bottega, il foglietto "occidentalista" chiamato "Il Giornale della Toscana" continua ad offrire al politicame di riferimento giornaliere occasioni per peggiorare una situazione già avvilente per proprio conto.

Si ricorderà come, alcuni anni or sono, qualsiasi uscita pubblica dei rappresentanti di un esecutivo inviso agli "occidentalisti" venisse accolta da una claque rumorosa e visibile, organizzata in modo da poter costruire attorno alla new un intero telegazzettino e statuire l'impopolarità del "governo" dell'epoca.
Le proteste studentesche del novembre 2010 erano improntate a tutt'altro segno, e nonostante lo script cui gli "occidentalisti" sono tenuti ad attenersi nella valutazione di un mondo reale col quale hanno poco o punto a che vedere, non sono state certo organizzate per permettere a questo o quell'indossacravatte dal volto ben nutrito di raccogliere preferenze sufficienti alla prossima tornata elettorale.
Le proteste e le manifestazioni hanno assunto un carattere multiforme che ha alternato iniziative dai toni sanamente furibondi ad una ricerca di visibilità mediatica che ha letteralmente sotterrato per inventiva e varietà quella a suo tempo messa in campo dalla controparte.
Quando uno non deve rendere conto a chi lo paga, la fantasia mette letteralmente le ali.

La cosa, ai buoni a nulla delle redazioni, non è piaciuta. Il rischio non è soltanto quello di vedere le tirature contrarsi di giorno in giorno, ma anche e soprattutto quello di una ripresa di contatto con la realtà, fin qui rimandata con alterne fortune, brusca e dolorosa anche in senso fisico. Un po' come successe al malcapitato gazzettinista protagonista di un aneddoto attribuito a Turgenev.
Il problema -per costoro- è che il sistematico ricorso a faccia tosta, bassezza, cattiveria spicciola e propensione al servilismo accompagnate da una mendacia scoperta ed abituale non invogliano ad aggregarsi al gruppo individui capaci di contribuire con argomentazioni concrete e con competenze documentabili alla tenuta delle posizioni. Il risultato, costante ormai da decenni, è che l'"occidentalismo" fiorentino schiera a tutti i livelli personaggi da brivido, buoni a nulla, ben vestite, frequentatori di ristoranti, macchiette ed altri scaricati dalla vita reale al cospetto dei quali si ha non la sensazione, ma la certezza che l'"occidentalismo" politico abbia rappresentato per costoro l'unica possibile alternativa a collassi esistenziali di imponente portata.

"Il Giornale della Toscana" ne è buon riflesso.
Il 25 novembre 2010 una tizia mandata da Roma all'Università di Firenze perché discettasse di Islàmme e di immigrazione insieme a un ragioniere milanese che non si è nemmeno degnato di presenziare è stata accoltada una folla non festante. Quel gazzettino ha pubblicato un'editoriale intitolata "Fascisti rossi e forza della ragione" scribacchiata d'urgenza dal direttore Gianluca Tenti. Laureati da oltre dieci anni, non sapremmo dire molto circa le professioni ideologiche dei molti contestatori scesi in piazza. Sappiamo però che la professione ideologica della sottosegretaria Daniela Santanché è precisa ed autocertificata, ed è appunto quella di fascismo. Gianluca Tenti, fedele ad una prassi consolidata fino ad oltre il limite dell'autolesionismo, fornisce dunque fin dal titolo di che trarre conclusioni impietose sul conto della sua produzione. Il riferimento alla "forza della ragione" è richiamo preciso ad uno degli ultimi libelli scritti da Oriana Fallaci; gli "occidentalisti" indicano abitualmente con il vocabolo "ragione" quello che tutto il resto del mondo definisce "delirio a contenuto persecutorio".
Sul valore complessivo dell'editoriale e delle sue argomentazioni pone ultimo sigillo l'impaginazione del testo. Esaurito lo spazio in prima, il resto è stato impaginato all'interno accanto ad un ponderoso articolo dove si ciancia di pallonate, di pallonieri e di pallone.
Il 28 novembre 2010, dopo un sabato irto di manifestazioni e di iniziative di protesta, "Il Giornale della Toscana" ha offerto praticamente un'intera pagina a un certo Tommaso Villa. L'anno scorso Tommaso Villa cercò di portarsi dietro una troupe perché gli occupanti di un'aula universitaria potessero essere linciati mediaticamente secondo le procedure consuete.
Lo presero a uova. Quanto fresche, non si sa.
Non volendo ripetere l'esperienza -le tintorie costano care- a questo giro si è limitato a dare mandato di pubblicazione ad un po' di menzogne e, domenica 28 novembre, a scrivere una "lettera aperta".
Il registro linguistico "occidentalista" non è soltanto menzognero, adulatore e veicolo di empietà di ogni genere; a Firenze si avvale spesso di espressioni ed epiteti vernacolari. Tommaso Villa indica i manifestanti con l'espressione studenti bighelloni.
Bighellone sta per sfaticato o perdigiorno. Vediamo dunque quali meriti può accampare questo Tommaso Villa per rivolgersi in questo modo a chicchessia.

Il primo impatto non è dei migliori: la screenshot è tratta dal suo sito web personale, fermo da mesi ed ancora infarcito di materiale propagandistico pubblicato in occasione di una tornata elettorale persa sì, ma che gli ha consentito di accedere agli emolumenti che spettano ad uno scaldatore di poltrone di medio calibro.
Per quali meriti questo sia avvenuto, non è dato saperlo. Lo schematico curriculum vitae di Tommaso Villa visibile anche nella screenshot non cita alcuna esperienza universitaria e non cita alcuna esperienza lavorativa. La foto grande ritrae lui ed altri aspiranti commensali accanto a uno che frequenta ragazze minorenni.
Ancora peggio va con una sua presentazione istituzionale. La scheda riesce addirittura a specificare che Tommaso Villa "E' nato a Firenze il 26 dicembre 1976 ed a Firenze vive e svolge le sue attività da sempre"senza fare cenno alcuno a quali siano queste attività.
Gli "occidentalisti" fiorentini sono noti per la prodigiosa durata della loro giovinezza, che dilata i percorsi universitari fino a far loro raggiungere anche il triplo della durata curricolare prevista. In questo caso siamo tuttavia davanti a qualcosa di straordinario. Google non ci ha permesso di sapere alcunché circa la carriera universitaria di Tommaso Villa. Dal momento che non si trova traccia in proposito nemmeno nella sua propaganda elettorale, la sua nomina nel 2001 a "responsabile universitario" di un partito "occidentalista" suona a dir poco fuori luogo, ma è un buon indice di quali risorse possa avvalersi l'"occidentalismo" fiorentino.
Questo legittima il sospetto che Tommaso Villa non sappia nemmeno di cosa sta parlando. La cosa non sembri strana: cognizione di causa e competenza sono le ultime cose di cui chi voglia intraprendere una carriera politica "occidentalista" deve essere dotato.

Quelli che dànno di bighelloni agli altri.
Quelli delle infrastrutture.
Quelli della cultura.

Di muri, questurini e croci cèrtihe


Sembra che i solerti tutoridellòrdine abbiano finalmente realizzato un colpo da maestro contro i' ddegrado e pe' la sihurezza. Hanno fermato, così come si evince da un articolo di "Repubblica", due pericolosissimi diciassettenni (magari scampati alle denunce dell' "ex sessantottino" Primerano) che stavano un po' modificando una delle migliaia di scritte sui muri con cui Casaggì, altresì detta Casaquesturì, ha in tutti questi anni imbrattato impunemente tutta quanta la città senza mai ricevere nemmeno un buffetto. Logico che sia: questi fulgidi ribelli non conformi, straprotetti e sempre pronti a frignare come poppanti ogni qual volta sono stati ricondotti al loro naturale ridicolo di bugiardi infami, non hanno altro appiglio in questa città che la compiacenza di certe alte sfere. Privi come sono di qualsiasi incidenza sulla cittadinanza, neppure sulla componente giovanile borghese che sarebbe il loro presunto "bacino di utenza", si barcamenano tra le risibili contraddizioni di un "ribellismo" da avanspettacolo di bassa lega ed un servilismo padronale a tutto tondo che rappresenta in fondo la loro essenza più autentica. Il tutto, si badi bene, tra l'indifferenza generalizzata; l'unico riscontro che hanno sono i balocchi che l'antagonismo vero e proprio esegue su di loro, come divertissement per metterli alla costante berlina cui del resto si premurano quotidianamente di mettersi essi stessi, con le loro manine buone al massimo per seghe abortite.

C'è però una cosa che vorrei dire ai due diciassettenni malauguratamente incappati nei rigori della DIGOS. Ma quale "fuoco a Casaggì", ragazzi. Se proprio dovete farvi fermare dai signori di via Duca d'Aosta, fatelo per qualcosa di più degno e conseguente. Ammettendo e non concedendo che desideriate dar fuoco a qualcosa, concentratevi su qualcosa di esistente: che so io, un cumulo di foglie secche o un bel caminetto. Queste sono cose vere, cui si può dare fuoco certi di vedere delle fiamme. A "Casaggì" non si può dare assolutamente fuoco, per il semplicissimo motivo che non c'è. Ma che vi siete accorti percaso che in via Maruffi, ora, c'è un normalissimo palazzotto (presumibilmente ripulito e disinfettato) e che iribelli del Bocciaside non si sa nemmeno più dove siano? Mandano avanti il loro insignificante blogghettone, contano su un paio di scaldapoltrone che nessuno caca nemmeno di striscio e, per il resto, vuoto assoluto. "Casaggì" è fallita. La sua "azione" è consistita principalmente in due o tre sparute fiaccolatine di 200 metri lungo il Mugnone, alle quali hanno preso parte 100 grullerelli e 400 poliziotti in assetto antisommossa, e nell'impestare di croci cèrtihe ogni centimetro quadrato di questa città senza che la DIGOS si sia mai scomodata (e ci mancherebbe!). Fine della trasmissione. Ora come ora mi sa che stiano esaurendo anche le scorte di vernice: Casaggì è soltanto un nudo nome, e non ha nessunissima valenza sociale e politica. Strepiti e frigni in nome di un lurido puttaniere; almeno fosse in nome del fascismo. Cari ragazzi, se volete fare antifascismo rivolgetevi altrove. Andare a "modificare" le scritte di Casaquesturì rischiando di incorrere in rischi inutili non serve a niente; a quelle scritte ci penserà il Signor Tempo, dilavandole e riducendole a supporti per le cacate dei piccioni. Il fascismo abita altrove, e non è nemmeno detto che si serva di simboli abusati. Potrebbe anche essere in luoghi impensati, che solo una costante attenzione alle dinamiche sociali ed economiche rivela. "Casaggì" lasciatela perdere: è morta, sepolta, dimenticata.

venerdì 26 novembre 2010

Daniela Santanché a Firenze e la marmaglia "occidentalista"

Non sempre si raccoglie per quello che si semina. Il 25 novembre 2010 questa donna ha ricevuto a Firenze un'accoglienza molto migliore di quanto avrebbe meritato.


Il 25 novembre 2010 Daniela Santanché ha partecipato, all'Università di Firenze, ad una chiacchierata tra amici organizzata da una formazione giovanile "occidentalista". La sua partecipazione è stata resa difficoltosa da una nutrita schiera di contestatori dei quali poco sapremmo dire, avendo concluso con pieno successo gli studi universitari oltre un decennio fa, ed avendo da allora svolto regolari e documentabili attività lavorative. L'esatto contrario del ragionier de Corato, ospite atteso ma che ha pensato bene di non presentarsi, il cui curriculum attesta nero su bianco che dal 1977 non ha lavorato un giorno in vita sua.
Entrata nella sala del convegno praticamente di nascosto, la frequentatrice di locali di lusso Daniela Santanché avrebbe dichiarato qualcosa come

"Fuori si stanno picchiando, perché secondo loro i diritti sarebbero questi, tappare la bocca a chi magari, e grazie a Dio, la pensa diversamente. Noi ci siamo e non ci siamo fatti fermare da quello che sta accadendo fuori, non ci fermeremo e nessuno ci farà arretrare, parlo come governo" dello stato che occupa la penisola italiana.

Daniela Santanché stia pure tranquilla: al suo cospetto non abbiamo mai dubitato neppure per un momento di trovarci davanti ad una diversamente pensante.
Secondo la gazzettina "La Nazione" all'incontro avrebbero partecipato cento persone. E dei numeri del gazzettame "occidentalista" abbiamo da tempo imparato a diffidare; anche perché numero e consenso sono due cose diverse.
Agli "occidentalisti" del "governo" episodi del genere servono per dare la stura alle ciarle propagandistiche.
Sempre le stesse.
A noi servono invece per affermare nuovamente che la menzogna e la sovversione sono coessenziali all"occidentalismo" e ne permeano propaganda e pratica politica.

Alcuni anni fa l'ambasciatore dell'entità statale sionista Ehud Gol fu anch'esso accolto da contestazioni che non valsero ad impedire che la riunione si svolgesse. Dopo le contestazioni fuori dell'aula, Gol dovette sorbirsi anche quelle dentro, probabilmente anche più stringenti, documentate ed efficaci. L'episodio è solo all'apparenza slegato da quello che ha visto protagonisti una poco vestita e che secondo le attese avrebbe dovuto riguardare anche un mangiatore di risotto giallo; più avanti specificheremo meglio il concetto.
A Daniela Santanché, nonostante la condiscendente claque rastrellata come al solito per l'occasione, non è affatto andata meglio. Accolta caldamente al suo arrivo, dicono sia stata giustamente ed immediatamente messa all'angolo con due battute da una ragazza che si è limitata a poche domande sugli avvenimenti degli ultimi mesi.
Si ricordi che questa donna conduce battaglie contro lo hijab dopo aver condiviso interessi con un geometra di Cuneo; di questo geometra Wikipedia pubblica una biografia che, rispetto ai rotocalchi insiste pochissimo sulle mucose femminili da lui frequentate e moltissimo sulla sua condotta in altri ed ancor meno presentabili contesti.

In ogni caso si consideri che far partecipare un ragioniere (che non si è neanche presentato) ed una frequentatrice di boutiques a questa chiacchierata tra amici ha richiesto l'intervento di decine di gendarmi.
E i gendarmi vanno retribuiti.
Cosa sarebbe successo a parti invertite, ossia nel caso improbabile che a dover essere protetti dal biasimo dei più fossero stati -ad esempio- dei relatori provenienti dalla Repubblica Islamica dell'Iran?
Possiamo divertirci a vestire, per qualche riga, i panni dell'"occidentalista" politico di terz'ordine.
Ci si immagini dunque un giovane mangiaspaghetti più o meno in sovrappeso, con dieci o quindici bolli sul libretto universitario, che scalda a giornate una poltrona da amministratore locale.
Anche gli avvenimenti successivi sono facili da immaginare. Elementi del genere non possono reagire che in un modo: firmando un piagnisteo preconfezionato intonato al "chi paga?" e passandolo all'ufficio stampa più vicino. Oltre al "chi paga?" pragmaticamente ridondante, il comunicato avrebbe contenuto sicuramente critiche esplicite al tema del convegno qualunque esso fosse: tutti sanno bene come la definizione "occidentalista" di "libertà" sia per lo meno elastica.
Il problema è che a questo giro non hanno potuto farlo, dal momento che a godere della protezione dei gendarmi sono stati due "occidentalisti" cui tutto è dovuto.
L'accaduto non può comunque passare sotto silenzio. E qui tornano le similitudini con l'episodio in cui fu contestato l'ambasciatore sionista.

Ehud Gol statuì che i contestatori erano "pagati dai palestinesi".
Francesco Torselli invece, il primo micropolitico "occidentalista" ad aver cianciato su quanto successo, li accusa di coltivare nostalgie inconfessabili.
Senza prendere neppure in considerazione l'idea che possa esistere qualcuno che disprezza in modo abituale e disinteressato il politicame "occidentalista" a causa dei suoi obiettivi e documentabili demeriti, della sua impresentabilità, della sua abiezione e della sua incompetenza, e che questo qualcuno non si faccia problemi ad andare a testimoniare la cosa rischiando di persona, entrambi proiettano sugli avversari da denigrare atteggiamenti e "valori" che sono, invece, i loro.
In materia di nostalgie inconfessabili Francesco Torselli ha una lunga e documentabile consuetudine, ma non occorre certo ricostruirne le fila.
A sentir lui, a contestare una frequentatrice di mescite di lusso non possono essere altro che individui animati da una foia repressiva propensa ai carri armati.
La realtà, come sempre, è opposta alle menzogne "occidentaliste" per cui è non probabile, ma certo che i sostenitori della repressione andrebbero davvero cercati ovunque tranne che tra i manifestanti fiorentini. In ogni caso, una screenshot tratta da casaggi.blogspot.com è più che sufficiente per rimetterlo anche stavolta al suo posto.
Nel corso del 2010 la comunicazione politica del principale partito di governo è incentrata sul linciaggio di uno dei suoi fondatori. Questo a livello del mainstream.
A livello locale la stessa sorte càpita a quanti abbiano deciso di smetterla di riverire un frequentatore di minorenni.
Il blog casaggi.blogspot.com è riconducibile a Francesco Torselli in persona, che non è un sedicenne bocciato a scuola che disegna svastiche sui muri ma uno che sta in un pubblico consesso insieme ai rappresentanti di centinaia di migliaia di sudditi.
Si tratta di un blog che concentra contenuti che appartengono a tutti e due i livelli.
Il linciaggio dell'individuo cui tutti i torselli della penisola devono la propria uscita dalle fogne e dai sottoscala è affidato a copia e incolla quotidiani di editoriali copiati dal gazzettaio "occidentalista".
Ai piani bassi invece si deve ricorrere all'arte di arrangiarsi ed al fai da te, messi a servizio di poltrone e tornaconti.

Zizzania!
La nostra dedica quotidiana agli infami, ai viscidi, ai pavidi, ai protetti, ai bugiardi, ai pochi e tristi servi delle proprie squallide opportunità, traditori di Comunità e di sogni. Ci vedremo nella mischia, bastardi. Non finirà mai: ci sarà sempre un pò di odio per voi.

Gli ZetaZeroAlfa sono uno dei principali prodotti del merchandising di Boutique Pound, che a sua volta fa da specchietto per le allodole nel bacino elettorale dei diciottenni.
Francesco Torselli invoca l'espulsione dall'Università di gente che a sentir lui arriva dritta dalla Lubjanka.
Intanto però dedica un bell'avvertimento da camorristi ad ex compagni di strada al cui nome e cognome si potrebbe risalire senza difficoltà.
Un avvertimento da camorristi, grondante di quell'odio che soggetti come questo attribuiscono sistematicamente agli avversari politici, quelli rimasti alle "chiavi inglesi" e alle pistole.

Individui del genere tengono a definirsi non conformi; in contesti non "occidentalisti" e dunque immuni alla menzogna ed alla sovversione, si è invece soliti definirli utilizzando vocaboli meno forbiti.

Francesco Torselli - Il non conforme fa un salto di qualità

Come si avrà avuto modo di notare, la comunicazione politica del principale partito di governo è da mesi incentrata sul linciaggio di Gianfranco Fini.
Questo a livello del mainstream. A livello locale la stessa sorte càpita a quanti si siano svegliati una mattina, abbiano deciso di levarsi il berretto da giullare e di smetterla di riverire un frequentatore di minorenni.

Il blog di Francesco Torselli, che non è un sedicenne bocciato a scuola che disegna svastiche sui muri ma uno che sta in un pubblico consesso insieme ai rappresentanti di centinaia di migliaia di elettori, riassume con poca fatica tutti e due i livelli.
Il linciaggio di Gianfranco Fini, ovvero del signore cui tutti i torselli della penisola devono la propria uscita dalle fogne e -finalmente!- la rottamatura di quei cazzo di ciclostile che arrugginivano da quarant'anni ingombrando tutto il sottoscala in cui aveva sede la sezione, è affidato a copia e incolla quotidiani di robaccia presa dai giornali del padrone.
Con Berusconi che li ha finalmente affrancati da fami dantesche, hanno tutti cambiato casacca con uno schiocco di dita, da bravi non conformi. Risate in sottofondo, prego.
Sul Libro dei Ceffi si sono autoschedati addirittura alcuni componenti della famosa Compagnia dell'Anello. Quelli di "Anche se tutti... Noi no!" che nel 1997 così parlavano di un certo Nicola Pasetto.

Nicola, autentico appassionato della canzone alternativa e grande amico della Compagnia morì il 29 marzo a seguito di uno spaventoso incidente automobilistico. Con lui morì l'ultimo uomo in grado di reggere dignitosamente le sorti della Destra nel Veneto e di rappresentare al tempo stesso un punto di riferimento a livello nazionale. Pasetto era uomo sincero, altruista, leale, di grande carisma e capacità politica. Manteneva sempre la parola data. Non conosceva meschinità. Non conosceva menzogna. Insomma, l'esatto contrario _ dell'uomo politico tipo_, come è comunemente conosciuto.

Bello, eh?
Adesso andate a vedervi l'autoschedatura di Marinella di Nunzio, sul Libro dei Ceffi, allegata alla presente.
Il non voltagabbana cui questa gente sta vendendo anima e sfintere è il famoso frequentatore di minorenni di cui sopra. Se fossi Nicola Pasetto mi rivolterei nella tomba.

Adesso basta chiacchiere.
Di quali argomenti si nutra il linciaggio ai piani alti dovrebbe essere piuttosto chiaro.
Ai piani bassi vigono, come al solito, l'arte di arrangiarsi ed il fai da te, messi a nobile servizio di poltrone e tornaconti.
Nella fattispecie Francesco Torselli dedica un puro e semplice avvertimento da camorristi ad individui al cui nome e cognome si potrebbe risalire senza difficoltà.
Gli ZetaZeroAlfa sono uno dei principali prodotti del merchandising Casa Pound©, che a sua volta fa da specchietto per le allodole nel bacino elettorale dei diciottenni.

Zizzania!
La nostra dedica quotidiana agli infami, ai viscidi, ai pavidi, ai protetti, ai bugiardi, ai pochi e tristi servi delle proprie squallide opportunità, traditori di Comunità e di sogni. Ci vedremo nella mischia, bastardi. Non finirà mai: ci sarà sempre un pò di odio per voi.

Al cui nome e cognome si potrebbe risalire senza difficoltà perché si tratta di ex commensali di questo signore, colpevoli di averlo mandato a quel paese dopo aver capito che il fine unico di Casaggì era ed è quello di garantirgli una poltrona. Col giochetto delle preferenze, che in pochi si pèritano di indicare, non ha dovuto raccoglierne neppure tante.
Quelle che ha raccolto allo scorso giro sono state sufficienti a lasciar fuori dalla greppia comunale un certo Sarra, che avrà tutti i demeriti del mondo ma a sessant'anni e passa studia ancora come un dannato e non passa la giornata a raccontare cazzate agli uffici stampa.
Sarra è saltato fuori di nuovo, dopo che il celebre diplomato Giovanni Donzelli è andato a scaldare una poltrona in consiglio regionale.
E la prima cosa che ha fatto è stata congedarsi dal piddì con la elle, portandosi appunto dietro qualche ragazzino.
Questo, tanto per dire come stanno messi, e a che razza di elementi sono affidate responsabilità vitali a livello statale.

mercoledì 24 novembre 2010

Riccardo de Corato e Daniela Santanché all'Università di Firenze?

Una formazione politica "occidentalista", tali "Studenti per la libertà", ha annunciato per il 25 novembre 2010 una delle consuete chiacchierate tra amici.
Dovrebbero intervenire tra gli altri tale Riccardo de Corato e tale Daniela Santanché.
All'imam fiorentino Izzedine Elsir dovrebbe spettare il compito di conferire alla cosa un minimo di autorevolezza e di imparzialità.
L'organizzazione ricorda non poco le strategie comunicative delle televisioni che combinano primacy e recencyin modo da rinforzare oltremodo il messaggio "occidentalista" e da sminuire o mettere in ridicolo ogni contraddittore.
Il motivo della convocazione è serio: gli "occidentalisti" sono o no padroni in casa loro?
Salvo brevi periodi, forze politiche "occidentaliste" hanno "governato" lo stato che occupa la penisola italiana per tutti gli ultimi dieci anni. Strano che siano ancora a porsi interrogativi del genere.
Una "rete dei collettivi" ha risposto con un messaggio molto livoroso che riportiamo per intero insieme al commento che abbiamo fatto pervenire agli scriventi.
A questo seguono altre considerazioni, aggiunte con calma.

11.23.2010
DE CORATO E SANTANCHE’, FUORI LA MERDA DALL’UNIVERSITA’

Sentendo vicino l’odorino della sconfitta e il tanfo da basso impero del governo Berlusconi, i giovani ragazzi “antidegradoeinsihurezza” del PDL, tali Studenti per la Libertà hanno pensato bene di trasformare il Polo di Novoli in una scintillante passerella per “nuovi” e intriganti personaggi di spicco della destra fascista, riammodernata prima AN, poi PDL e LA DESTRA.
Questi loschi figuri sono molto noti nell’ambiente per la loro spiccata filantropia, tali Santanché, colei che “sono orgogliosa di essere fascista”, e un certo, meno noto, De Corato, ex Vice Sindaco di Milano, durante il periodo Moratti, con delega, per l’appunto, alla sicurezza, famoso per le sue affermazioni sull’immigrazione e sull’Islam, degni della peggior feccia xenofoba.
Ribadiamo con forza alla città e a questi rigurgiti del ventennio, che qui a Firenze per loro non ci sarà mai posto, come non c’è mai stato, e che ostacoleremo in tutti i modi i comizi che questi razzisti proveranno a fare, sparando a zero su migranti e fasce deboli della società fomentano l’odio tra poveri tanto utile per le loro malefatte squadriste, specie all’ interno delle università, luogo in cui, dovrebbe avvenire la nostra formazione.

NESSUNA TOLLERANZA PER GLI INTOLLERANTI

25 NOVEMBRE POLO DI NOVOLI ORE 9.30

Il nostro commento:

Riccardo de Corato ha un diploma di ragioniere.
Dal 1980 si è dedicato in pianta stabile alla politica. Almeno per quanto riguarda il modo di guadagnarsi la giornata “ragiona” in effetti benissimo: il curriculum riportato sul suo sito personale è orgoglioso di collocare la sua ultima esperienza lavorativa al 1977. 
Trentatré anni fa.
Questo è il tale che sta nella città dove mangiano cotolette, quello che passa la giornata ad abbaiare contro i centri sociali.
Nessun titolo accademico, nessun lavoro di ricerca, nessuna pubblicazione.
Tutte cose che conferiscono davvero autorevolezza.
Un “occidentalista” proprio rappresentativo.

Daniela Garnero già coniugata Santanché (matrimonio annullato dalla Sacra Rota) ha conseguito una laurea in scienze politiche e Wikipedia le attesta un certo numero di non meglio precisate “consulenze”, oltre ad una variegata carriera politica. Riferisce anche che “È stata in società con Flavio Briatore nel locale di Porto Cervo Billionaire ed è socia del Twiga a Forte dei Marmi”.
Ambienti e frequentazioni che, come tutti sanno, conferiscono a chiunque una competenza in materia di scienze religiose degna di uno hoyatoleslam.
Ed infatti Daniela Santanché ne fornisce testimonianza: “Maometto aveva nove mogli, l’ultima era una bambina di nove anni. Maometto era un poligamo e un pedofilo!” (8 novembre 2009).

Ecco di quali competenze intende avvalersi l’”occidentalismo” fiorentino. Una frequentatrice di locali dove si bevono alcolici ed un ragioniere che dal 1977 in poi non ha lavorato un giorno in vita sua.
Non si tratta di “rigurgiti del Ventennio”: si tratta di qualcosa di meno, di qualcosa di peggio.
Qualcosa di meno e qualcosa di peggio che ha il pregio di costituire un buon campione dell’umanità “occidentalista” e delle sue rappresentanze istituzionali.

Fin qui le nostre prime considerazioni.
Nota: sia Riccardo de Corato che Daniela Santanché militano in una formazione politica il cui leader frequenta minorenni al di là di ogni dubbio o questione, e con il quale è legittimo ritenerli ampiamente in debito.
Da quali bocche escono i giudizi sul conto dell'Inviato!

Sulla fedeltà di Daniela Santanché alle "radici cristiane" dell'"Occidente"
e sulle sue competenze in materia di scienze religiose, Internet è ricca di testimonianze.

La libreria on line IBS accredita a Daniela Santanché due libri che su quel sito nessuno si è curato di recensire, e probabilmente neppure di leggere.
Eccone le presentazioni.

La donna negata. Dall'infibulazione alla liberazione (Marsilio, 2006)
Raccogliendo le testimonianze di tante immigrate (da Amina, un'algerina picchiata a sangue insieme ai due figli piccoli perché non accettava la convivenza con la seconda moglie del marito, a Hirsi Ali la kafir, ispiratrice del cortometraggio Submission, per arrivare a Marjan che vede riaprirsi per la figlia adolescente un calvario che pensava di essersi lasciata alle spalle) e collaborando con le associazioni che rappresentano il milione di donne islamiche che vivono in Italia, Daniela Santanché ci consegna un'analisi della condizione delle donne musulmane nel nostro Paese.

Le donne violate. La donna negata e oltre (Marsilio, 2008)
Con questo secondo libro Daniela Santanché analizza la drammatica condizione in cui si trovano migliala di donne islamiche che vivono in Italia. Private dei diritti più elementari da una concezione dell'Islam a cui non sappiamo o non vogliamo dare risposte adeguate, inseguite anche nel nostro paese dalle imposizioni più aberranti del fondamentalismo religioso, Daniela Santanché denuncia le ambiguità e i silenzi della politica. Le donne violate con il loro grido di aiuto rendono sempre più attuale il monito che l'autrice lancia ai governanti italiani e europei. Perché nessuno debba dimenticare che la libertà delle donne dell'Islam è, in ultima analisi, la libertà di tutti noi.

Cellulosa sottratta ad utilizzi più costruttivi, chiaramente. Basterebbe l'accenno fugace all'Islàmme come antitetico alla "libertà", qualunque concetto si abbia di essa, con cui si conclude la seconda presentazione per farsi un idea molto precisa sulle competenze della scrivente.
Daniela Santanché postula che nella penisola italiana vive un milione di donne infibulate e picchiate a sangue.
La cosa peggiore che potrebbe capitarle è trovare qualcuno che prenda, e in tutta serietà, il dato per veritiero.
Perché se le cose stessero come dice questa poco vestita, l'unica conclusione che avrebbe senso trarre è che una politica "occidentalista" che ha fatto dell'islamofobia una specie di dogma non è riuscita, in dieci anni filati, a togliere da quelle condizioni neanche una frazione delle vittime.
Un'ammissione di fallimento prevedibile e prevista, che non può che rallegrare.
In compenso la politica "occidentalista" è riuscita, e senza moltre difficoltà, a partecipare alla "esportazione di democrazia" in Iraq ed in Afghanistan.
Costo previsto per il 2010, un miliardo di euro.
Più tintoria e stiratura per le mimetiche da passeggio di Ignazio Benito Maria La Russa, in modo che sia bello elegante quando mette in scena qualcuna delle sue insultanti pagliacciate.
Più le spese per portare una giornata a Firenze quella donna, insieme al ragionier Riccardo de Corato.

Qui sopra la screenshot di come si presenta su Google il dominio danielasantanche.com.
"Contatti""Sesso""Senza Veli", "Pagina successiva" (come dire "avanti la prossima"). Un'autopresentazione che promette davvero competenze approfondite nel campo delle scienze religiose.Il miglior biglietto da visita per una che intenda combattere -presumibilmente da sola- contro la "repressione sessuale" corollario dell'Islàmme. 
Al momento in cui scriviamo il sito è fermo al 30 agosto 2010.
Tra gli ultimi materiali inseriti, uno starnazzo di questo genere:

“A Brescia come a Teheran, il problema è il velo, simbolo di tutte le sottomissioni. Ma dov’è lo sdegno dei nostri intellettuali di sinistra?”

Daniela Santanché vada a chiederlo alla ragazza cecena ritratta qui sotto. 
Ci vada "vestita" come appare "vestita" nelle molte immagini disponibili sul suo conto, ed avanzando gli stessi concetti cui deve la propria miserabile fortuna da gazzetta patinata.
Ci riferisca con calma la risposta.
Qui nessuno ha fretta.



Francesco Torselli. Conforme e conformista.

Francesco Torselli, scaldapoltrone amministrativo, è noto da anni ai nostri lettori in qualità di estimatore di Corneliu Zelea Codreanu e di rumoroso propugnatore di una raffazzonata causa "non conformista" ed "antagonista". Un non conformismo ed un antagonismo tutti particolari, visto che riescono a convivere senza alcun problema con l'appartenenza ad un "partito" il cui operato di ogni giorno è coessenziale alla menzogna, all'ingiustizia, all'empietà ed alla prevaricazione.
Gli esempi sono troppo numerosi per poterli contare. Basti dire che negli ultimi mesi gran parte della comunicazione politica di esso "partito" ha avuto lo scopo di demolire la credibilità di un individuo al quale una schiera intera di frequentatori di sottoscala deve per intero la propria "fortuna" politica.
Messo per l'ennesima volta davanti a numeri impietosi dalle contestazioni studentesche di ottobre e novembre, Francesco Torselli si aggrega buon ultimo alla compagine dei criticatori di cortei, al tempo stesso vantandosi di averne organizzati "a decine" e di averne dovuto concordare il percorso ogni volta.
Per quanto ci è dato di sapere e di ricordare, a doversi contare a decine non sono i cortei, ma i partecipantiche confluiscono nell'unico corteo che gli "occidentalisti" organizzino ogni anno a Firenze in febbraio nell'indifferenza generale, per motivi che nessun altro condivide e che hanno a che fare con una concezione della storia contemporanea a misura di interesse elettorale.
Firenze tra l'altro è uno di quei posti dove alla controparte basta uno schiocco di dita per mettere in piazza un multiplo a piacere di persone rispetto a quante possano schierarne gli "occidentalisti" dopo settimane o mesi di propaganda.

"Questa logica dei due pesi e due misure è orribile. Mi chiedo cosa succederebbe se alla prossima occasione, anche noi di destra improvvisassimo cortei non autorizzati e scegliessimo percorsi senza concordarli con alcuno. La tolleranza sarebbe la stessa?".

Così si lamenta il "non conforme" militante di un "partito" fondato da un frequentatore di minorenni. Difficile associare un elemento del genere, assiduo a gendarmi e gendarmeria ed animato da un persistente legalismo d'accatto, a lanci del cuore oltre l'ultimo ostacolo o a giorni da leone contrapposti ad anni da pecora.
Il fatto è che i due pesi e le due misure in questo caso corrispondono ad una fedele rappresentazione dei rapporti numerici. L'improvvisazione di un ipotetico "corteo di destra" mobilitato come tale (e non in occasioni pallonesche nelle quali in tutta la penisola si assiste all'esibizione di intenti e di iconografie difficilmente riconducibili al leninismo) nella città di Firenze si scontrerebbe non tanto contro l'intolleranza della gendarmeria, quanto contro quella dei fiorentini stessi.
Di occasioni per infierire i torselli ne darebbero come minimo quattro o cinque al giorno. Il solo comunicato stampa riportato in link basta da solo a rivelare l'essenza di un "non conforme" perennemente assiduo di gendarmi e gendarmeria, perfettamente a suo agio in un ambiente dove la presa in giro e la delazione la fanno praticamente da padroni.
Bisogna però essere obiettivi, e riconoscere che anche individui di questo genere, che del Lapidato sono i servitori dell'ultima ora, restano ben distanti dalla malvagità metafisica. Anche a loro viene concesso ogni tanto di carpire qualche brandello di verità, come quello che traspare da alcune righe dello stesso documento: 

"Quanto accaduto oggi [...] fa pensare che in questa città abbia ragione chi gli spazi se li conquista con la forza e con l’arroganza...".

I rapporti di forza a Firenze, descritti con sobrietà ed esattezza.
In considerazione della coerenza di chi intenderebbe addirittura rovesciarli, del prestigio, della buona fama e della credibilità che gliene conseguono, ci sarebbe se mai da stupirsi se le cose andassero altrimenti.

giovedì 18 novembre 2010

Firenze, Quartiere 3, Venerdi 19 novembre 2010: la destra nel PDL fra idee, valori e impegno sul territorio


Qualcuno ci ha segnalato per e-mail l'iniziativa in oggetto, che non si saprebbe bene se definire comizio, assemblea, conferenza o, forse con più appropriatezza, chiacchierata tra amici.
Cerchiamo di soffocare le risate di sottofondo, concordemente intonate al più assoluto dei disprezzi, e vediamo di cosa si tratta.
Gli "occidentalisti" fiorentini mostrano di solito un buon grado di maturità, in primo luogo evitando puramente e semplicemente di farsi vedere in giro al di là della cerchia di individui cui risulta tollerabile la loro presenza. Nel corso degli ultimi anni si erano specializzati nel coprire di manifesti interi tratti di mura di edifici, di solito annunciando assemblee dal tema perentorio nelle sale riunioni messe a disposizione da qualche albergo. Stavolta non ne abbiamo avuto sentore ed è probabile che la moda delle affissioni abusive abbia fatto il suo tempo. Forse lo stesso vale anche per le sale degli hotel: tutta roba che bisogna pur pagare e qui non siamo certo davanti a gente adusa a casse comuni e sottoscrizioni di solidarietà, e men che mai a mettervi del proprio. Le crapule alberghiere risultano al momento monopolizzate, "occidentalisticamente" parlando, da un'associazione culturale intitolata a Giovanni Papini, un individuo che ci si propone di rimettere nella giusta ottica in una prossima occasione.
Una formazione politica tanto cianciante di "radici cristiane" non dovrebbe avere problemi ad ottenere accesso ad una sala d'oratorio: il Quartiere 3 di Firenze ne schiera parecchie. Il fatto è che, molto giustamente, anche l'accoglienza cristiana ha limiti piuttosto precisi, legati alla presentabilità di temi ed individui; nulla di più probabile che il piddì con la elle non abbia, e da molto tempo, superato se stesso anche in questo settore.
Tocca andare, alle nove di sera di una serata qualsiasi del mese di novembre, in una biblioteca pubblica.

Ecco qui gli interessati a "Idee, valori ed impegno sul territorio". Si tratta di un buon numero di micropolitici di terza fila, la cui principale (se non unica) occupazione consiste nell'ingolfare uffici stampa. Recentemente hanno perso "IlFirenze", basso foglietto in distribuzione gratuita eloquentemente solerte a pubblicare ogni loro schizzo di collodio; un altra gazzettina, "Il Giornale della Toscana", starebbe passando un brutto periodo, che ci auguriamo prossimo alla conclusione con la totale sparizione della testata.
Achille Totaro. Nicola Nascosti. Giovanni Donzelli. Matteo Calì. Giovanni Gandolfo. Paolo Poli. Lucio Spagna. Giacomo Ballo. Selene Maionchi. Giovanni Giorgetti. Filippo Marchi. Totale undici persone: la possibilità che il numero degli oratori sia pari o anche superiore a quello degli intervenuti tra il pubblico è concreta. Anche perché il manifestino di convocazione non reca alcun invito alla partecipazione nei confronti della cittadinanza, e sarebbe dunque logico che la cittadinanza tutta si guardasse bene dall'intervenire. In altre parole, la consueta autoreferenzialità dell'iniziativa non è sfuggita neanche a chi ha avuto l'umiliante compito di propagandarla.
La propensione a lasciar affogare questi mangiatori di fettuccine nelle loro stesse menzogne pare che a Firenze esista e che sia piuttosto consolidata, assumendo per certi versi i tratti di una vera e propria, salutare e lodevole consuetudine. Anche volendo scartare gli episodi in cui il politicame "occidentalista" è stato accolto da fiere e motivate contestazioni, secondo fonti attendibili le iniziative messe in piedi in nome della politica "occidentalista" raccolgono, quando realizzate in contesti di massima visibilità e fruibilità, un numero di persone variabile tra le venti e le sessanta. Ed una sera di novembre in una biblioteca pubblica non costituisce il massimo da nessuno dei due punti di vista, ragion per cui è possibile prevedere un concorso di pubblico tutt'altro che fitto.
E di quali "Idee, valori ed impegno sul territorio" si può mettere in conto la presentazione? Nel corso degli anni abbiamo fornito ai nostri lettori un campionamento, peraltro assai ridotto, degli interessi attivamente perseguiti da molti degli "occidentalisti" su elencati. Non si tratta di una lista molto lunga: l'insihurezza, i'ddegrado e soprattutto molto pallone, molto pallonaio, molti pallonieri, molte pallonate. Abbiamo anche più volte messo in luce il rapporto assai peculiare che esiste tra gli "occidentalisti" e queste tematiche, come faremo anche stavolta.
Il pallone a Firenze è declinabile in vari modi. Il pallone vero e proprio (quello in cui ventidue adulti in mutande anche a gennaio prendono a calci in mezzo ad un prato un affare rotondo cercando per motivi tutti loro di farlo entrare in un rettangolo delimitato da pali di ferro), il pallone piccolo (vi si dedicano in meno ed in meno spazio, spesso anche al chiuso), il pallone travestito (tradizione inventata carissima agli "occidentalisti"), il pallone ciarlato (quello di ciarle che iniziano tra interlocutori all'atto stesso dell'incontro, senza che vi siano neppure stati preventivi scambi di saluti), il pallone alla televisione (quello di cui il pallone vero e proprio costituisce uno strano doppione previrtuale, che molti riterrebbero comodo abolire), il pallone finto (una cosa che si fa facendo finta di essere capopallonieri di un gruppo di pallonieri ricchi).
Non esiste "occidentalista" che prescinda da questo pallone: molti di questi individui sono versati in tutte e sei le varianti del nostro non esaustivo elenco. Esistono giornate in cui la gazzetta "occidentalista" chiamata "Giornale della Toscana" riesce a farne argomento pressoché unico del numero in edicola, e lo stesso vale per comunicati stampa, interrogazioni e mozioni "occidentaliste" riportate dal sito della municipalità di Firenze. Credendo chissà perché di limitare i danni, il fondatore del piddì con la elle coscrisse a Firenze proprio un ex palloniere, presentato in modo pressoché esclusivo come tale nell'àmbito di una campagna elettorale in cui tutte le vocette "occidentaliste" di Firenze furono perentoriamente invitate al silenzio per qualche tempo, per lasciare posto solo alla campagna elettorale ed evitare di peggiorare con risibili iniziative come quella di cui ci stiamo occupando qui un quadro disastroso già per proprio conto.
L'ex palloniere finì prima sgazzebato e poi trombato, nonostante un affannoso tentativo di recupero tentato dal suo ufficio propaganda, che sparse per tutta Firenze una lettera in cui il malcapitato doveva letteralmente arrampicarsi sugli specchi. Infine acquisì rapidissimo quel carattere di evanescenza che, unita ad una lodevole consapevolezza e ad un buon grado di rispetto di sé, gli ha fino ad oggi evitato di venire a discutere del nulla nelle biblioteche pubbliche.
L'ex palloniere rappresenta in un certo senso la punta di diamante ed il volto presentabile dell'"occidentalismo" cittadino. Un'occhiata ai documenti in link potrà a malapena dare l'idea di quale sia l'abituale pedestraggine dei suoi comprimari.
Un esempio di quanto andiamo sostenendo? Uno dei relatori è il ben nutrito Matteo Calì. Non troppo tempo fa abbiamo avuto occasione di documentare il suo interesse pallonistico, coltivato da costui a livelli praticamente monografici insieme ad altre materie di fondamentale importanza come la goliardia e le cazzate. Lo scritto in link riferisce nel dettaglio anche dei suoi strepitosi successi accademici.



Il ruolo di "personalità" della serata l'hanno dato a uno che è nella foto qui sopra, e che si chiama Achille Totaro.
Achille totaro è, innanzitutto, grasso.
Poi è anche di Scandicci.
La foto (fonte: casaggifirenze.blogspot.com) riteniamo sia stata scattata in occasione della "cocomerata" organizzata nell'estate 2010. Un esempio come tanti altri dell'andamento abitualmente disastroso delle iniziative "occidentaliste" in città, sulla quale non mancammo di infierire. Reperita un'immagine che attesta la prima delle due caratteristiche memorabili di costui, siamo intenti a cercarne una che illustri con altrettanta inoppugnabilità il fatto che è di Scandicci.
Anche Achille Totaro ha alle spalle una carriera accademica fittissima di allori, documentarsi sulla quale non richiede eccessivi sforzi.

Un altro di cui si assicura la partecipazione è Giovanni Donzelli. Nel suo sito web è presente al momento in cui scriviamo un profilo biografico interessante per due motivi. Il primo è che non reca traccia alcuna di qualcosa di assimilabile ad un'attività lavorativa, il secondo è che in esso questo diplomato, rimasto tale nonostante gli almeno quindici anni accademici trascorsi dalla sua immatricolazione, si vanta del fatto che "Nei 5 anni in consiglio comunale ha presentato oltre 400 atti tra interrogazioni, mozioni e ordini del giorno ed è intervenuto nel dibattito consiliare oltre 500 volte" confermando il concetto di "attività politica" seguito dagli "occidentalisti", secondo il quale l'essenziale è rappresentato da quella continua esposizione mediatica che finisce per trasformarsi in suffragi, e non certo dal fare per lo meno finta di interessarsi di problemi per i quali questi indossatori di cravatte non hanno peraltro neppure gli strumenti e le competenze di base per intervenire con una parvenza di efficacia.

Di cosa farà finta di interessarsi una truppa guidata da sergenti di questo livello?
Di pallone, si diceva. Più in là sarebbe miracoloso che arrivassero: dai materiali reperibili in rete, nove volte su dieci da essi stessi forniti, pare che perfino quei genitali femminili che di tanta considerazione sono oggetto nelle alte sfere dell'"occidentalismo" peninsulare siano loro preclusi.
L'adunata rischia di mostrarsi parca di argomenti.
Comunque ci sono sempre i'ddegrado e l'insihurézza.
Il lavandino "occidentalista" conta a Firenze anche un'altra anima, che qualcuno si è scordato di invitare alla chiacchierata del 19 novembre. Casaggì non sarà tra i relatori, ma sarà sicuramente presente in spirito visto che qualche individuo ne ha sparso segni, simboli e firme su tutti i muri del quartiere fattivamente contribuendo a i'ddegrado e permettendo a noi di trarre una conclusione drastica, secondo la quale gli "occidentalisti" sono in realtà il male di cui pretenderebbero di essere la cura e confermando la natura sostanzialmente ed abitualmente menzognera del loro operato.
Della passione "occidentalista" per palloni, pallonieri, pallonate e pallonaggi si è già trattato. Dal punto di vista di questi frequentatori di ristoranti non c'è nulla di più degno e di più intoccabile.
Ora, il pallone, a Firenze, limitando gli esempi alla sola società pallonistica più ricca e famosa, negli ultimi sei mesi ha prodotto ai suoi livelli più strapagati individui che aggrediscono dei lavoratori, e ai suoi livelli meno strapagati individui che aggrediscono le donne. Un contributo fattivo e documentabile alla 'nsihurézza che gli "occidentalisti" si guardano bene dal sottolineare.

Le idee.
I valori.
L'impegno.

Un gazzettiere "occidentalista", uno fra i tanti che passate le glorie della sifilide securitaria e di quella democrazia da esportazione per la quale non ci sarà mai sufficiente disprezzo,stanno cercando di uscire dalla sentina da loro stessi costruita, così ritraeva il 14 novembre 2010 il blocco dei micropolitici imbrancati nel primo partito "occidentalista" della penisola italiana:

"Una turba di mezze calzette, di villan rifatti, di incompetenti, di procacciatori: [...] una schiera compiacente e zelante, pronta ad ogni servilismo per il proprio personale interesse".

Riescono abitualmente a farsi schifo perfino a vicenda. Ed è probabile che così sia sempre stato, in un contesto camuffato e tenuto a bada da prebende, successi di cartapesta, idiozie, menzogne ed una abituale e ricorrente criminalizzazione di ogni minimo dissenso.
Si affollino di nuovo, le risate di disprezzo.

lunedì 8 novembre 2010

La scuola delle armi...

quando ci rifanno le scritte


una notte non conforme




Come farsi ridicolizzare in tre righe: istruzioni per l'uso

Francesco Torselli, un "occidentalista" istituzionale con scranna in consiglio comunale a Firenze che non trova il proprio ruolo incompatibile con certe velleità ribellistiche degne del Papini dei tempi peggiori. Casaggì, precipuamente una sua creatura ed una sua invenzione, ospita su uno dei suoi blog uno scritto che abbiamo ogni ragione di attribuire alla sua infelicissima penna.

Produrre comunicati stampa e post a iosa non è sempre una grande idea. Ci può sempre essere qualcuno che prende qualche riga a caso e te la ritorce contro senza neanche doversi impegnare chissà quanto.

Centuria Alata è l'ultimo capolavoro in video e musica degli Aurora, gruppo di punta della musica alternativa vicina alla Giovane Italia. La nostra tradizione e la nostra identità è questa, alla faccia dei tanti squali affamati di carriera, dei tanti infami che tradiscono per diventare i portaborse di qualche imprenditore milionario, dei tanti nemici che non riescono a fermarci e dei tanti idioti che ci sognano morti e che puntualmente si svegliano sudati e rosicanti, perchè siamo ancora qui. La nostra politica è una barricata di idee, che non si cambiano perchè non hanno tempo e non hanno scadenze, che bramano di futuri di plastica o di presunte sintesi che non sono altro che ipocriti mezzi per non ammettere almeno a sè stessi che la giovinezza o è ribelle o non è. Avanti, per assaltare questi morti viventi. Nei prossimi mesi non avrete pace, bastardi!

Quanto sopra è sicuramente frutto di una certa quantità di buon vino o di una certa quantità -sicuramente superiore- di malafede.
Si notino i neretti, non presenti nell'originale, sui quali si appuntano le confutazioni che seguono.
1) Uno del piddielle che accusa chissà chi di essere diventato portaborse di un imprenditore milionario. Spettacoloso ed incommentabile.
2) Quest'affermazione viene da uno che è letteralmente fuori di casa da mesi e non ha ancora interiorizzato il fatto, prevediblissimo, che sarebbe stato spedito nel più celebre e frequentato dei luoghi sei nanosecondi dopo aver esaurito il proprio ruolo di procacciatore di voti. Ruolo peraltro assolto pessimamente, in un'ottica pidielliana, perché Francesco Torselli, con quel Casaggì la cui mimesi di realtà di orientamento opposto capacissime di ben altri exploit (e lontanissime dal perseguire tornaconti elettorali) rivela la natura satanica dell'ideologia che lo sostiene, ha operato "pro domo sua", pestando chissà quanti piedi. La propensione di quella marmaglia alla delazione è nota, e ci possiamo aggiungere tranquillamente anche quella alla vendetta trasversale che nella fattispecie prende la forma di taglio viveri con fine repentina della sede in via Maruffi. Un paio di anni fa, lo stesso Torselli ebbe a rendicontare per intero su un suo sito le pedestri vicende di affitti e quattrini che sovrintendevano a tutta la baracca, ignorando la spietata puntigliosità del sottoscritto e la sua discreta memoria.
3) Le idee che non hanno tempo eccetera eccetera? Qui è sufficiente un richiamo alla stroncatura fatta a suo tempo da Miguel Gullermo Martinez Ball, al quale bastò un'occhiata ai materiali prodotti da Casaggì per esprimersi in proposito in maniera chiarissima e perentoria. ("Casaggi di Firenze, l'ipocrisia antagonista": http://kelebek.splinder.com/post/22680148/casaggi-di-fi...nista). A proposito di coerenza, in queste ore un esponente governativo è andato a Baghdad a pietire benevolenza per Tareq Aziz...
4) Il "giovane ribelle" ha passato i trent'anni da un pezzo ed è assiduo frequentatore di concerti mainstream. Il sito del Comune di Firenze riporta peraltro una serie di queruli comunicati stampa in cui Torselli si lamenta per le lattine di birra vendute in occasione di uno di questi concerti. Nella nostra esperienza non abbiamo mai incontrato alcun giovane, tantomeno alcun "giovane ribelle", che esprimesse perplessità di questo genere. Neppure in privato: figuriamoci in un pubblico consesso.
Speriamo che il piddì con la elle, ennesima macchinazione del Nemico, finisca di collassare alla svelta. E che il collasso restituisca ad elementi di questo genere il loro ruolo di consumatori di fettuccine.

venerdì 22 ottobre 2010

venerdì 15 ottobre 2010

Salviamo il trentaquattresimo!


Tutto a buon fine, in Cile, con il salvataggio dei mineros rimasti intrappolati a San José? Sembrerebbe, fortunatamente, di sì. Vi è però una vicenda che è rimasta taciuta dai media di tutto il mondo, e in un modo che ritengo assolutamente inspiegabile. Pare infatti che i minatori rimasti intrappolati a 600 metri di profondità non fossero trentatré, bensì trentaquattro.

Il trentaquattresimo, il cui nome è stato praticamente cancellato dall'elenco ufficiale, è un instancabile lavoratore chiamato Aquilles Tótaros; instancabile sì, ma nel divorare le poche provviste che i suoi sfortunati compagni erano riusciti a racimolare nel tenebroso rifugio sotterraneo dove sono rimasti per 69 giorni. Avessero dato il via a Aquilles Tótaros, le provviste non sarebbero bastate nemmeno per 69 secondi. Ma vediamo di capirne di più su questa misteriosa vicenda.

Aquilles Tótaros, esponente del Pueblo de la Libertad e di Acción Jóvenes, proviene dalla città di Escandichos, nel nord del Cile, ed era noto fino ad ora più che altro per un curioso episodio di cui fu protagonista. Rimasto troppo a lungo studente universitario senza conseguire la laurea presso la prestigiosa università di Copiapó, suo padre, stanco dell'andazzo, un bel giorno gli fece trovare in camera una bellissima e nuovissima tuta da minatore, con tanto di casco con la lampadina e gli disse in dialetto cileno settentrionale:

"Y ahora, madre de Dios, basta con este retardo...! Estoy cansado de pagarte los impuestos universitarios...! Ahora si quieres continuar, tienes que trabajar, pelandrón! A la mina, si no te ce espedisco a calcios en el culón...! "

Detto fatto; e a Aquilles toccò scendere per guadagnarsi il pane, generalmente dileggiato dai suoi compagni che lo chiamavano "El gordo de Escandichos".

Una volta accaduta la disgrazia dalla quale i minatori sono stati felicemente salvati, al caposquadra (l'oramai celebre Luis Urzúa) è stata dagli altri rivolta la domanda: "Y de éste, que ne hacemos?..." L'intenzione palese era quello di lasciarlo là sotto; ma Urzúa si è opposto fortemente con parole che meritano di essere riportate:

"Que no! Tenemos que hacerlo sortir de aqui anco a él, si no si se apoya a la pared de la mina hace crollar también las otras minas en el rayo de trecientos quilómetros!"
Naturalmente, nutrendo qualche ragionevole sospetto, Luis Urzúa ha saggiamente deciso di farlo salire per ultimo, prevedendo quel che poi è davvero successo e che le tv di tutto il mondo stanno pietosamente e imbarazzatamente nascondendo: Aquilles Tótaros è rimasto incastrato dentro la capsula Fénix. Immaginate un po' se lo avessero fatto salire prima degli altri: quelli che venivano dopo, sarebbero rimasti là sotto senza possibilità di uscita.

Nella foto: Aquilles Tótaros incastrato ancora dentro la capsula. Si noti l'espressione del tecnico a sinistra, Francisco Torsellos, che preferisce voltarsi dall'altra parte; quello a destra, Denis Verdiños, sembra voler fare qualcosa ma in realtà sta prendendo le misure della capsula per rivenderla al miglior offerente con Tótaros ancora dentro.

Un sogno che nessuno vede

Piombo rosso per Achille Totaro?

Achille Totaro è grasso.
Ah, è anche di Scandicci.
Fuori dalla compiacenza autoreferenziale del circuito politicante e mediatico, non abbiamo mai incontrato nessuno che gli ascrivesse altre caratteristiche, positive o negative che fossero.
In virtù delle alte doti e competenze su riassunte, Achille scalda sia una scranna nella camera alta dello stato che occupa la penisola italiana sia, contemporaneamente, un seggio come consigliere comunale nel borgo fiorentino di origine. I lettori che vivono in realtà meno sovvertite non se ne stupiscano: le istituzioni dello stato che occupa la penisola italiana hanno il potere taumaturgico di conferire il dono dell'ubiquità a coloro che muovono anche solo i primi passi nel cursus honorum che parte dalle municipalità più remote e finisce con l'affidare a gente come questa la responsabilità politica di una guerra di aggressione.
Il 14 ottobre 2010, Achille Totaro ha mandato a dire alle gazzette di aver ricevuto nientemeno che una mail minatoria.
"Povero fascista verà anche la tua ora con una P38 non ci sarai più. Vattene non ti vogliamo vai a lavorare in fabbrica". Il tutto a firma "Piombo Rosso".
Essendo grasso, essendo di Scandicci e soprattutto potendo permettersi di dare alla faccenda l'importanza che essa merita nel virtuoso agone del dialogo politico "occidentale", Achille ha statuito trattarsi di una "minaccia anonima" e come tale l'ha riferita alle gazzette.
Chiunque abbia un minimo di cognizione di causa sa benissimo che il cosiddetto "anonimato" in internet è una condizione pressoché utopica: le rimostranze di Achille fanno più che altro pensare che i massimi esponenti dell'elettorato passivo, nello stato che occupa la penisola italiana, siano tanto malmessi anche dal punto di vista informatico da non essere in grado di destreggiarsi nemmeno tra gli header di una e-mail.
Il registro linguistico utilizzato da "Piombo Rosso" pare fatto apposta per stimolare gli starnazzi del gazzettame "occidentalista", il che incoraggerebbe supposizioni anche più pesanti circa l'origine del messaggio, stante anche l'assoluta mancanza di concretizzazione di tante minacce espresse in questo modo usate da anni ed anni ad esclusivo beneficio del gazzettame e della visibilità mediatica del soggetto interessato. Una cosa interessante è, se mai, l'esortazione ad "andare a lavorare in fabbrica". Achille Totaro ha, su Facebook, un'autoschedatura addirittura doppia. La seconda si è resa necessaria quando il suo primo account ha superato i cinquemila "amici": il che è un indice di quanto pressante, estenuante ed impegnativa sia la vita di un politico del suo livello e soprattutto della sua retribuzione. Sempre per il rapporto tutt'altro che lineare che le reti informatiche hanno con la realtà concreta, non possiamo escludere che ad occuparsi concretamente dell'account a lui omonimo non sia qualcun altro, anche più di una persona: comunque, ecco quali sono le preoccupazioni quotidiane e concrete di coloro che concorrono al sedicente "governo del fare".
Un altro dato interessante è costituito dal dominio omonimo, achilletotaro.it.
A questo dominio fa capo un sito che riporta nel dettaglio dichiarazioni e comunicati stampa, oltre ad un curriculum di Achille Totaro nel quale spicca la totale assenza di ogni riferimento ad un'attività lavorativa, così come mancano riferimenti a titoli accademici che Totaro non ha conseguito, permanenza universitaria plurilustre nonostante.
Cosa ancora più interessante, riporta anche una statistica liberamente consultabile, di cui si riporta qui la screenshot.


L'immagine è stata presa alle 12.30 del 15 ottobre.
Denunciare minacce anonime è fruttato ad Achille Totaro una cinquantina di visite in totale, in un'utenza potenziale che oscillerebbe tra i venti e i ventitré milioni di soggetti. Questo significa che se il Libro dei Ceffi riesce a mobilitare nel migliore dei casi lo 0,0025% dell'utenza peninsulare, il sito che rendiconta nei dettagli il modo in cui Achille Totaro trascorre le giornate è arrivato ad interessarne lo 0,000025%.
Se invece dell'utenza stimata per internet andiamo a considerare il numero degli iscritti alle liste elettorali nello stato che occupa la penisola italiana, che nel 2009 erano 50342153, le percentuali diventano ancora più ingenerose.



Ora, uno dei foglietti ufficiali dell'"occidentalismo" fiorentino dedica alla vicenda una mezza paginata in cui alle dichiarazioni di Totaro fa seguito la solita serie di attestazioni autoreferenziali di solidarietà: su quello che succede in questi casi infierì a suo tempo Miguel Martinez. Nell'articolo spicca per la sua assenza un dettaglio che avrebbe invece dovuto essere presentato per primo: chi riceve comunicazioni dal contenuto minaccioso, di solito, avverte prima i gendarmi anziché i gazzettieri.
Allo stesso modo, chi teme seriamente per la propria incolumità di solito non sovraespone mediaticamente ogni sua faccenda: l'esatto contrario del comportamento normalmente tenuto da costui.
E' ampiamente probabile, per tutti i motivi che siamo andati esponendo, che "Piombo Rosso", chiunque sia -o, più probabilmente, non sia- non costituisca in alcun modo una minaccia per Achille Totaro.
Non stranamente l'episodio è uno tra i tanti consimili che vanno verificandosi da quando il maggior partito "occidentalista" d'Europa, stante l'assoluta inutilità di un'azione politica basata in modo pressoché esclusivo sul creare allarmi sociali a comando per poi accanirsi sui capri espiatori di turno e sull'ottenimento dell'impunità assoluta per i suoi vertici, è quasi imploso dando la stura ad una lotta a coltello tra medi calibri, mezze cartucce, lacché e valletti di vario ordine e stipendio che l'ha scosso e frammentato dal vertice alla miserabile base. Ed arriva dopo che i già scarsi tentativi di recuperare credibilità a mezzo di visibilità mediatica in una città che dell'esecutivo in carica non vuole proprio saperne, sono andati disastrosamente.
Sul primo ci esprimemmo a suo tempo; la riuscita di una cosa del genere può essere oggetto di speranza solo per chi possieda una nulla conoscenza del territorio e del contesto sociale in cui vorrebbe svolgere un ruolo di primo piano.
Ci occupammo anche del secondo, che secondo stime ottimistiche riuscì a coinvolgere circa sessanta persone.
Un quinto degli iscritti fiorentini al "partito" cui Totaro appartiene, valutati in circa trecento dalle stesse fonti di "partito".
Lo 0,0002% dell'elettorato fiorentino.