mercoledì 30 giugno 2010

Gaudio! Giubilo! Trypudio! Il Donzelli si è RIPRODOTTO!

pampalea non conforme:

Udite udite! Finalmente il matrimonio tradizzzionale del nostro beneamato & neopisano Giovanni Donzelli, celebrato alcun tempo fa in quel di Pennadomo (luogo poco dopo colpito -seppur di striscio- da un rovinoso terremoto, che come approvazione divina gli è un bel dire...!) ha dato il suo primo frutto (e si spera anche unico). L'orrore Il bel bambino che si vede nella foto è infatti il primogenito dei genitali del Donze, o almeno così gli hanno fatto credere; gli è stato imposto il significativo nome di Pier Foibo Maria Benito Franco De Larochejacquelein Codreano, ma per volere della santa coppia che lo ha messo al mondo verrà chiamato semplicemente Piersilvio.

Ai neogenitori celtici e non conformi vanno tutti i più sentiti auguri da parte della gatta Pampalea, di Sussi e Biribissi e di tutti i fan del Neopisano ribelle e pluridiplomato. L'appuntamento pel battesimo, da tenersi rigorosamente in modo tradizionale per immersione in acqua marmata, è per il tardo pomeriggio del prossimo 19 gennajo presso la cappella del Sacrario Militare di Redopolje (abusivamente chiamato "Redipuglia") alla presenza di un picchetto di reduci repubblichini con lo striscione della rosticceria-piadineria futurista "Da Gualtiero" (promotrice dell'iniziativa), allorquando Pier Foibo Donzelli verrà nojosamen giojosamente accolto nella comunità Cristiana Controrivoluzionaria al canto di Le donne non ci vogliono più bene, e festeggiato con un ranci(d)o collettivo a base di gallette stantìe, risotto alla Predappio e mozzarelle blé di squisita fabbricazione teutonica. Nel contempo, presso Casaggì si terrà una messa di ringraziamento seguita da un concerto degli Zerozeroalfa (che, per l'occasione, eseguiranno il loro ultimo successo Il Donze ha dato un figlio alla Patria).

Resta ovviamente da immaginare una cosa elementare per l'avvenuta nascita del pargolo: il Donzelli che tromba. Ma, per questo, lasciamo tutto all'immaginazione assai perversa di ognuno. D'accordo che si tratta pur sempre del Donzello Ingallato, ma immaginarsi lui che ingalla....insomma, qui più che futurismo si tratta proprio di fantascienza!

lunedì 28 giugno 2010

Qualche domanda di una gatta a proposito di un sedicente "centro sociale di destra"


In Romagna, un "centro sociale" è un posto con il biliardo, gli anziani che giocano a carte e la televisione accesa sul Gran Premio di Monza, tifo indiavolato per la Feràri e bicchieroni di sangiovese. In diversi altri posti, invece, un "centro sociale" è un posto qualsiasi (una scuola dismessa, uno stabile vuoto) generalmente occupato e dove si esplicano le attività e le militanze della sinistra antagonista. C'è poi in questa città, in una via intitolata a un frate bruciato un altro centro autoproclamatosi "sociale", che ultimamente mi ha un po' incuriosita anche per un divertente clone che è stato fatto del suo sito-blog e per alcuni articoli critici letti su vari altri blog (ad esempio questo). Poiché, in quanto gatta (e pure nera) sono curiosa per natura, ho deciso -visto che va molto di moda- di rivolgere qualche domanda a codesto "centro sociale di destra", lontana però sia dalla critica aprioristica, sia dalla pur divertente e irriverente goliardata. Si tratta ovviamente di domande retoriche, che non presuppongono una risposta obbligatoria; inoltre, contrariamente alla prassi, non sono neppure dieci.

Parto da un presupposto assolutamente necessario: se "Casaggì" (così si chiama tale entità) ha scelto di denominarsi "centro sociale", la specificazione "di destra" è superflua. Nella Romagna testè nominata, nessuno si è mai sognato di specificare "Centro Sociale per il gioco del Tressette e per il Tifo Ferrarista". Sull'insegna (se c'è) di nessun centro sociale antagonista sta scritto "Centro Sociale di Sinistra". Un Centro Sociale è un Centro Sociale e basta. È un centro dove si svolgono, o si dice di svolgere, attività sociali. La specificazione "di destra" è quindi, di per sé, l'ammissione di volersi rifare a modelli ed esperienze estranee alla propria storia e alla propria cultura. È la fatale attrazione che su una certa "destra" continua ad esercitare l'Avversario, la Controparte. Detto questo, la gatta Pampalea parte con le sue domandine.

1) In che cosa esattamente si esplica la "socialità" di Casaggì? Tenendo conto del presupposto, e di una denominazione ben precisa, non riesco a vedere in "Casaggì" niente che possa definirsi una militanza rivolta "al basso", capillare, che ponga e sviluppi tematiche di autentica utilità sociale. A differenza dei centri sociali antagonisti, "Casaggì" è in realtà l'emanazione delle componenti più o meno giovanili di alcune formazioni politiche che così, evidentemente, hanno cercato di "far presa" tra i giovani di una città storicamente a loro piuttosto ostile. Ciò ha generato sia un'ambiguità di fondo, sia un impasse difficilmente superabile: il proclamato ribellismo, la non conformità eccetera eccetera si scontrano con l'appartenenza a forze politiche tutt'altro che "ribelli" o "non conformi". Nei centri sociali antagonisti, le forze politiche istituzionali, anche di "sinistra" o presunta tale, sono viste comunque come parte di un sistema da combattere; nel "centro sociale di destra", al momento buono si invita a votare per Berlusconi. Da molti questa è considerata come una purissima operazione di marketing. Peraltro non ben riuscita. Una socialità autentica non è imbrattare i muri di tutta la città col proprio "logo", con croci celtiche e con chilometri di manifesti. Questo è soltanto far felici i venditori di bombolette spray ed alcune tipografie. Il problema è che, al di fuori di questo, la popolazione di questa città altro non percepisce di "Casaggì".

2) Perché "Casa"? Il termine "Casa" è assai frequente tra le formazioni associative di certa destra: si pensi ad esempio a "Casapound". C'è un problema grosso, però: un centro sociale non è una "casa". Ne è l'esatta antitesi. Una casa rimanda a qualcosa di familiare, di interno, di rinchiuso; il centro "sociale", invece, per definizione dovrebbe essere collettivo, aperto, rivolto all'esterno. Scegliere la denominazione "casa" per un "centro sociale" è una contraddizione in termini. O si è "casa", o si è "centro sociale". Ora, si dà il caso che la sede di "Casaggì" sia proprio una casa in piena regola: un palazzotto in un'angusta via di un quartiere borghese, con qualche bandiera a penzoloni da una finestra. Per il resto, invece che "Casaggì" potrebbe essere tranquillamente (e, probabilmente, prima lo era) casa Pinzauti, casa Francalanci o casa Torselli. Si confronti tutto ciò con l'aspetto, con l'ubicazione e con la disposizione topografica di un CPA, di un Next Emerson, di un K100. In quella stradina dedicata al frate bruciato tutto è in ordine: neanche una scritta sul muro (quelle, casomai, le fanno su tutti gli altri muri della città; ivi comprese quelle, stupidissime e poi cancellate, sulla facciata del vicino consolato Cinese. Si immagini la considerazione che un'istituzione della Repubblica Popolare Cinese deve avere di due ragazzotti che nottetempo vanno a scrivere "Cina stupida" su un muro, pensando magari d'aver fatto chissà quale prodezza). Tutto tranquillo. Tutti, giustappunto, chiusi in casa. D'altronde, dove dovrebbero starsene all'esterno? La scelta di quella strada, per un sedicente "centro sociale", è assolutamente disgraziata. Non ci passa nessuno. Non c'è un posto dove stare fuori. Non c'è un parcheggio nemmeno a cercarlo per due ore. Se qualcuno volesse fare, in quella strada, un chiassoso ed allegro assembramento futurista, non-conforme, ribelle ecc., non ce ne sarebbe proprio il posto fisico a meno di non debordare sul viale Don Minzoni e provocare un ingorgo Ovonda-style. La scelta di quel posto, quindi, denota in realtà la natura assolutamente non sociale di quel luogo (una casa più o meno grande dove riunirsi, un luogo chiuso in una strada angusta, un quartiere inadatto). La denominazione di "centro sociale" è quindi, detto in parole povere, uno scimmiottamento goffo, irreale e menzognero di ben altre realtà. Fosse stato soltanto "Casa" (-ggì, Casa Codreanu, Casa Ciok, quello che si vuole) non ci sarebbe stato niente da dire; così è una presa per il culo agli altri e, forse, anche a se stessi e a chi si avvicina a quel luogo.

3) Come intende "Casaggì" giustificare le proprie continue ambiguità? Alcune sono state messe perfettamente in luce da articoli come questo o quest'altro? Qui non si parla di "ideologie" più o meno vaghe, si parla di gravissime e pesantissime contraddizioni. "Casaggì" passa con la massima indifferenza dall'eroico martirio di Saddam Hussein al filosionismo più pedestre. Dalla "Palestina una, libera e indipendente" ai gazebo con le bandiere israeliane. Dal "ribellismo" al sostegno incondizionato ed agli appelli di voto per John Cocks il Palloniere. Il bello è che il sito-blog di "Casaggì" si definisce "rivista web identitaria"; ma, in definitiva, dove sta la loro "identità"? Non si è, e non si può essere "centro sociale" trastullandosi tra finti "ribellismi" e l'obbedienza al sor padrone che paga l'affitto della Casa. Alla fin fine, questa cosa è un boomerang. La gente, ed anche chi magari simpatizzerebbe per te, si accorge che non sono altro che giochetti privi di costrutto e di sincerità; ed allora nascono i cloni a presa di culo. Cominci ad essere oggetto di barzellette, e non di considerazione politica anche da parte degli avversari. Cominci ad essere un buffo circolino di amiconi e ragazzotte che una volta all'anno, in febbraio, fanno una giratina nel quartiere fiaccole alla mano, stile Madonna di Lourdes. E, così facendo, non solo non sei affatto un "centro sociale", ma rischi anche di non essere più nemmeno una "casa". Diventi solo un blob di slogan, di muri impiastricciati e di contorsionismi che ti lasciano annodato.

Bene, in fondo le domande erano soltanto tre. Forse ce ne sarebbero molte altre, ma la cosa diventerebbe troppo lunga. Ai "Casaggini" raccomanderei però, da vecchia gatta in campana, una cosa molto semplice: quella di provare a fare un'estrema chiarezza in se stessi, ed a porsi in reale contrapposizione critica anche e soprattutto con la loro parte. Così si fa nei centri sociali, quelli veri. Non si può essere contro il sistema a parole, e poi esserci invece legati a doppio filo e dentro fino al collo. Ma, forse, a questo modo non avrebbero più chi paga loro il palazzotto. Non avrebbero più un posto dove stare, sarebbero senza Casa e toccherebbe loro occupare un capannone. Capannoneggì.

domenica 27 giugno 2010

Generazzzioooone ggggioooovani, anzi no ....Italia


Firenze, 24 giugno 2010.
Una giornata relativamente intensa per pallonieri e pallonerie varie, a livello locale e a livello globale.
A livello locale il pallone travestito si è concretizzato in una sola "partita" in cui non è scorso sangue. Cosa molto mal accetta dai capogreppia "occidentalisti" che non hanno mancato di ciarlare a qualche gazzettiere accomodante, che su "Il Giornale della Toscana" del giorno dopo ha statuito il fallimento della manifestazione, la colpa del sindaco, eccetera eccetera. De hoc satis.
A livello globale, undici esemplari selezionati tra i migliori degli allevamenti pallonistici della penisola italiana sono stati esclusi da una gara di pallonate importantissima che si svolge nella Repubblica Sudafricana, cosa di cui c'importa, se possibile, ancora meno.
Questi gli eventi della giornata specifica.
Più in generale, il 24 giugno di ogni anno si tiene anche uno spettacolo di fuochi artificiali; i fuochi artificiali solitamente vanno d'accordo tra di loro quel tanto che basta da non dover aspettare una sera d'estate per regolare a pugni, morsi e testate le loro faccende, per cui i fuochi artificiali, a Firenze, si tengono con cadenza molto più regolare e con molti meno contrattempi rispetto a quanto non succeda per le "partite" del pallone travestito.
Con l'occasione i due terzi buoni degli abitanti del centro e dell'immediata periferia si riversano sui lungarni; la zona più affollata comprende San Niccolò ed il lungarno dirimpetto, visto che i fuochi d'artificio vengono lanciati da Piazzale Michelangiolo. Per qualche ora, detta zona si riempie non soltanto di chioschi di vario genere, ma anche di gendarmi -ne abbiamo visti controllare chissà che a gente seduta su coperte ed asciugamani sul greto del fiume- e di volantinatori e propagandisti delle cause più astruse; di solito non mancano visionari ed utopisti più o meno a tassametro, né una certa comunità terapeutica che chiede perentoria "firme contro la droga" registrando chiunque non firmi all'istante sul libro nero dei fans della morte per overdose.
In questa particolare occasione, qualcuno ha volantinato la zona con la pubblicità della sezione fiorentina di una neonata "Generazione [omissis]".
A sentire questo qualcuno, si dovrebbe "dimenticare la vecchia politica" e "fare largo ad una nuova generazione".
Una nuova generazione di cosa, verrebbe da chiedersi: di scaldatori di poltrone? Di buoni a nulla? Di frequentatori di prostitute? Di appassionati di pallone? Di forcaioli da bar sport? Di zeri spaccati? Di "universitari" con quindici bolli sul libretto? Di obesi?
L'iniziativa di "generazione[omissis]" è di parte "occidentalista", dunque i dubbi di cui sopra sono tutti legittimi, in considerazione dei curricola sciorinati dai massimi rappresentanti dell'"occidentalismo" fiorentino. La politica giovanile "occidentalista" di qualche anno fa si segnalava per iniziative concrete e costruttive quali le serate in discoteca con Sandro Bondi, guarda caso in uno dei locali che a giugno 2009 sono stati chiusi dalla gendarmeria perché intrisi di cocaina.
Se fosse questa la vecchia politica da dimenticare potremmo anche essere d'accordo. Solo che il motivo per dimenticarla è, con ogni evidenza, che gli organizzatori delle seratine bondiane stanno già occupando una o più poltrone mentre dietro di loro ci sono le nuove leve che sgomitano.
Il retro del volantino è un appello assolutamente incolore ad un volontarismo da barzelletta. Se non si sapesse da che pulpiti arrivano certe prediche ci sarebbe più da ridere che non da provare il più sdegnato dei disprezzi. Quelli di "Generazione[omissis]" si identificano nientemeno che nel piddì con la elle, ovverosia in quella formazione "politica" che più di tutte le altre ha contribuito a creare quello stato di immobilismo sociale, di rifiuto del confronto, di individualismo assoluto, di rampantismo fine a se stesso e di sensazione di decadenza che questi mangiatori di maccheroni dicono di voler combattere.
Il panorama politico dello stato che occupa la penisola italiana, scrivevamo tempo fa, è arrivato a tali vette di repellenza insulsa da contemplare perfino, come in questo caso, l'esistenza di organizzazioni dedite ad un ossimorico antagonismo filogovernativo.
Ma non basta.
La "nuova generazione" cui si dovrebbe far posto si sta segnalando, e non da oggi, per un conformismo a tutta prova, per omologazione dei consumi e per una crescente e colpevole incultura. Pare che in alcune scuole superiori della città di Prato (quella di cui gli "occidentalisti" stanno riscoprendo le radici cristiane) esistano classi in cui l'ammissione all'anno successivo è affare che riguarda una minoranza di iscritti.
Perfettamente coerente con i principi inferi dell'"occidentalismo" e con i rovinosi tempi in atto, "Generazione[omissis]" invita perentoriamente a dare visibilità e credito a gente che è ragionevole supporre non sappia gestire con un minimo di cognizione di causa neppure la propria vita sessuale. L'invito ad autoschedarsi sul sito di autoschedatura di massa più in voga da qualche anno in qua completa l'inquadramento dell'iniziativa nell'alveo di quel conformismo d'accatto che tanto piace alla razzumaglia in cravatta.
Uno dei lati più agghiaccianti dell'autoschedatura di massa lo si nota quando un autoschedato muore o viene ucciso; per conoscerne vita ed affari gendarmi e gazzettieri non hanno più bisogno né di spie né di uscire dalla redazione. Un paio di clic, un nome e cognome e via, si sa anche che il defunto si dedicava ad attività connotate da una forte originalità e da una consapevolezza intellettuale a tutta prova, come l'apprezzare la nutella o Gigi d'Alessio o i pallonieri con le magliette viola o rosse o a strisce.
"Generazione[omissis]", dunque, ha anche la sfrontatezza di far finta di non rendersi conto che è essa stessa il male che dice di voler combattere. Attribuire buonafede a gente simile è ovviamente fuori discussione.
Non è questo, tuttavia, l'unico "problema" che "Generazione[omissis]" dovrà affrontare. Quello più grave è dato dal padrone vero del piddì con la elle, che ha fatto sapere chiaro e tondo di non tollerare correnti, fazioni, fondazioni e critiche di alcun genere, pena finire in pasto a qualcuno dei dobermann giornalai cui lo stesso individuo deve la propria fortuna e la propria assoluta impunità. Un'altra organizzazione di "giovani" del piddì con la elle fiorentino ha già emesso qualche giorno fa un comunicato in cui fulmina praticamente la scomunica contro un ex simpatizzante, reo di essere passato nella nuova struttura secondo un comportamento che un pastore paranoico non può che affibbiare ad un agnello traditore.

Prato (anzi, Prào): il Pdl sfrattato deve dire addio alla sede storica di An in piazza Mercatale

 

Da Notizie di Prato del 27 giugno 2010.
Scene di decadenza. Quando un partito è avvolto in molti contrasti ed in poche linee politiche rischia lo sfratto. Il Popolo della Libertà a Prato è arrivato a tanto in queste ore e non solo in senso figurato: i maggiorenti hanno ricevuto l’invito ad andarsene dalla storica sede di piazza Mercatale da parte del proprietario per l’impossibilità attuale del partito di continuare a corrispondere regolarmente la quota d’affitto. [...] Piazza Mercatale [...] fin dalla prima stipula del contratto nel lontano 1995 è stata la casa di Alleanza Nazionale dalla stagione post-Fiuggi fino alla confluenza nel Pdl nel 2008, l’anno in cui ha cominciato ad accogliere ufficialmente le riunioni degli organi di partito e degli eletti della nuova formazione. Gli accordi ai piani alti parlavano chiaro dopotutto, in tutta Italia le sedi del Popolo della Libertà sarebbero state quelle di Alleanza Nazionale pagate mediante l’apposita fondazione messa su da uomini vicini a Gianfranco Fini che ha in custodia il patrimonio immobiliare. Nel primo anno e mezzo è andata così anche a Prato, ma col grande bisticcio fra il presidente della Camera e Berlusconi il Pdl ha inaugurato la stagione delle ritorsioni e per quanto riguarda le sedi questa si è tradotta nella cessazione del pagamento dei contratti di affitto garantiti dalla fondazione di Alleanza Nazionale. Le reazioni degli attivisti di lungo corso a questo abbandono forzato sono quasi affrante [...] Al di là della nota sentimentale il cambio di sede non dovrebbe essere un problema per un partito, se almeno ci fosse il trasloco verso una nuova sede. Invece, il Pdl è destinato per un po’ di tempo a restare in mezzo ad una strada, afflitto dalla sue divisioni anche nella scelta futura di un luogo per le riunioni, con una situazione in via di peggioramento se Bettazzi dovesse dar seguito alle intenzioni confidate in queste ore di voler affittare in centro una nuova sede soltanto per la componente degli ex An. Mentre, per la nuova sede del Pdl regna il rimbalzo delle responsabilità fra chi ritiene la materia di competenza esclusiva del coordinamento provinciale, quindi da sbrigare dal duo Mazzoni-Bernocchi e quelli che rimandano ogni decisione al via libera dei vertici regionali. Per il momento manca lo spirito unitario anche nell’elaborazione del “lutto”, da stamane infatti dalla finestra della sede di piazza Mercatale fa capolino una vecchia bandiera di Alleanza Nazionale accompagnata da un vistoso drappo nero, quasi a ricordare che da quelle parti gli ex forzisti sono stati tollerati al massimo come ospiti graditi.

Di esami di stato, di foibe e di nazionalismo d'accatto

Maccaruna 'e Napule (fonte: fxcuisine.com). Nonostante i cento e più anni trascorsi l'immagine è quella che a tutt'oggi meglio descrive la retorica "nazionalista" costruita per lo stato che occupa la penisola italiana; un nazionalismo costruito sulle "fettuccine Alfredo" non ha, probabilmente alcun eguale al mondo.
Chi volesse attualizzare l'immagine potrebbe aggiungervi riferimenti ad altri fondamentali "valori occidentali" nel frattempo affermatisi, quali l'utilizzo di stupefacenti, la frequentazione di prostitute, il pallonaio televisivo e non, la pornografia, l'incultura percepita e presentata come motivo di vanto...

Il sistema scolastico in essere nello stato che occupa la penisola italiana prevede, alla conclusione di un ciclo di istruzione secondaria, un esame cui è rimasto l'irritante nome di "maturità", correzioni leguleie nonostante.
Financo nella denominazione, l'esame incombente è di solito motivo per sottoporre le scolaresche a tirate pseudopedagogiche e pseudovaloriali che indicano nel comportamento ossequioso verso il potere politico ed economico e tutti i loro rappresentanti, fino ai più infimi, l'unico atteggiamento socialmente accettato ed accettabile sotto pena di marginalizzazione, stigmatizzazione, dropping out immediato e privo di rimedio.
Niente su cui ridire: in un "Occidente" in cui gli unici comportamenti non demonizzati sono quelli di consumo, il cui incoraggiamento è in ogni sede proporzionale alla loro irresponsabilità, il valore adattivo di certe direttive è indiscutibile.
In scuoline, scuolette, Prestigiosi e Selettivi Istituti, famiglie ed altri luoghi deputati alla socializzazione organizzativa, con "maturità" si intende sostanzialmente la supina accettazione dello stato di cose presente e dei "valori" dominanti, con particolare riguardo a quelli graditi ad un potere politico per il quale la riduzione a suddito di qualunque individuo non si riconosca in comportamenti di consumo arrivati da decenni all'ossessione e al vomito è una priorità irrinunciabile.
Con premesse di questo tipo, è ovvio che i casi di immaturità conclamata si susseguano fino ad età poco compatibili con la giovinezza e che il più delle volte si concretizzino in comportamenti economici distruttivi o irresponsabili, rendendo la "maturità" di cui sopra, nella sua residua accezione di "adozione di comportamenti responsabili e consapevoli", ancor più degna di irrisione sarcastica di quanto non lo sia di per sé.
Il problema è che la stessa adesione ai "valori" sostenuti dal potere sta diventando difficile. L'erosione continua del potere d'acquisto sta falciando ormai da decenni -ché non si tratta certo di una crisi passeggera- redditi ed ambizioni dei sudditi. Globalizzazione non significa soltanto che esistono zone di Mumbai dove si vive come a Milano, ma anche e soprattutto che esistono zone di Milano dove si vive come a Mumbai. Questo falcidiamento dei redditi e del potere d'acquisto va per giunta a colpire una generazione che in molti casi ha scientemente considerato formazione, preparazione e competenza come zavorre di cui liberarsi: lo stato che occupa la penisola italiana costituisce per più versi un caso unico al mondo ed uno dei motivi di questo sta nel fatto che il disprezzo per la competenza e per la cultura vi godono di un'approvazione sociale estesa, crescente e coltivata con ogni cura da un potere politico interessatissimo a mantenere con ogni mezzo un clima sociale che impedisca ai sudditi di chiedere conto a politici ed amministratori più o meno eletti del peggioramento sistematico delle condizioni di vita e dell'incredibile affastellarsi di promesse non mantenute.

Il potere politico, nello stato che occupa la penisola italiana, è da decenni espressione stessa del lobbysmo mediatico al punto che gli appartenenti all'uno e all'altro sono intercambiabili o, nel migliore dei casi, legati a doppio filo. Esistono cose in cui la classe politica non si riconosce affatto e che costituiscono un passato ingombrante, oggetto di alcuni ben finanziati tentativi di riscrittura demandati a professionisti o similprofessionisti della storiografia, incaricati di fornire pezze d'appoggio alla vulgata "occidentalista" da passare ai mass media del mainstream.
E' possibile identificare con facilità almeno due filoni in questo tipo di riscritture.
Il primo, di ambiente leghista e sedicente cattolico, punta da qualche lustro ad una profonda revisione del processo che nel XIX secolo portò all'unificazione territoriale della penisola. Le insorgenze antifrancesi ed antigiacobine, le "controrivoluzioni" in cui si vogliono riconoscere analogie a quanto avvenuto in Vandea, il brigantaggio, le monarchie e le repubbliche peninsulari sono oggetto di una riscoperta che copre tutto l'areale compreso tra il serissimo approfondimento accademico e, più spesso, la cialtronata buona per i mangiatori di radicchio della bassa trevigiana. Lo scopo neanche tanto recondito di simili approfondimenti sta nella costruzione di un "mito fondante" alternativo a quello che permea la divulgazione storica nello stato che occupa la penisola italiana, nella prospettiva di una sua completa sostituzione.
Il secondo filone, di ambiente destrorso e scrostato solo negli ultimi anni dai sottoscala cui era relegato da sei decenni almeno ed in cui vivacchiava producendo centoni memorialistici e aneddotici, è dedito ad un ancora più sterile coltivazione di miti piagnucolosi basati sulla presunzione d'innocenza del regime autoritario che per una ventina d'anni blindò le istituzioni dello stato che occupa la penisola italiana, ai tempi retto nientemeno che da una monarchia ereditaria.
Questo secondo filone è quello che più influenza al momento gli ambienti "culturali" ammessi al finanziamento statale e l'istruzione in genere, dovendo il primo contentarsi di qualche produzione cinematografica e di qualche tradizione inventata su misura, perché dagli stessi sottoscala arriva la classe "politica" che ha sciamato ovunque e che non dà alcun segno di rendersi conto dell'autoreferenzialità ebete e della somma cialtroneria di certe riscritture.

Per la "maturità" su disprezzata, chi di dovere ha partorito una serie di "tracce" tra cui, ci dicono, spicca uno Star Treck che non si sa bene cosa sia ma che si vuole abbia a che fare con certa "fantascienza".
E' normale che gli "occidentalisti" spingano la loro abituale protervia oltre i limiti della cecità. Tra essi "occidentalisti" è ancora diffusa l'ammirazione per uno grasso di Predappio che partendo dalla poltroncina di gazzettiere finì alla poltrona di primo ministro con il macchinone e la ganza, in questo corrispondendo alla grande agli ideali di fondo dell'"occidentalismo" contemporaneo che vedono nell'ostentazione di lussi grossolani, nel cacciarlo in corpo alle ragazzine e nell'ingrassare in modo debordante la piena realizzazione delle potenzialità umane. L'epilogo non fu dei migliori: dopo essere riuscito a cacciare la penisola italiana dentro un'evitabilissima tragedia mondiale, fu catturato mentre scappava con addosso una divisa straniera e fu appeso per i piedi, con il cranio sbriciolato a colpi di mitra, a finire di sgrondare il proprio sangue sul selciato di una piazza milanese.
Come gazzettiere prima e come primo ministro poi, quel romagnolo aveva scritto interi faldoni di idiozie giovanilistiche. Eppure, chissà chi non ha trovato di meglio che proporre agli esaminandi la trascrizione di un discorso, menzognero fin nelle virgole, in cui questo signore rivendicava la piena responsabilità "politica, morale, storica" del rapimento di un deputato avversario avvenuto nel 1924 e finito in omicidio essenzialmente grazie alla cialtroneria di chi l'aveva commesso, essendo l'autoritarismo peninsulare mediocre in tutto, anche nel delinquere, e come tale timoroso perfino del ricorso all'assassinio politico in un'epoca in cui esso rappresentava la prassi ordinaria ad ogni latitudine. Un assassinio politico che fu rivendicato e fatto proprio soltanto quando fu dissolto ogni pericolo di dover liberare -con le buone o con le cattive- un po' di poltrone e andare nel migliore dei casi a cercarsi un lavoro qualunque.
E' probabile che la cialtroneria di fondo che caratterizzò -assieme alla bassezza menzognera, all'incompetenza, all'invidia, ad un nazionalismo revanscista e sostanzialmente ridicolo prima e ancora che pericoloso- i vent'anni di autoritarismo che caratterizzarono la prima metà del XX secolo nella penisola italiana abbiano affascinato ambienti politici che in essa cialtroneria a tutt'oggi si riconoscono, così come si riconoscono negli altri demeriti della classe politica di quei tempi.

Il pezzo forte del"P000 - Esami di stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore" è però un "tema di argomento storico" di cui questa è la traccia:

Ai sensi della legge 30 marzo 2004, n. 92, “la Repubblica riconosce il 10 febbraio quale «Giorno del ricordo» al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.
Il candidato delinei la “complessa vicenda del confine orientale”, dal Patto (o Trattato) di Londra (1915) al Trattato di Osimo (1975), soffermandosi, in particolare, sugli eventi degli anni compresi fra il 1943 e il 1954.

"Ai sensi della legge". Facile, farci dell'ironia. Da un incipit come questo pare quasi che il senso della citata "legge" sia quello di imporre a chicchessia lo svolgimento di temi d'argomento storico (sotto pena di chissà quale sanzione) ma andiamo avanti.
La parte interessante della traccia sta nell'esplicita richiesta di centrare lo svolgimento sugli anni compresi tra il 1943 ed il 1954.
La "Giornata del ricordo" è stata oggetto di pesanti e motivate critiche fin dal momento della sua istituzione, centrate sulla miriade di punti deboli di quella che appare essere il risultato di un'operazione propagandistica da imporre ai sudditi più che quello di una ricerca storiografica accurata e motivante. In particolare, la natura propagandistica dell'iniziativa e della connessa "legge" emerge chiaramente perfino dalle righe che riportiamo, in cui si impone a chi svolge il tema una sostanziale scotomizzazione degli eventi di un determinato periodo storico, cosicché ne restino in ombra i presupposti.
Un rimanere in ombra dei presupposti che porta giocoforza acqua al mulino della revisione e della riabilitazione, portando a postulare la malvagità metafisica del Nemico e la bontà, altrettanto metafisica, di coloro che facevano capo allo stato che occupava -e che occupa- la penisola italiana.
L'operazione non ha portato, una volta di più, i frutti sperati, nonostante il battage ed i cospicui investimenti propagandistici che gli "occidentalisti" hanno compiuto sulla questione e che rappresentano il raggio di una ruota che in realtà ne conta numerosi altri, tutti tesi a rendere presentabile un "nazionalismo" ed un "orgoglio nazionale" che presentabili non sono, non saranno mai, e che sono da sempre oggetto di scoperto e giustificatissimo dileggio.
Secondo dati non sapremmo quanto attendibili, il tema delle foibe sarebbe stato scelto dallo 0,6% dei candidati. Circa tremila individui.
I motivi fondamentali di questa disaffezione possono essere rintracciati in molti settori, ma la spiegazione più probabile è anche la più semplice. La storia contemporanea viene, e da decenni, sistematicamente trascurata dall'insegnamento secondario, solitamente adducendo tra i motivi più correnti le poche ore di lezione disponibili in cui vanno stipati programmi pletorici.
Tra i micropolitici "occidentalisti" che spoltronano a Firenze ce ne sono molti che hanno avuto una "carriera" scolastica ed accademica di una lunghezza decisamente sproporzionata rispetto ai titoli conseguiti ed ai meriti riconosciuti; la familiarità con l'ambiente scolastico deve aver comunque messo qualcuno di costoro in condizione di piazzarvi i propri delatori. E si sa che la delazione, in un ambiente di totale ed infera sovversione come quello "occidentalista", viene considerata un comportamento virtuoso cui instradare i sudditi fin dalla prima adolescenza ed è dunque un'arma politica di ordinarissimo utilizzo, specie quando, come in questo caso, ci sono impianti propagandistici da difendere.
Proprio in una delazione andò ad incappare, all'inizio del 2010, una docente di scuola inferiore della fiorentina scuola media Botticelli che ha avuto il torto di rimettere al loro posto i commemoratori scotomizzati. Sostenere che la storia non comincia nel 1943 è un crimen laesae maiestatis perché rischia di restituire ai propagandisti il ruolo di pastapipos che, molto giustamente, li stigmatizza in qualunque realtà del pianeta diversa dalle redazioni del giornalame più servo.
Il punto è che nonostante gli interventi delatori e la visibilità mediatica assegnata alle istanze "occidentaliste" dal gazzettame, a spese di chiunque ne faccia notare la pochezza irritante ed i sottofondi menzogneri ed interessati, la "commemorazione" delle "vittime delle foibe" è ed è rimasta roba da conventicola.
Unico modo per consolarsi, addossare la colpa al temuto giudizio dei "professori rossi", come ha tentato di fare "Il Giornale della Toscana" del 23 giugno 2010, in una di quelle geremiadi per mentecatti per le quali quella gazzetta è giustamente famosa.

Uno sguardo sulla Firenze del Calcio Storico

Sembra che almeno per il 2010 la più che discutibile "tradizione" fiorentina del Calcio Storico -in questa sede definita pallone travestito e trattata con la scostanza e con la sostanziale disistima dovuta a palloni, pallonieri, pallonate e pallonerie di qualunque genere, specie e soprattutto costo- non andrà in scena.
O meglio, non andrà in scena nella sua completezza, perché stando ai comunicati stampa che si trovano in giro sembra che qualcosa siano riusciti ad accrocchiare lo stesso.
La colpa di tutto è, dicono gli "occidentalisti", del sindaco -e del sindaco in persona, stando al titolame gazzettaio- e di un regolamento che, heri dicebamus, in sostanza allontana dalle pallonate travestite gli ultraquarantenni, gli spacciatori, i trafficanti di armi e gli omicidi. Sembra che senza queste categorie mettere insieme quattro "squadre" in grado di pestarsi a sangue in una piazza sia diventato qualcosa d'impossibile.
Secondo gli "occidentalisti" politici, dunque, burocrazia, miopia e cattiveria pura e semplice avrebbero impedito il dispiegarsi glorioso del fior fiore della florentinitas.
Molto stranamente, stavolta il gazzettaio rende pessimi servizi a quell'"occidentalismo" che non perde occasione di riverire. Vediamo dunque una brevissima rassegna delle occasioni in cui, negli ultimi due anni, gli spirti magni discendenti dei Medici e dei Lorena, gli eroi di Siena e Semifonte hanno dimostrato amor patrio, orgoglio, altruismo, abnegazione e propensione al sacrificio disinteressato secondo i più schietti ideali cavallereschi.

Cercano di investirli e poi li bastonano, 14 giugno 2010.
Arrestato manager viola, 3 giugno 2010. Sul caso di Dimitri Rocchi.
Botte e avances a Mutu e signora ex calciante ancora nei guai, 7 maggio 2010. Daniele Taddei. Secondo arresto in due mesi.
Aggredì gli amici di Mutu e signora è lo stesso che aveva picchiato due ragazze, 7 maggio 2010. Approfondimento dell'articolo su citato.
Ragazze picchiate in discoteca preso ex calciante, 25 aprile 2010. Daniele Taddei.
Botte alle ragazze, preso ex calciante. 25 aprile 2010. Ancora sull'arresto di Daniele Taddei, per la nobile ed eroica motivazione indicata nel titolo.
Si barrica in casa col coltello urla, botte, bloccato dai carabinieri, 3 settembre 2009.
Accuse ai buttafuori - Violenza illegale, 23 giugno 2009.
"Vi ammazziamo", e giù sprangate, 5 maggio 2009.
Rissa, condanne a 42 calcianti, 13 febbraio 2009.
Guadagnolo denuncia una aggressione in casa, 11 febbraio 2009. "...L'ex calciante, 48 anni, precedenti per tentato omicidio, lesioni, traffico di stupefacenti...".

Questi sono soltanto alcuni tra gli scritti degli ultimi due anni, riportati da una sola delle gazzette locali. Una ricerca accurata e metodica ne svelerebbe chissà quanti altri, e si tratta soltanto di quello che arriva ad attirare l'attenzione dei gazzettieri.
Cercando ancora, troviamo il caso di uno cui, oltre al possesso di stupefacenti a fine di spaccio, fu contestata "...anche la detenzione illegale di munizioni da guerra perché nel salotto di casa aveva una cinquantina di cartucce calibro 7,62" (un "ricordo del servizio militare" alquanto ingombrante, in tutti i sensi), e casi ancora più sordidi, dai tentati omicidi alle violenze carnali, che indicano un utilizzo abituale della violenza fisica come segno di un'ordinaria tendenza alla prevaricazione ed all'arbitrio, sotto le cui insegne si dipanano intere esistenze.
Un esempio tra i molti possibili, Due chili di cocaina alla settimana la piazzavano buttafuori e calcianti, 19 dicembre 2006.

Droga, armi e prevaricazione, conditi con uno stile relazionale abitualmente impostato alla violenza indiscriminata.
La difesa "occidentalista" del calcio storico e dei suoi protagonisti non va certo considerata incoerente. Si stanno difendendo i migliori esempi di completa adesione ai "valori" della "civiltà occidentale" che la città di Firenze sia attualmente in grado di produrre!

sabato 12 giugno 2010

Si rihole i'carcio storiho ! E gli'è corpa d'ì sindaho Renzi !

 
 
Firenze, giugno 2010. Una formazione politica giovanile che si picca di aver mietuto chissà quali trionfi come rappresentante dell'"occidentalismo" più attivo ha diffuso un comunicato in difesa del Calcio Storico Fiorentino. Una tradizione inventata sul cui conto abbiamo espresso pesantissima disistima ed altrettanto pesanti riserve, difesa a spada tratta dagli "occidentalisti" del consiglio comunale, e -per quanto è dato sapere- soltanto da loro.
Nello scritto che segue si confutano riga per riga le argomentazioni del comunicato.

Proviamo ad immaginare cosa succederebbe a Siena se venisse cancellato il Palio. Firenze sta subendo esattamente questo. Forse il nostro Calcio in Costume non sarà partecipato come il Palio dai Senesi, ma è pur sempre la nostra tradizione e l'incuranza delle ultime amministrazioni comunali sta scrivendo la parola "fine" su questo gioco tutto fiorentino.

Il fatto che il libanese Ali Hassoun abbia ricevuto l'incarico di dipingere il palio per la carriera del 2 luglio 2010 è stato sufficiente ad uno degli "occidentalisti" più consapevoli del proprio ruolo -e dunque più involuti, più bassi, più impresentabili- per trovare da ridire anche sulla "tradizionale" manifestazione senese; non abbiamo difficoltà a pensare che i suoi epigoni vedrebbero volentieri, solo per questo motivo, la sospensione della "tradizione" presuntamente violata.
La parola "fine" al pallone travestito -ché sarebbe anche ora- non l'ha certo messa l'incuranza delle "ultime amministrazioni comunali", ma il fatto che le scene di bassa e demenziale macelleria che caratterizzano nella sua interezza la vita del palloniere travestito medio (esiste una vasta pubblicistica in proposito) hanno imposto di restringere la partecipazione alla manifestazione ad individui in grado di poter dimostrare di non aver mai ammazzato nessuno e di non aver trafficato in armi e droga.

E' vero, esistono dei problemi e senza un percorso comune tra Palazzo Vecchio, Questura e Colori il Calcio Storico è destinato a chiudere. Ma davvero il Comune vuole intraprendere questo percorso? Matteo Renzi è stato eletto sindaco un anno fa, ma il Presidente del Calcio Storico è stato nominato solo a marzo di quest'anno, quando forse il tempo per arrivare ad un accordo sul regolamento non c'era già più.

Pare che un regolamento esista e che sia piuttosto esplicito su chi può fare il palloniere travestito e chi no.
Da marzo a giugno ci sono tre mesi: un tempo che sarebbe sufficiente per pianificare un'offensiva militare è risultato insufficente per mettere d'accordo quattro aggregati di pallonieri; un altro particolare eloquente.
Il fatto che per una giornata di folklore siano necessari il coinvolgimento e la presenza in forze della gendarmeria non sembra strano a nessuno? Difficile, con queste premesse, esprimersi a sfavore dell'Ashura -spesso occasione per scontri di piazza- accampando l'appartenenza ad una sedicente "civiltà superiore"; eppure gli "occidentalisti" non perdono battuta, quando c'è da denigrare la Repubblica Islamica dell'Iran...!
I sudditi dello stato che occupa la penisola italiana, e segnatamente quelli che si riconoscono nelle istanze, nella propaganda, nelle televisioni, nei cialtroni e nelle corpivendole che rappresentano la quintessenza dell'"occidentalismo" al suo vertice, sono a tal punto incapaci di autolimitarsi da dover essere costantemente tenuti a bada da gente armata ogni volta che alzano il grugno dalla ciotola dei maccheroni per uscire di casa una mezza giornata?


I calcianti sono accusati di essere intransigenti e di ricattate l'amministrazione non accettando alcuna proposta di accordo. Ma tra Comune e Questura, accusare i calcianti non è forse la via più facile per giustificare il mancato accordo?

Abbiamo motivo di credere che l'amministrazione comunale non abbia alcun problema nei confronti del pallone travestito, e la gendarmeria neppure; il regolamento del pallone travestito è tanto chiaro quanto semplicissimo da rispettare: per andare a fare le pallonate nel pallonaio provvisorio di piazza Santa Croce è sufficiente non aver mai ammazzato nessuno e non aver trafficato in armi e droga.

In realtà quello che dicono i calcianti è semplice: noi andiamo in campo per una rievocazione storica e per far divertire fiorentini e turisti praticando un gioco che, da sempre, ottempera anche qualche schiaffone, perchè dovremmo rischiare di prenderci delle denunce per un gioco? Denunce che si proiettano poi nella vita di tutti i giorni? Denunce che portano a spese e processi? Denunce che impediscono di lavorare?

"Ottemperare qualche schiaffone". Curiosa espressione. Forse si intende "contemplare qualche schiaffone". Il problema è che le pallonate travestite non contemplano qualche schiaffone: hanno contemplato e contemplano a tutt'oggi episodi di violenza efferata, in quella che a tutti gli effetti si configura come una continuazione pubblica e pubblicamente finanziata degli scambi di cortesie con cui i pallonieri travestiti sono soliti regolare durante il resto dell'anno qualunque affare, precedenza, questione, problema o -soprattutto- capriccio li riguardi. I casi che hanno riguardato Dimitri Rocchi e Daniele Taddei -due galantuomini con lo hobby dei pestaggi femminili- sono soltanto gli ultimi episodi finiti sul gazzettaio di quella che si configura come una lunga serie.
Rivelatore è che i pallonieri travestiti lamentino la possiblità di essere denunciati per le violenze commesse durante il pallonaggio travestito; per chi non lo sapesse, il pallonaio provvisorio viene allestito in piazza Santa Croce, che è un ambiente parecchio centrale, occhiutamente controllato anche in circostanze normali; la loro pretesa di una momentanea extraterritorialità del pallonaio provvisorio pecca di scarso realismo, e va anche contro la bambinesca, irritante e mestruale propaganda "occidentalista" in favore di telecamere, sbirri, sbarre, giridivite, tolleranzezzèro e via dicendo. A meno che, com'è ovvio e naturalissimo sospettare, gli "occidentalisti" abbiano esattamente quell'idea di "legalità" in cui il privilegio prende il posto del diritto che noi sosteniamo esplicitamente che abbiano.
Delle due l'una: o la si fa finita di ciarlare di legalitarismo d'accatto, o la si fa finita di invocare eccezioni.


Occorre un regolamento che tuteli anche questo aspetto. Nessuno vuole Piazza Santa Croce trasformata in un Far West, questo è quello che dicono coloro che hanno interesse a giustificare la cancellazione del Calcio Storico.

Traduzione: i pallonieri del pallonaio travestito vogliono potersi squartare a vicenda senza destare l'interesse della gendarmeria, faruèste o non faruèste. Va sottolineato una volta di più che i "problemi" con le masnade pallonesche -i cosiddetti "colori"- sono iniziati come per magia immediatamente dopo l'adozione di un regolamento vòlto a ridurre al minimo indispensabile la licenza e la possibilità di ridursi reciprocamente in frattaglie.

I calcianti non sono nè animali, nè delinquenti. Sono persone che, al pari di molti di noi, amano questo gioco e questa tradizione, ma che, proprio perché sono ragazzi normalissimi, per un gioco non hanno intenzione di rovinarsi la vita.

Nessuno chiede ai pallonieri travestiti di rovinare la vita a se stessi o a qualcun altro; gli viene più che altro richiesto di avere meno di quarant'anni, di non aver mai ammazzato nessuno e di non aver trafficato in armi e droga. Il fatto che simili condizioni siano tanto difficili da rispettare getta, lo ripetiamo, una luce rivelatrice sia sul baraccone del pallone travestito che sui suoi numi tutelari che agiscono sotto le bandierine dell'"occidentalismo" politico.

Quando capiremo questo, forse riavremo il vero Calcio Storico. Viva Fiorenza!

Non c'è nulla da capire. C'è da mettersi belli calmini e da smetterla di rendersi ridicoli affastellando menzogne da un anno all'altro. Se non è chiedere troppo, come abbiamo ottimo motivo di ritenere.

lunedì 7 giugno 2010

Di Casa Pound Firenze, di Tommaso Villa e di scritte che constatano l'ovvio

Dicono che Casa Pound, il franchising di magliette nere, cappellini e cd mediocri che sta avendo un minimo di fortuna tra gli adolescenti ed i giovani (il "Blocco Studentesco" ad esso collegato ha preso a Firenze la bellezza di 44 (quarantaquattro) voti sugli oltre cinquantacinquemila aventi diritto, nell'ozioso rinnovo della ininfluente "consulta nazionale degli studenti" universitari) abbia aperto una boutique con mescita anche a Firenze, a quattro passi precipitosi dalla principale sede della gendarmeria.
Pensando alla sovrapposizione che esiste tra i clienti di Casa Pound e l'"occidentalismo" politico -solo nello stato che occupa la penisola italiana la "politica" è ridotta ad un teatrino talmente immondo da riuscire a schierare perfino un "antagonismo filogovernativo"- è probabile che il detto pallonieristico ACAB vada corretto, nel loro caso, in AACAB, Almost All Cops Are Bastards, dal momento che in più di un caso gli stessi gendarmi hanno impedito ai clienti di Casa Pound di scoprire troppo in dettaglio le implicazioni, solitamente dolorose, di quel "nel dubbio mena" che sta a metà tra il refrain canzonettistico e lo slogan da maglietta.
Un nel dubbio mena che oltretutto, a Firenze, deve affrontare l'agguerrita e radicata concorrenza di indiscussi esperti del settore, riuniti nella conventicola del cosiddetto "calcio storico", che nei campi dell'aggressione gratuita (ultimamente pare vada di moda fracassare le ossa alle donne) e della prevaricazione abietta sono in grado di dare lezione a chiunque.
Stando alla gazzetteria, un sabato di inizio giugno un centinaio di attivisti politici fiorentini avrebbe manifestato contro la poco gradita intrapresa del franchising su descritto, non omettendo anche di esprimersi in modo piuttosto chiaro sul conto del piddì con la elle con scritte e volantini in cui l'identificazione del personale e dei clienti della boutique con mescita Casa Pound con l'attivismo politico del piddì con la elle viene data praticamente per scontata.
Vale la pena di precisare che, sempre secondo il gazzettame, al momento dei fatti nella boutique non c'era nessuno. Strano modo d'intendere la coerenza, per dei sedicenti insonni del futurismo che si rivelano così poco insonni e così poco numerosi da essere incapaci di rispettare perfino un orario d'apertura decente, ma lasciamo stare.
Nel corso della giornata qualcuno ha anche attaccato volantini e fatto scritte in viale Lavagnini, sulla vetrina di una sede del piddì con la elle secondo ogni evidenza chiusa e sprangata anch'essa. L'attività politica "occidentalista", evidentemente, ferve solo se c'è vicino un gazzettiere amico, altrimenti al buongoverno ci pensa il signor Zuckerberg, come avremo modo di approfondire.


Un Tommaso Villa qualunque, assente al momento di fare gli onori di casa, è infatti sbucato fuori all'istante per il gazzettaio dei giorni successivi, con un querulo comunicato stampa (riprendiamo la versione da Nove di Firenze, dal cui sito proviene anche la foto) in cui ha la consueta sfrontatezza di lagnarsi del "clima di odio molto spesso cercato e voluto dai soliti personaggi della sinistra estrema".
Questo pone un problema.
O si postula l'esistenza del Male metafisico, come fanno gli "occidentalisti", e dunque si ascrive ad una statuita e gratuita velleità distruttiva il perché di certi comportamenti, oppure si deve ammettere che certe azioni sono l'effetto di una qualche causa.
Ed i comunicati stampa di cui strabocca l'apposito ufficio del Consiglio Comunale fiorentino fanno pensare che qyeste cause siano rintracciabili, e siano rintracciabili anche abbastanza facilmente.
Il fancazzismo, l'incompetenza da bambini viziati e l'assertività irritante da quindicenne con le mestruazioni che nel vocabolario politico "occidentalista" prendono gli strani nomi di "dedizione", "competenza" o "merito" hanno riempito il Consiglio di individui incapaci di laurearsi perfino in quindici anni e di scoperti ammiratori di Codreanu, cui la tecnologia disponibile deve aver fatto concludere di poter allagare i pubblici consessi con ogni asserzione venga loro in mente senza che nessuno vada mai a render loro conto di alcunché.
Invece ci sono delle cose che non si devono fare, per esempio asserire nelle pubbliche assemblee che chicchessia sta tentando di avvelenare l'acquedotto o tacciarlo gratuitamente di prostituta e di tossicodipendente. Se il farlo diventa ordinaria amministrazione, ed anzi si costruiscono intere carriere politiche su una visibilità mediatica costruita esclusivamente su asserzioni di questo tipo, si deve mettere in conto che la cosa scateni anche qualche malumore ed avere il buon gusto di limitare il proprio vittimismo, nel caso di reazioni un po' scomposte, al minimo indispensabile a tutelare le apparenze.
Anche perché la pratica politica "occidentalista" è proprio fatta di apparenze, per non dire di menzogne abituali.

La questione nella sua essenza, pare di capire, resta l'asserito "fascismo" del piddì con la elle.
A partire dalla sua costituzione il piddì con la elle ha imbarcato di tutto, ivi comprese le frange più estreme dell'"occidentalismo" giovanile o presunto tale, i cui "leader" hanno evitato con l'embedding in una formazione politica pletorica di agonizzare per chissà quanto in un ambiente di cui le forze politiche parlamentari hanno saccheggiato senza alcun ritegno l'intero patrimonio ideologico, con particolare riguardo per le sue istanze più impresentabili e per le sue pratiche più vili, a cominciare dalla delazione, materia con cui la gioventù "occidentalista" comincia a familiarizzzare fin dalla prima adolescenza.
Le righe che seguono vanno a tratteggiare, in base alle informazioni disponibili, uno dei protagonisti-tipo di questo embedding. Abbiamo motivo di credere che non si tratti affatto di un caso isolato.


Renato Montagnolo proviene dalla ricristianizzata città di Prato e mena vanto di essere "consigliere circoscrizione ovest" sul sistema di autoschedatura mondiale cui gli "occidentalisti" stanno delegando in massa l'elenco degli affari loro, pubblici o privati che siano.
Che oltre al signor Zuckerberg possa esserci anche qualcun altro capace di utilizzare in modo per loro deleterio tutto quello che mettono in piazza è un'eventualità che questi signori non prendono minimamente in considerazione.
L'autoschedatura di Renato Montagnolo mostra un poster o volantino elettorale in cui i simboli del piddì con la elle si sovrappongono ad una schiera di bandiere prodotte -e soprattutto vendute, al pari di molti altri gadget- dalla boutique Casa Pound.
Dal dossier autocompilato -veramente geniale, questo Zuckerberg; non c'è SAVAK che non dovrebbe fargli un monumento- veniamo a sapere che Renato Montagnolo ha diciannove anni e frequenta l'ultimo anno di un istituto tecnico industriale. Abbiamo però motivo di credere che il dossier sia rimasto intonso per circa un anno, visti certi scambi di "opinioni" fermi al 2009, quindi su come attualmente Renato Montagnolo passi le sue giornate non abbiamo alcuna informazione.
Il sospetto è che si avvii, come innumerevoli casi sovrapponibili al suo, a percorrere un iter "formativo" di durata indefinita all'interno di qualche università, destinato ad essere interrotto a seguito della conquista di qualche scranna sufficientemente remunerativa.
A Prato viene edito anche un quotidiano on line chiamato Notizie di Prato. Curiosamente, nel gennaio 2010 un Renato Montagnolo vi riportava commenti di questo tenore:

Renato Montagnolo Says:
gennaio 13th, 2010 at 20:44

Viva l’italia antifascista liberale democratica.
Cioè l’italia che negli ultimi 63 anni si è venduta alla finanza internazionale, ha ridotto il proprio popolo in una massa di schiavi del capitalismo mondiale, ha preso parte al bel “gioco” della globalizzazione, gioco che ha portato alla distruzione della nostra identità.
Viva l’italia dei banchieri e dei mafiosi.

Voi tenetevi la vostra italia.
Noi, i FASCISTI del TERZO MILLENNIO, lottiamo ogni giorno per costruire un’ITALIA diversa, per costruire una comunità che corre e lotta, che non sta a guardare, che non si piange addosso.
Noi, i FASCISTI del TERZO MILLENNIO, stiamo con il popolo e con gli studenti.SEMPRE.

p.s. la nostra azione fine a sé stessa? vi state contraddicendo visto che è due giorni che se ne parla, visto che, anche solo guardando Facebook, si può notare come gli studenti si siano schierati.Non vi dico neanche con chi si sono schierati, voi pensate a parlare, noi stiamo in prima linea accanto a chi ha bisogno.

Un ottimo esempio di quell'"antagonismo filogovernativo" che additavamo, nell'incipit, allo scherno di chi legge.
Sul fatto che l'accostamento tra piddì con la elle e fascismo sia indebito, concretezza alla mano, è lecito esprimere più di un dubbio.
Sul fatto che l'"occidentalismo" peninsulare, e quello fiorentino in particolare, siano costituiti pressoché per intero da scaldapoltrone sistematicamente dediti alla presa in giro, invece, di dubbi non è lecito averne alcuno.

domenica 6 giugno 2010

Firenze. Casaggì e la nettezza urbana


Una foto scattata in via Erbosa il 5 giugno 2010.
Il cassonetto, molto appropriatamente, è uno di quelli destinati alla raccolta dei rifiuti non differenziati.

sabato 5 giugno 2010

Una poesia identitaria e assolutamente non conforme per i camerati di Casaclown


Questo splendido sonetto trovato sul sito vivamafarka.com esprime i contenuti e le idee del nuovo covo fascista in città. La metrica è incerta, ma le commoventi rime baciate e le assonanze ricercate dimostrano che la sensibilità dell’autore non si limita all’impegno nel sociale ma si estende alla lirica e alla poesia. Ancora un’emozione regalata dai nostri ggggioooovini amici camerati dopo quella sulla cinghiamattanza, GRAZIE!

Nella città gigliata
una nuova tartaruga è nata,
uscita da una scatola,
un idea voluta
da una coppia affiatata.
Terra di Dante
che l’italiano hai inventato
oggi hai avuto
il tuo primato,
ora siamo qua
nessuno ci fermerà.
L’antifa non ci fa paura
noi cominciamo questa avventura,
di Pavolini e delle Brigate Nere siamo i continuatori,
ci sentiamo
come franchi tiratori.
O battaglion toscano
che con un ghigno
sbeffeggi la morte
non hai paura
quale sia la tua sorte,
orgoglioso di gridare
che onore e fedeltà
sono ideali che nessuno fermerà.
Non temiamo il confronto.
destra e sinistra sono facce di bronzo,
pronti a dialogare
con chi vuole il mutuo sociale.
Noi non siamo la destra terminale
noi puntiamo sul sociale,
per questo noi fascisti del terzo millenio
ribadiamo l’idea
dell’estremocentroalto.
Forse non si è capito
ma Casa Pound
rimarrà nel mito,
per il duce e per il mondo intero
vogliamo l’Impero.

P.s
 I'Torse vorrebbe iscriversi ad un corso di poesia, c'è per caso la possibilità di conoscere il camerata autore di questa opera d'arte?

venerdì 4 giugno 2010

Firenze. L'estate di Casaggì, di Giovane [omissis] e dell'"occidentalismo" politicante tra abiezione e malafede

 Alcune riflessioni di un cittadino non conforme:
 
Comincia anche a Firenze l'estate del 2010 e basta scorrere una sola giornata di gazzette per ritrovare confermato il basso concetto in cui ogni essere pensante dovrebbe farsi un piacere di tenere l'"occidentalismo" in generale e quello fiorentino in particolare.
Abbiamo descritto più volte l'ipocrisia essenziale di Casaggì, evidenziabile con una mera lettura neppure troppo accurata dei materiali da essa stessa prodotti. Ha avuto modo di occuparsene, con efficace stringatezza, anche Kelebek.
Giovane [omissis] invece, praticamente neonata, dovrebbe essere l'organizzazione giovanile unitaria dell'"occidentalista" piddì con la elle. Il compito di Giovane [omissis] si annuncia piuttosto arduo perché lo e pluribus unum comporta di solito una diminuzione del numero di poltrone scaldabili, con facilmente immaginabili scambi di dispettini e piccinerie di corridoio tra micropolitici giovanili in costante fuga dall'atroce prospettiva di una più o meno lunga serie di visite all'ufficio di collocamento.

Repetita iuvant, dunque ripetiamo.
Casaggì non è altro che il ritrovo pressappoco giovanile (la dirigenza giovanile "occidentalista" di solito ha giovinezze di prodigiosa lunghezza, spesso oltre la quarantina d'anni, così come di prodigiosa lunghezza è la permanenza universitaria di molti "occidentalisti" in carriera) in cui, a Firenze, si ritrovano i pilastri umani su cui si reggono i tagli scolastici della Gelmini, la TAV, i grandi ed inutili lavori, la CIA che fa quel che diavolo le pare, le notti in discoteca di Ignazio Benito Maria La Russa, le mimetiche da operetta di Ignazio Benito Maria La Russa, le passeggiatine in Afghanistan di Ignazio Benito Maria La Russa, l'atteggiamento da paninaro di San Babila di Ignazio Benito Maria La Russa, i comportamenti da pariolino di Ignazio Benito Maria La Russa, l'aggressione all'Iraq, la pretesa-barzelletta del disarmo di Hizbollah, il controllo unificato di mezzi d'informazione che fanno in blocco rimpiangere l'obiettività e la concretezza della Pravda, i campi di concentramento travestiti da CIE, l'appoggio incondizionato a furbacchioni travestiti da imprenditori ed azionisti, gli scudi fiscali per i furbacchioni travestiti da furbacchioni, i rastrellamenti da SS nel distretto tessile pratese, le pacche sulle spalle tra sionisti veccchi e nuovi mentre a Gaza si muore sotto il fosforo, i terremoti-passerella, le carceri infernali, gli sciali miliardari per le festicciole tra potenti, la militarizzazione della vita sociale, il clima artefatto e demenziale di terrore quotidiano, la gigantesca fogna di favori sessuali ed elettorali che costituisce per intero l'arena politica, ed i gendarmi che prendono a calci i ragazzini sotto l'occhio compiaciuto della spazzatura umana che impesta le redazioni amiche.
Sull'attività di Giovane [omissis] non si hanno informazioni tali da non poterla tranquillamente includere nella stessa risma.

Tanto basti, a mo' di presentazione di certi pulpiti e di certi predicatori a beneficio di quanti non abbiano ancora avuto modo di trovarsi edotti a riguardo.

Dopo una decina d'anni, l'amministrazione comunale fiorentina ha finalmente deciso di tornare ad utilizzare per gli spettacoli estivi una sorta di cavea-anfiteatro nell'immenso parco delle Cascine.
Del complesso fa parte anche un prato piuttosto vasto, che nelle notti d'estate è punteggiato di una varia umanità in cerca di fresco, alcolici a modesta gradazione e tetraidrocannabinolo da strada, in preparazioni di pessima qualità il cui passaggio di mano -autentico segreto di Pulcinella- è seguito con viva curiosità da gendarmi di quattro o cinque corpi differenti, come attesta la vox populi e come parrebbero confermare le sei denunce per "possesso di hashish" vantate da un certo Bonifazi. La cosa è, entro una certa misura, sorprendente per portata in quanto la stessa vox populi, da anni, va sostenendo la progressiva scomparsa dei derivati della canapa dal commercio di piazza, sistematicamente rimpiazzati da derivati dell'erythroxylon coca in grado di garantire una maggiore redditività agli imprenditori del settore, praticamente a parità di rischio.
Nel viale delle Cascine prossimo a questo anfiteatro è avvenuto un incidente mortale. Responsabile, dicono e scrivono, un quarantenne che aveva fumato e bevuto. Velocissimo, Francesco Torselli, un ammiratore dell'antisemita Codreanu in quota piddì con la elle, ha statuito il tutto essere colpa dell'anfiteatro riaperto da ventiquattro ore, e ne ha attribuita la responsabilità alla giunta comunale con un interessantissimo comunicato stampa.
Interessantissimo perché, insieme ad un altro dello stesso tipo che ha fatto cofirmare ad uno scatarzo qualsiasi nel maldestro tentativo di dare visibilità ad una fallimentare conventicola di partito, costituisce un esempio di malafede ipocrita di ordinaria mediocrità.
Leggendo nel dettaglio i comunicati stampa, i giovani "occidentalisti" lamentano la promozione di un'area a sentir loro priva di regole a scapito dei vessatissimi gestori dei locali del centro storico della città. La pratica politica "occidentalista" consiste essenzialmente nella sovversione sistematica del reale, condotta oltretutto con una approssimazione ed una cialtroneria pari almeno alla malafede che viene profusa in ogni iniziativa. Su quale "legalità" e quali comportamenti costruttivi imperino nei locali del centro di Firenze esistono testimonianze degne di fede di cui consigliamo un'attenta lettura. In secondo luogo, appartenenti alla principale formazione politica "occidentalista" hanno tenuto fitte iniziative elettorali in locali ingloriosamente finiti nel tritatutto di un'inchiesta per spaccio di cocaina che ha portato ad oltre trenta arresti.
Non uno, trenta.
Mica male, come "legalità".
Abbiamo avuto modo di ricordare più volte quanto successo nel giugno 2009, e di infierire scopertamente sulla questione, perché l'infingardaggine e la malafede "occidentalista" nell'affrontare la vicenda hanno superato ogni limite.

Del continuo superamento di ogni limite, con particolare riguardo a quelli della decenza, abbiamo avuto prova anche alla fine del maggio 2010 quando l'"occidentalismo" fiorentino ha fatto quadrato per difendere la "tradizione" del Calcio Storico (o del pallone travestito, come lo si definisce con esplicito disprezzo in questa sede), i cui "incontri" si sono rivelati impossibili da giocare -o da combattere, verrebbe da dire- per i nobili motivi che abbiamo analizzato nel dettaglio.
Abbiamo in particolare sottolineato la quotidiana abiezione che caratterizza ordinariamente il comportamento degli individui verso cui gli "occidentalisti" mostrano tanta comprensione.
Il 2 giugno un certo Dimitri Rocchi, ex palloniere travestito e lavorante per una roba di pallone con il viola come colore di scuderia, è stato arrestato con l'accusa di avere, tra l'altro, preso a calci una donna fino a romperle un femore. A quarantadue anni compiuti. Con lui, dicono su una gazzetta, ci sarebbe stato quel Daniele Taddei che ha collezionato il terzo episodio del genere in meno di due mesi. Palloniere travestito anche lui.
Dietro un consumismo insultante presentato come elitario, l'"occidentalismo" fiorentino tutela anche e soprattutto gli interessi più abietti che una perfetta adesione ai "valori" della civiltà contemporanea sia in grado di generare.

L'inizio dell'estate ha visto anche la fine di un giardino pubblico che per molti anni ha funzionato come mercatino multietnico.
Il canaio "occidentalista" ha festeggiato, rimpiangendo i soldi spesi per l'iniziativa (in complesso, e secondo cifre tutte da verificare vista la loro provenienza, si tratterebbe al massimo di un millesimo, speso in dieci anni, di quel che costa Un solo anno di partecipazione all'occupazione dell'Afghanistan); un'altra "occidentalista", quella Bianca Maria Giocoli il cui tratto più positivo è rappresentato da un'ottima conosapevolezza dei propri limiti, ha dato aria alla bocca chiedendo querula come al solito "chi risarcirà i cittadini che per nove anni sono stati privati di quello spazio".
La nostra memoria va ben oltre i nove anni di tale "privazione", perché ricordiamo benissimo di quando l'area che ha ospitato il mercatino era costituita da un giardino buio e pullulante di siringhe usate, in cui per interi decenni è avvenuto un nutrito smercio di oppiacei senza che nessuno trovasse da ridire.
Probabile ci sia anche scappato il morto, e neanche uno soltanto.
E'indicativo anche il cianciare di "risarcimento", vocabolo che connota comunque un passaggio di mano di somme di denaro, a conferma del fatto che gli "occidentalisti" hanno il denaro come unica misura dell'intero esistente e che conoscono il prezzo di ogni cosa ed il valore di nessuna.
Se le donne in generale e quelle "occidentaliste" in particolare che prendono parola nelle pubbliche assemblee sono tutte di questo livello, la salutare introduzione dello hijab ed una scoperta approvazione per una drastica riduzione della presenza femminile negli organi dotati di responsabilità di governo in favore di un rinfoltimento delle parti più riposte e discrete delle abitazioni dovrebbero essere presi in seria considerazione come ottime misure per aumentare la costruttività, la propositività e la razionalità di ogni pubblico consesso.

Il nome della Giovane [omissis] fa preciso riferimento ad un sedicente stato sovrano che occupa la maggior parte della penisola italiana e che, per precisa e deliberata scelta linguistica, si evita di nominare in questa sede ogni volta che sia possibile.

La casa: un diritto identitario e non conforme


Ecco ancora un altra immagine di quel degrado di cui tanto ci lamentiamo noi gggiooovani identitari e non conformi.

Pare che, in un quartiere famoso per la sua insihurezza, qualche camerata abbia fatto questa scritta qui, dato che il muro si trova proprio davanti ad alcune case abitate da migranti.
Noi non vogliamo essere razzisti, in fondo siamo solo gggiooovani e vogliamo urlare al mondo quello che i'Torse ci insegna dalla mattina alla sera insieme a i'Donze e agli altri anziani saggi.
E comunque noi non siamo razzisti, siamo identitari ! L'italia agli italiani e altri slogan, tuttavia, li rubiamo a quelli di Casaclown Casapound nel disperato tentativo di sembrare più ribelli, gggiovini e belli; ma inutilmente.
D'altra parte siamo rappresentati da gente come i nostri dirigenti locali, senza pensare a certi che, da minstri, si fanno addirittura pagare le case a loro insaputa.

mercoledì 2 giugno 2010

Trasloco identitario: puoi ancora salvarci. Dona il 5 per mille per spedirci in orbita !



Casaggì trasloca e si leva dai coglioni. Finalmente, dopo 5 anni di locazione nell’ormai storico covo fascista di via Maruffi, il nostro “centro sociale di merda” coglie l’occasione per estinguersi ed emigrare nello spazio: più grande, più adeguato, più vuoto per darci la possibilità di fare a cinghiate fra noi in santa pace.

L’obiettivo è quello di non farsi più vedere, passando da una sede ormai consacrata come covo di fasci, pottini e leccaculo, ad un luogo che possa diventare realmente il punto d’incontro di quelle avanguardie giovanili provenienti da altri pianeti, le quali abbiamo la voglia di rappresentare. ( uno su tutto il mitico E.T !) Un luogo nel quale sia possibile svolgere regolarmente e senza sotterfugi, senza nascondersi come topi, le attività che da sempre ci contraddistinguono, come i festini a luci rosse co ì'Donze o le innumerevoli gare di sputi.

Le Comunità sono tali in virtù dei soldi di cui dispongono le persone che le compongono. E’ evidente che quel legame va aldilà di quattro o cinquemila euro per iscriversi e prendere la tessera come fino ad ore e sebbene sia “nonconformemente” difficile lasciare le stanze nelle quali siamo cresciuti, coccolati dal Pdl e allietati dal busto di Mussolini, è assolutamente fantastico provare il brivido di una nuova avventura fatta di nuovi progetti e di nuove ambizioni., verso l'infinito e oltre. Serviva quel salto di qualità che da tempo sognavamo di fare, appunto, nel vuoto e nell'immensità dello spazio sconfinato e che in tutti questi anni era sempre rimasto indefinito: adesso siamo pronti !

Tra pochi giorni, una volta concluso il trasloco che avverrà grazie ai fondi recuperati con lo scudo fiscale( speriamo bene, non abbiamo ancora avuto il preventivo) , inizieremo i lavori nella nuova Casaggì, che pensiamo possa essere pronta alla grande inaugurazione su un pianeta a scelta del sistema solare per il mese di settembre 3010. Ogni aiuto, ogni consulenza ed ogni sostegno non saranno però graditi, per costruire assieme un sogno lo dobbiamo prima di tutto mettere assieme nel cassetto.

L’indirizzo della nuova sede sarà comunicato da ì'Torse, nella speranza che se lo ricordi. Fino alla comunicazione della nuova locazione, siamo reperibili in via Maruffi, dove da un pò di tempo siamo, anche se nessuno se ne è ancora accorto.

Avanti e più avanti ancora, verso l'infinito e oltre !

CASAGGì PER MILLE ANNI NELLO SPAZIO !

I giovani "occidentalisti" del piddì con la elle e la pirateria sionista. Coerenza, questa sconosciuta.

Dopo la bella impresa sionista del 31 maggio 2010 comunicati stampa e addirittura "presidi di solidarietà" da parte dei giovani del piddì con la elle hanno fatto la loro comparsa, sia pure timida, tra le notizie del mainstream.
Sembra che in una città dove si mangia riso giallo e dove si va per lavorare i giovani del piddì con la elle abbiano chiamato alla solidarietà nei confronti della Repubblica di Turchia. La stessa Repubblica che attende da vent'anni di essere ammessa nell'Unione Europea, che ad ogni campagna elettorale viene denigrata dagli "occidentalisti" proprio per la sua asserita "estraneità" all'Europa, ma molto più concretamente perché i timori che una forza lavoro molto più motivata, competente e preparata di quella peninsulare faccia giustamente strame dei buoni a nulla con la fronte bassa e il berretto all'incontrario che vegetano nelle periferie della penisola sono giustissimi e fondati.
Il piddì con la elle ha schierato fin dalla sua creazione un certo numero di individui dal passato (o anche dal presente) ingombrante, tirandoli letteralmente fuori dalle fogne di un estremismo di destra reso afasico -ed inutile- dal fatto che le formazioni "occidentaliste" hanno prima sdoganato e poi fatte proprie tutte le più deteriori istanze prodotte in sottoscala, pallonai, spogliatoi di palestra ed altre sentine in cui vanno a braccetto politicanza e piccoli favori. Questa gente ha fatto un po' di numero, ha abbaiato slogan a comando ed ha portato quel tanto di voti necessari a inchiavardarsi ad uno o più scranni; e nel "paese" dove si mangiano maccaruna c'a' pummarola, scurdàsse 'o passato è una pratica diffusa.

Tuttavia dovrebbero esserci dei limiti.

Chi scalda la poltrona che scalda grazie ai suffragi "occidentalisti", ignorando come e qualmente l'"occidentalismo" abbia costruito la propria fortuna elettorale sulla base di una propaganda forsennata e perentoria e sulla delegittimazione di qualunque istanza contraria ad essa -anche e soprattutto quelle dotate di un minimo di raziocinio- dovrebbe per lo meno avere il buon gusto di non far nuovamente proprie istanze gettate sdegnosamente alle ortiche da anni in nome di una presunta "presentabilità elettorale".

In altri termini, lo stato che occupa la penisola italiana è una realtà sociopolitica in cui il mainstream è costituito per intero da macchine da linciaggio, refrattarie alla realtà sempre di più per ogni giorno che passa.
I gazzettieri che traggono utili da questa situazione non si sono peritati, per lustri e lustri, di tacciare di terrorista anche chi si rendesse partecipe di uno scambio di gavettoni a fine anno scolastico, fornendo alla feccia obesa e mangiatrice di spaghetti che è uso definire "maggioranza silenziosa" il destro per scagnare in ogni sede in nome di una repressione talmente capillare e forsennata dall'aver disorientato in più di un caso la stessa gendarmeria, e per promuovere la blindatura di ogni aspetto dell'esistenza in nome di pericoli tanto inesistenti quanto asserviti al tornaconto di una "classe politica" perfettamente rappresentativa del suo elettorato di ingordi, viziati, piccini ed incompetenti.
Dopo l'innovativo esperimento di urbanistica radicale tentato a New York nel settembre 2001, il gazzettaio ha decretato una leva sionista obbligatoria tuttora in vigore. La questione palestinese è scomparsa dall'agenda dei partiti perché il semplice accostarvisi significava finire linciati da qualche giornalista, solitamente in preoccupante e repulsivo sovrappeso.
Chi scalda la poltrona che scalda grazie ai suffragi ottenuti dalla feccia obesa e mangiatrice di spaghetti di cui sopra (non ce ne vogliano i nostri ben più che ventiquattro lettori, non è colpa di chi scrive se nello stato che occupa la penisola italiana serpeggia un "nazionalismo" basato sulla Nutella e sulle fettuccine Alfredo, caso forse unico al mondo) faccia dunque tesoro dell'esempio di coerenza che riportiamo qui sotto. Perché è a propaganda come questa che deve per intero la propria fortuna politica, e sputare nel piatto da cui si è abbondantemente mangiato richiede come minimo un po' di discrezione.