giovedì 29 aprile 2010

Firenze: Azione Giovani cacciata da Piazza Ferrucci

Pensieri non conformi di comuni cittadini di Firenze:


Azione Giovani, come abbiamo avuto modo di constatare, è uno dei principali artefici fiorentini di quel degrado e di quell'insihurezza che poi ha anche la faccia di denunciare.
Azione Giovani agisce come braccio giovanile, mediaticamente oltremodo sovrarappresentato, della principale formazione politica "occidentalista", la cui disastrosa situazione a Firenze contrasta vistosamente con i risultati elettorali riportati in altri territori controllati dallo stato che occupa la penisola italiana.
A nostro avviso la situazione è dovuta essenzialmente alla palese incompetenza e all'obiettiva impresentabilità di istanze, candidati e propositi, come andremo per l'ennesima volta ad illustrare servendoci allo scopo del resoconto ospitato da "Il Giornale della Toscana" del 29 aprile 2010.
Abbiamo saputo a cose fatte che la giornata del 28 aprile prevedeva a Firenze due iniziative di presentazione libraria facenti più o meno capo all'"occidentalismo" di base.
La prima, ampiamente pubblicizzata e tenutasi al Teatro Puccini, riguardava un volume sulla storia delle iniziative sociali e politiche dell'estrema destra negli anni Settanta; cose che all'epoca valsero ai loro organizzatori la cacciata o la marginalizzazione da un ambiente dedito allora come oggi alla sistematica erezione e custodia di barriere tra sé e la vita concreta, al saccheggio delle idee altrui e all'adorazione di capi d'opera di incompetenza cialtrona (si veda l'affaire Fallaci, nei confronti del quale dileggio e disprezzo non saranno mai abbastanza) purché utilizzabili per una vile costruzione di consenso da trasformare in suffragi e quindi in denaro. Sarebbe interessante sapere in che modo l'"occidentalismo" di oggi, se possibile ancora più incolto e venale di quello che costituiva solo una delle molte correnti dell'estrema destra di quarant'anni fa, si intenderebbe riappropriarsi di istanze e idee additate per solito, ieri come oggi, ai propri dobermann da linciaggio mediatico.
La seconda, negletta e tenutasi in un bar amico probabilmente ad opera di una frangetta di esclusi dall'iniziativa di cui sopra (anche l'"occidentalismo" fiorentino, come quello peninsulare, ha nelle reciproche e sotterranee attestazioni di disistima e nei dispettini trasversali fra colleghi di truògolo uno dei propri punti essenziali) riguardava un volume di Andrea Pannocchia e Franco Tosolini su un'organizzazione clandestina la cui vicenda rappresenta una delle pagine più edificanti in merito alle intromissioni amriki nella politica dello stato che occupa la penisola italiana. Il fatto che molti degli apologeti di una simile organizzazione abbiano militato o espresso simpatia per un movimento che si è chiamato Alleanza Nazionale la dice lunga anche sul concetto di "nazionalismo" diffuso tra gli "occidentalisti" che infarciscono la politica dello stato che occupa la penisola italiana.
Il libro è pubblicato da una casa editrice vicentina specializzata più che altro in memorialistica bellica.
Il poco che ci è dato sapere su Andrea Pannocchia viene da una rapida ricerca su Google, che ci mostra quello che dovrebbe essere un pittoresco "occidentalista" accademico che si fregia, tra l'altro, della qualifica di giornalista.
Una qualifica su cui George Ivanovic Gurdjeff scrisse a suo tempo tutto quanto c'era da scrivere; i motivi per cambiare idea in proposito sono oggi, se possibile, ancora meno di quanti fossero quando quelle pagine furono pensate.
Sul sistema di autoschedatura di massa più in voga in questi anni è presente anche una puntigliosa lista di presentazioni dello stesso libro, avvenute nel corso del marzo e dell'aprile del 2010 in ambienti in grado di garantire il giusto livello di condiscendenza. Simpatico particolare, l'indirizzo e-mail di Andrea Pannocchia ivi reperibile inneggia nientemeno che al Giglio ed alla Croce.
Franco Tosolini dovrebbe invece essere un più oscuro laureato in scienze politiche con la passione per l'alpinismo, autore di una tesi di laurea su Gladio.
Il volume è prefato da Francesco Cossiga, attualmente senatore a vita ed ex presidente dello stato che occupa la penisola italiana, sul cui conto insistono biografie poco lusinghiere in rete da molti anni. All'inizio degli anni Novanta vi fu un periodo in cui i suoi comunicati stampa allagarono il mainstream. Le esternazioni, come furono chiamate, diventarono immediato oggetto di scherno sotto forma di campionamento in un brano di "musica" disco.
Il libro dovrebbe avere due aspetti essenziali. Il primo è quello dell'essere frutto di lavoro accademico. Il secondo, quello di essere utilizzabile a fini di autoglorificazione di parte.
In Azione Giovani pare la giovinezza, con particolare riferimento a quella degli "universitari", si estenda fino ai quarantasei anni compiuti; abbiamo ragione di credere che un periodo tanto lungo dedicato ad attività presuntamente formative riscuota comunque poca efficacia sui "meritocrati" che vi militano, non foss'altro che per le prove di palese incompetenza fornite anche l'altro ieri dagli attivisti di più antica data in campi in cui dovrebbero essere oltremodo versati.
E se questi sono i leader, figuriamoci la base.
Ci pare dunque poco realistico che l'interesse "occidentalista" per il libro e per la materia trattata riguardino le qualità del lavoro accademico compiuto.
Un utilizzo del testo ai fini di autoglorificazione di parte ci pare quindi alquanto più probabile, come finalità del ciclo delle presentazioni organizzate. Una di queste presentazioni, stando alla gazzetta "occidentalista" su menzionata, avrebbe incontrato nel quartiere 3 di Firenze Gavinana-Galluzzo, una contestazione ed un'opposizione vere, molto distanti dalle ributtanti masturbazioni telematiche cui il "governo" dello stato che occupa la penisola italiana vorrebbe ridurre ogni opposizione.
Qualcosa di molto simile a quello che sarebbe successo, con esiti invero assai più dolorosi da ogni punto di vista, a chi si fosse azzardato a presentare un volumetto in lode della CIA in una chaykhuné di Tehran o di Mashad.
Quello che in questa sede si va a demolire è dunque l'articolo sulla questione riportato da "Il Giornale della Toscana", filiazione fiorentina di un gazzettino la cui intraprendenza sta procurando imbarazzi e grattacapi perfino ai suoi stessi beneficiari politici. I livelli raggiunti da questo foglietto sono spesso tali che un paragone con il livornese "Vernacoliere" viene quasi spontaneo. Con la differenza che il "Vernacoliere", di essere una pubblicazione satirica, lo scrive a chiare lettere sotto la testata.
"Il Giornale della Toscana" dovrebbe essere servilmente grato all'attivismo politico fiorentino. Negli ultimi tempi arrivare a buio in via Cittadella dev'esser stato oltremodo difficile per vari motivi, ed il poter riempire pagine e pagine di menzogne gabellate per "informazione" grazie alla politica di piazza quei gazzettieri dovrebbero considerarlo una vera manna dal cielo.
Intanto gli "occidentalisti" a Roma si stanno prendendo a morsi tra di loro, riuscendo a far sembrare il "governo" ancora più lunare e demenziale di quanto già non sia. Una specie di obiettiva dichiarazione di fatto che sottoscrive l'assoluta impotenza di una ciurma che ha imitato il piglio sicuro di un Caboto e di un Magellano a beneficio delle gazzette di avere anche solo un'idea di come traghettare il territorio ad essa sottomesso fuori da una crisi sociale prima e ancora che economica, di cui essa ciurma dovrebbe essere considerata tra i principali artefici.
Poi c'è il pallonaio, che va a rotta di collo, con uno dei pallonieri più idolatrati nazionalità nonostante (si ricorderà che i rumeni hanno assolto alla funzione di Nemico metafisico per un'intera tornata elettorale, poco meno di due anni fa) che si fa congedare con disonore per mesi e mesi ma trova il tempo per figurare in risse rivelatrici, e il pallonate-team colorato con il viola che ne busca una domenica sì e l'altra pure.
Poi c'è la pochezza disperante dei politicanti di riferimento, che più in là di denunce sempre ecoiche, sempre più risibili, sempre più stereotipate su i'ddegrado e sull'insihurezza proprio non ci vanno.
Venenum in cauda, la candidata "occidentalista" alle elezioni regionali, una la cui unica apprezzabile competenza consiste nel figurare bene in bikini e che nelle intenzioni doveva "cambiare la Toscana" [in peggio, n.d.r.] ha immediatamente rimesso il mandato dissolvendosi letteralmente nell'aria, secondo l'uso.
Meno male che, sempre il 28 aprile, qualcuno ha scritto su un manifesto affisso per un convegno universitario che "[Marco Biagi] non pedala più" firmando con la sigla B.R., che come tutti sanno si legge "BAU!".
Tanto è bastato a questo amanuense per finire in prima pagina... e perché noi ricordassimo uno spassoso articolo di Miguel Martinez intitolato "Pennarellarne uno per stanarne cento".
C'è un fatto, naturalmente, che non deve passare inosservato. All'indomani della morte di Marco Biagi l'"occidentalista" Claudio Scajola così si espresse sul suo conto: "Fatevi dire da Maroni se Marco Biagi era una figura centrale. Era un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza". Costretto momentaneamente ad allontanarsi passando per la finestra, Claudio Scajola è rientrato dalla porta e viene a tutt'oggi mantenuto dai sudditi dello stato che occupa la penisola italiana per fare il ministro dello "sviluppo economico". Stando alle gazzette di questi stessi giorni, pare che di economia fosse impegnato a sviluppare più che altro la sua personale ed in via Cittadella non dev'esser parso il vero di cogliere l'occasione per spargere un po' di fumo.

"Il Giornale della Toscana" insiste sulla contestazione di Gavinana con toni ed asserzioni che fanno pensare al ripescaggio di cliché pronti all'uso molto più che a testimonianze dirette, e produce una crestomazia di bassezze in cui, com'è abituale per quella gazzetta, incompetenza e malafede si mescolano in modo tanto stretto che è difficile dire dove cominci l'una e dove finisca l'altra.
Il diplomato Giovanni Donzelli, secondo l'articoletto di gazzettina, era sul posto ed ha potuto abbandonare la scena senza incorrere nell'altrui ira solo grazie alla fin troppa disponibilità mostrata nei suoi confronti dalla gendarmeria.
Il fatto che il diplomato Giovanni Donzelli abbia bisogno di ricorrere alla gendarmeria a causa delle reazioni oltremodo scomposte che la sua sola presenza causa negli astanti non costituisce una novità: meno di un anno fa fu cacciato a schiaffi da un commerciante di via Leopardi, contro il quale aveva ordito una limacciosa "contestazione antidroga" sul cui conto avemmo a fare pesantissime considerazioni.
Lo stesso diplomato, alcuni anni fa, ebbe ad asserire pubblicamente che gli attivisti del CPA di Firenze Sud, gli stessi che lo hanno contestato il 28 aprile, erano intenzionati ad avvelenare l'acquedotto, ed in tempi più recenti, in occasione di un fatto di sangue di eccezionale gravità che vedeva un attivista del CPA nel ruolo di vittima, ha dato l'ennesima prova di quella disumanità e di quella bassezza che sono coessenziali all'"occidentalismo". Dal comunicato stampa prodotto in quell'occasione, roba che è parsa impubblicabile perfino alle corpivendole più svestite che bivaccano in certe redazioni, si evince che se vai al CPA, di finire con la gola squarciata è il minimo che ti possa capitare.
Anzi, te lo meriti proprio.
Aspettarsi che la sua presenza ad un tiro di schioppo da gente da lui angariata, denigrata ed offesa in ogni sede e con ogni mezzo passasse senza contestazioni significava effettivamente pretendere troppo: L'odio della sinistra antagonista in piazza, come viene intitolato l'articolo, non è né gratuito né fine a sé stesso, ma poggia su basi concretissime, documentabili e strettamente legate a comportamenti posti in atto con deliberata consapevolezza da una conventicola di mangiatori di maccheroni e di suonatori di mandolino talmente abituata ad avere a che fare con mass media condiscendenti che c'è quasi da credere che il loro sconcerto nell'apprendere che la vita reale pullula di indvidui capacissimi di odiarli sia sincero.
In altre parole, l'incompetenza e la malafede "occidentaliste" arrivano al punto che questa gente cerca di dare a intendere di non riuscire a capire cosa possa aver mai fatto per destare reazioni puntualmente intonate al disprezzo ogni volta che si fa vedere in giro.
La parte succosa dell'articolo merita di essere riportata per intero perché è -anche questa- un comunicato stampa, prodotto da uno zero di nome Matteo Fanelli.

"Siamo stati obbligati a interrompere la presentazione e le forze dell'ordine hanno dovuto scortarci e portarci al sicuro, perché fuori c'erano duecento persone dei centri sociali. Non solo. Un bar è stato costretto a chiudere [e con tutte le amriki ubriache e poco vestite che girano per le strade, non è detto che questo sia un male. N.d.R.]. Tutto questo, solo perché stavamo presentando un libro. Un gruppo di sessanta ragazzi provenienti dal CPA di via Villamagna armati di caschi e bastoni hanno cercato di fare irruzione per impedire lo svolgimento della manifestazione..."

Nel resto del comunicato il Fanelli infila di tutto, passando ovviamente dal terrorismo[1] e dalla criminalità organizzata, omettendo con gran cura di riferire che nessuno è nato ieri e che se la presentazione di un libro qualunque riceve questa accoglienza probabilmente c'è il suo bravo motivo.
Tra l'altro si noti che lo stesso scribacchino volenteroso ciancia prima di duecento persone, poi di sessanta, addirittura pesantemente armate, appena due righe più sotto.
Il gazzettiere che non firma l'articolo, per conto suo, parla di una cinquantina di intervenuti, a tutto vantaggio della cialtroneria che è il tratto più intimamente coessenziale all'"occidentalismo" mediatico e politico.


La foto pubblicata a corredo dell'articolo parrebbe attestare la totale assenza di armi di ogni genere; è incredibile -e rivelatore- che nell'era della fotografia digitale i gazzettieri non abbiano saputo provvedere alcunché di meglio a dimostrazione delle asserzioni di Azione Giovani.
Nell'immagine si nota inoltre quale sia il contestatore-tipo con cui gli "occidentalisti" devono fare i conti a Firenze: abbigliamenti sobri, barbe fluenti come si confà a uomini rispettabili, totale refrattarietà alle mode, corporatura sana e ben piazzata.
Si vedono anche ragazze vestite con lodevolissima compostezza, quale ovviamente non è data ordinariamente osservare nel caso delle "occidentaliste" di ogni rango.

Azione Giovani non è solo coessenziale a i'ddegrado e all'insihurezza che dice di voler contrastare, come scrivevamo all'inizio.
E' coessenziale alla menzogna, e la menzogna viene da Satana, il Lapidato.


[1] Come abbiamo più volte additato al disprezzo dei nostri lettori, le categorie di degrado, insicurezza e terrorismo sono onnicomprensive, nelle gazzette "occidentaliste", di qualunque fenomeno, comportamento o realtà da cui gli "occidentalisti" non riescano a trarre un reddito.

martedì 27 aprile 2010

Consulta degli studenti, Torselli (Pdl): “L’aggressione degli estremisti di sinistra è di una gravità inaudita”

Un buon resoconto che ci riguarda:

Una mattina di metà aprile l'arrivo di una ventina di contestatori ha provocato qualche tafferuglio alla riunione di un arnese che si chiama "consulta provinciale degli studenti", e che ci è pressoché sconosciuto: in materia di frequenza e di diplomi abbiamo da svariati lustri fatto la nostra parte e di questa "consulta degli studenti" abbiamo qualche contezza solo perché la propaganda politica "occidentalista" è stata costretta a far riferimento ad essa pur di magnificare almeno una vittoria politica a Firenze.
Il titolo in oggetto fa riferimento alla versione dei fatti di un esponente "occidentalista" del Consiglio comunale fiorentino; tra il poco che sappiamo di questo signore c'è che l'età delle scuole secondarie l'ha passata da un pezzo, cosa che sarebbe di per sé sufficiente per esortarlo ad alzare un tantino il livello dei suoi interessi. La sua versione dei fatti è il nome che si dava in tempi più normali a quella che le gazzette di oggi definirebbero "la sua verità"; noi, convinti che per lo più la verità sia una e soprattutto del fatto che tra essa e le gazzette ci sia un rapporto piuttosto evanescente, ci atterremo con piacere alla vecchia definizione.
Dunque: Francesco Torselli statuisce la gravità assoluta dell'accaduto -qualche spintone, un volantino, un comunicato da leggere, qualche coro neanche lontanamente paragonabile per ridondanza pragmatica a quelli della marmaglia palloniera- e lo paragona senza por tempo in mezzo ai periodi più "cupi" degli anni Settanta. Che sono stati esaltanti per molti, prima che l'eroina si mangiasse via una generazione mietendo imparziale, e che nei ricordi di chi scrive sono un periodo in cui gli individui erano individui e non lasciavano che fossero il mercato ed i comportamenti di consumo a definire la loro identità. Un periodo normale, in cui lo squallore disperato e quotidiano dei giorni d'oggi poteva al massimo trovar posto in qualche romanzo di fantascienza particolarmente incline al pessimismo.
In anni più normali gli estimatori di Codreanu non vantavano i propri successi istituzionali e non facevano torto marcio alle proprie convinzioni infarcendo lo sterminato numero di gazzette a loro disposizione con comunicati stampa perennemente intonati su un continuum che va dall'entusiasmo forsennato le (poche) volte che le cose vanno bene e al vittimismo più cupo le (molte) volte che le cose vanno male.
Va ricordato che non più tardi di un mese fa lo stesso Francesco Torselli è stato araldo di una vera e propria operazione delatoria, messa in atto con lo scoperto appoggio del gazzettame più inquadrato; commentando la cosa asserimmo che la delazione non è un'arma politica di eccelsa nobiltà e che presenta una brutta tendenza al doppio taglio.
Ma passiamo oltre, perché è del registro linguistico della propaganda "occidentalista" e dei tempi più normali che abbiamo intenzione di parlare.
Negli anni stigmatizzati dagli "occidentalisti" non si gridavano slogan e non si tiravano spintoni.
Si ammazzava e si moriva.
Si ammazzava nelle maniere più efferate e si moriva in quelle più spaventose, ogni giorno; un estimatore di Codreanu dovrebbe saperlo bene visto che l'ammazzare -e soprattutto il farsi ammazzare eroicamente erano obiettivi perseguiti in piena consapevolezza all'interno della formazione politica fornita dai cuib. Dovrebbe saperlo tanto bene da non componere parva magnis.
In secondo luogo è bene ricordare un altro paio di cose.

La prima è che non si capisce per quale motivo l'"occidentalismo" fiorentino si trovi tanto a disagio davanti a qualche contestazione. Parrebbe di capire che il relativissimo consenso di cui gode si regga su basi eccezionalmente labili, propaganda nonostante, e che le denunce penali siano prassi ordinaria per il rinforzo di essa propaganda; si veda il caso già riportato , in cui si ventila addirittura il ricorso alla Corte dei Conti per neutralizzare i danni che una mazzetta di fotocopie ha fatto alla vulgata "occidentalista" della storia contemporanea. I sudditi dello stato che occupa la penisola italiana non si lamentino poi delle lentezze in cui incappa la macchina burocratica ed amministrativa, costretta a tener conto anche di queste pensate.

La seconda cosa che ci viene in mente riguarda un episodio in cui violenza distruttiva è stata usata davvero; uno degli ultimi verificatisi a Firenze, con la sola esclusione di pochi delitti ascrivibili al comportamento fortemente disturbato dei loro esecutori. All'inizio di dicembre del 2006 una roba palloniera ("partita", la chiamano) si concluse con l'incendio dell'automobile di una gendarmeria tra quelle, pletoriche, presenti nello stato che occupa la penisola italiana. Chi volesse, potrebbe trovare dovizia di dettagli in merito sulle gazzette dei giorni seguenti; invano cercherebbe, sui siti istituzionali, comunicati stampa "occidentalisti" che stigmatizzassero l'episodio: eppure l'"occidentalismo" politico vive proprio di comunicati stampa e di saturazione dei mass media.
Nulla di strano. Il sordido ed infero culto del pallone attrae torme di potenziali elettori "occidentalisti" e non è davvero il caso di rovinarsi il bacino elettorale anche solo menzionando episodi come questo.
A Firenze in particolare l'"occidentalismo" politico difende a spada tratta una cosa che si chiama "pallone travestito" o roba del genere; né più né meno che un annuale regolamento di conti tra marmaglie rivali i cui componenti si conoscono tutti tra di loro, e che hanno nella circostanza l'occasione per regolare un anno di pendenze accumulate in attività tra il nebuloso e lo scaltro. Anni fa il "pallone travestito", né più né meno che una rissa istituzionalizzata paludata dagli orpelli con cui si paludano le tradizioni inventate, raggiunse tali eccessi sanguinosi che l'amministrazione comunale fece intendere di non volerne più sapere. Gli "occidentalisti" andarono su tutte le furie.
Sottolineare la sostanziale incoerenza di simili difensori della leggeddellòddine impegnati pellasihurezzacoontriddegrado non basta.
Va ricordato che sono gli individui come questi a costituire i pilastri umani su cui si reggono i tagli scolastici della Gelmini, la TAV, i grandi ed inutili lavori, la CIA che fa quel che diavolo le pare, le notti in discoteca di Ignazio Benito Maria La Russa, le mimetiche da operetta di Ignazio Benito Maria La Russa, le passeggiatine in Afghanistan di Ignazio Benito Maria La Russa, l'aggressione all'Iraq, la pretesa-barzelletta del disarmo di Hizbollah, il controllo unificato di mezzi d'informazione che fanno in blocco rimpiangere l'obiettività e la concretezza della Pravda, i campi di concentramento travestiti da CIE, l'appoggio incondizionato a furbacchioni travestiti da imprenditori ed azionisti, gli scudi fiscali per i furbacchioni travestiti da furbacchioni, i rastrellamenti da SS nel distretto tessile pratese, le pacche sulle spalle tra sionisti veccchi e nuovi mentre a Gaza si muore sotto il fosforo, i terremoti-passerella, le carceri infernali, gli sciali miliardari per le festicciole tra potenti, la militarizzazione della vita sociale, il clima artefatto e demenziale di terrore quotidiano, la gigantesca fogna di favori sessuali ed elettorali che costituisce per intero l'arena politica, ed i gendarmi che prendono a calci i ragazzini sotto l'occhio compiaciuto della spazzatura umana che impesta le redazioni amiche.
E l'elenco sarebbe ancora lungo.

I giovani "occidentalisti": come vorrebbero dare a intendere di essere...

...E come sono davvero. (Fonte: Miguel Martinez)

Le immagini che riportiamo mostrano che il gap tra propaganda e realtà non potrebbe essere più ampio, da ogni punto di vista. Chissà cosa avrebbero pensato quelli della XII Legio Fulminata, le cui tracce abbiamo potuto vedere con i nostri occhi nei dintorni di Qobustan lasciate con ogni probabilità dopo una marcia partita da Palmyra o da Dura Europos, della sfacciata propensione alla delazione che gli "occidentalisti" sono tenuti a coltivare fin dall'adolescenza...

Azione Giovani contribuisce attivamente al degrado della città di Firenze

Dal blog di iononstoconoriana, il quale interpreta sempre al meglio il nostro pensiero:

In questa sede i punti fermi della pratica politica "occidentalista", ovverosia l'incompetenza, la cialtroneria, l'incoerenza, l'incultura ed un ricorso abituale a tutto l'armamentario dell'arsenale propagandistico con particolare riferimento alla saturazione perenne di tutti i media raggiungibili sono sistematico oggetto di dileggio, di confutazione e di assoluto disprezzo.
Alla fine dell'aprile 2010, mentre ai gradi siderei delle formazioni politiche "occidentaliste" si assiste ad un repellente volare di stracci conditi con i consueti linciaggi mediatici, i valletti di camera dell'"occidentalismo" fiorentino sono costretti ad accontentarsi di emettere comunicati stampa in cui, tanto per cambiare, si stigmatizzano l'insihurezza e i'ddegrado, le uniche due categorie del reale, insieme a i'tterrorismo, in cui gli "occidentalisti" classificano qualunque cosa non procuri loro un reddito.
Quello delle scritte sui muri è un fenomeno onnipresente; è noto a tutti che murales coprono da trent'anni le mura esterne dell'ex ambasciata amriki di Tehran, o le mura di recinzione ed i lati delle case di Derry e di Belfast. Un "In Grecia come in Cile / mai più senza fucile", scritto a pennello con vernice rossa, era ancora ben visibile qualche anno fa nella fiorentina via Verdi.
Per chi ritiene che le mura pulite si confacciano a popoli muti, gli ultimi decenni vanno considerati di preoccupante involuzione. I murales e le rivendicazioni politiche sono praticamente spariti, vittime di un ottundimento generalizzato che non lascia praticamente più scampo, lasciando il posto all'usanza amriki delle cosiddette tags, segnature del territorio incomprensibili ed inutili, autentiche testimonianze dell'involuzione e dell'afasia ereditata dall'AmeriKKKa insieme a musica irritante e incomprensibile, droghe da strada e mode ridicole alle quali i sudditi che bivaccano nella penisola italiana si sono ovviamente adattati senza la minima obiezione.
Una di queste tags sarebbe comparsa sul fianco di un edificio di culto cattolico, provocando l'indignato comunicato stampa di un certo Massimo Sabatini.
L'indignazione di Sabatini è ipocrita e fuori posto, ovviamente. E lo è per più motivi.
Il primo è che l'assoluta impresentabilità delle compagini presentate ad ogni tornata elettorale dai partiti "occidentalisti" a Firenze è stata lenita solo -e solo in parte- dalla visibilità di Azione Giovani, organica ad uno di essi, che per anni ha affisso manifesti e tracciato scritte a spray praticamente ovunque. L'"occidentalismo" fiorentino deve il proprio salvataggio dal collasso anche a questi soggetti e al contributo che hanno dato alla saturazione propagandistica. In altre parole da i'ddegrado fatto di piastrate di manifesti e di scritte a spray l'"occidentalismo" fiorentino ha tratto discreto vantaggio e coerenza -questa sconosciuta- vorrebbe che si mostrasse per lo meno un minimo di ritegno mentre si sputa nel piatto dal quale si è abbondantemente mangiato.
Il secondo motivo è che l'"occidentalismo" militante ha per i luoghi di culto e per il monoteismo in genere un "rispetto" che è meramente strumentale, poco o punto esitando, in caso di necessità, ad aizzare i propri cani da linciaggio mediatico contro figure religiose, ministri di culto o individui legati in qualunque modo ad ambienti religiosi rei di non avere in regola le carte per le quali sono gli "occidentalisti" a decidere le regole. Il caso, verificatosi qualche mese fa, in cui una gazzetta "occidentalista" ha praticamente fatto fuori un microscopico concorrente direttore di un quotidiano di ispirazione religiosa, può valere come esempio tra i tanti possibili.

Un'indignazione coerentemente riposta Massimo Sabatini potrebbe invece sfoggiarla per commentare la situazione che documentiamo noi con l'immagine qui sopra: una scritta a spray sull'insegna di un supermercato, ossia sul simbolo di una di quelle scatole di Skinner per esseri umani che gli "occidentalisti" hanno eretto a loro templi.
Tanto basti, per adesso, per quanto riguarda il fattivo contributo che gli "occidentalisti" hanno dato e dànno a i'ddegrado; dobbiamo rilevare che anche il contributo fornito, da anni e anni, all'insihurezza.

In altre occasioni abbiamo avuto modo di occuparci -e non certo in positivo- del calcio storico fiorentino.
Il calcio storico è una conventicola di iniziati che si riuniscono alcuni giorni d'estate in una piazza del centro appositamente preparata con uno strato di tufo, per regolare pendenze e rancori maturati in un anno trascorso in lavori e lavoretti che coprono tutto l'areale compreso tra il sordido e lo scaltro. Il tutto è ammantato dai paludamenti propri delle tradizioni inventate di cui Hobsbawm fece piazza pulita in un suo celebre scritto. E soprattutto gode di un patrocinio istituzionale che si traduce in denaro.
Nel corso degli anni l'accanimento e la violenza profuse in questa roba sono arrivate a livelli tali da disgustare profondamente alcuni tra i suoi stessi promotori, e da causare soluzioni nella continuità annuale dell'evento. Quando questo si è verificato, gli "occidentalisti" fiorentini hanno sempre perorato la causa del calcio storico. L'ultima di queste perorazioni riguarda ovviamente il denaro; in altri casi si è espressa preoccupazione sulle cariche, in un caso, oltre a bussare a quattrini secondo un refrain ricorrente, si è avuta la spudoratezza di definire questa roba come "l'ultima risorsa vera e genuina" di Firenze.
Ironia della sorte, il 24 aprile 2010 è una gazzetta "occidentalista", il "Corriere Fiorentino", a riportare la notizia dell'arresto di un certo Daniele Taddei la cui "qualifica" di ex calciante viene riportata con grande enfasi.
Lo accusano di aver picchiato due donne in una discoteca, ambienti in cui pallonieri et similia fanno praticamente parte dell'arredamento. E le discoteche costituiscono nella loro interezza dei contesti sociali in cui è agevole cogliere lo stretto rapporto che esiste tra media, imprenditoria, femmine da trivio, delinquenza, politicanza "occidentalista" ed "immagine", sigillato dalle foto di baci veri o presunti e da quel rutilare di carni a vista in cui lo scambio di femmine poco vestite ed eloquentemente propense anche al consumo di alcolici sancisce in qualche modo la gerarchia di potere che esiste tra i loro acquirenti maschi.
Il coinvolgimento di "ex calcianti" in vicende di questo tipo è ricorrente ed ai limiti dell'abituale; e l'ambiente del calcio storico è difeso dagli "occidentalisti" con assiduità. Le conclusioni possiamo lasciarle a chi legge.

LA DESTRA IDENTITARIA VOTA CIOCCIA AL CNSU!

Il pisano Donzelli Lavoratore

Parlando di Ggggiovani:

A vederlo così conciato, il nostro Giovanni Donzelli, non sembrerebbe quasi che da quegli occhiali da 'ntellettuàlo e da quella mano cogitabondamente poggiata al mento possa essere sortito l'oramai celebre guame di piccione che dimostra la sua indubbia competenza nella lingua italiana. Competenza che, assieme alla sua indefessa attività come consigliere comunale addetto alle interpellanze più ignorate dell'intero governo di questa città, gli ha valso finalmente l'agognata promozione. Ebbene sì, Giovannone nostro ce l'ha fatta: è stato promosso a Pisano!

La strada è stata lunga. Residente di Prào (che già di per sé fa rima con gào), si è prima riciclato come campione di una certa componente di questa città distinguendosi, oltre che per il guame, per tutta una serie di iniziative volte a combattere i' degràdo e a favorire la sihurèzza; iniziative che gli hanno procurato, come è del resto logico, un'interminabile sequela di sbugiardamenti, prese per i fondelli, pernacchie istituzionali e non e persino qualche sacrosanta manata sul viso quando è andato a rompere le scatole a gente onesta che lavorava nel proprio negozio. Tra appelli pe' i' Tìbette e chiusure del CPA, e mentre il PDL cittadino gradualmente affondava, il Donzellão si è finalmente guadagnato quel che si meritava.

La sua elezione a Pisa, infatti, non fa che chiudere un circolo già iniziato con le mirabolanti avventure di un pisano DOC, che l'anno scorso si candidò a sindaco pretrombato di questa città, e che attualmente fa il "capo dell'opposizione" più evanescente e impalpabile che si possa immaginare. Dopo il pisano mancato sindaco, non poteva mancare evidentemente il giòvine consigliere spedito a farsi eleggere a Pisa. Si tratta di un elementare scambio di cortesie, del tutto assimilabili allo storico soccorso di Pisa. Infine, il Donzelli trova come pisano la sua più naturale dimensione.

Resta soltanto da vedere quale effettivo significato dare ora alla sigla "PDL". La si potrebbe interpretare come "Pisano Donzelli Lavoratore", anche se l'ultima parola stona leggermente. Serpeggia però la tentazione di leggerla come "Pestato Dai Livornesi", specie se dovesse spostare le sue attenzioni sul Godzilla. Nel frattempo, come è ovvio, si dedicherà al rapido apprendimento della parlata pisana, e a liberare la piazza de' Miràoli da tutto il guame dei piccioni comunisti

Giovanni Donzelli: un "occidentalista" costoso e maldestro

Riflessioni su Giovanni Donzelli tratte dal web:

I nostri lettori avranno da tempo constatato come Giovanni Donzelli, consigliere comunale fiorentino del piddì con la elle, abbia fatto della sovraesposizione mediatica una sorta di dovere personale. Sito con dominio proprio, reti sociali, comunicati stampa, passaggi televisivi e gazzette da linciaggio mobilitate quotidianamente. La mole di materiali prodotti è tale da far pensare che la maggior parte della giornata del consigliere passi in questo modo anziché interessandosi sul serio del bene pubblico. Ma sui frutti peggiori di questo discutibilissimo impiego del tempo proprio e del denaro altrui, si dirà qualcosa più avanti.
Consultando il materiale reso pubblico da Donzelli stesso e disponibile in una moltitudine di fonti ampiamente disponibili, è possibile ricostruire non soltanto la spettacolosa e a tratti disumana bassezza degli intendimenti suoi e del suo partito, ma anche la maldestraggine con cui Donzelli gestisce infaticabile il suo personaggio mediatico.

Il curriculum di un politico "occidentalista" può evitare ogni riferimento ad esperienze lavorative.

Il sito dal dominio omonimo presenta una sorta di curriculum del Nostro dal quale manca qualsiasi riferimento alla minima attività lavorativa. In assenza di smentite si deve concludere di trovarsi davanti ad un politicante a tempo pieno, il quale, per ciarlare a giornate, scaldare una poltrona e divertirsi su internet, riceve più di trentanovemila euro l'anno, stando a quanto comunicato in una conferenza stampa nel corso della quale sono stati diffusi i dati sui redditi percepiti da tutti i consiglieri comunali fiorentini per l'anno 2008.
La cosa in sé non sarebbe molto grave: un micropolitico comporta essenzialmente dei microsprechi. A renderla costosa è la massa crescente che elementi di questo genere, sordi e ciechi a qualunque cosa non possa essere metabolizzata dal proprio bacino elettorale e convertita quindi in voti e reddito, esercitano sulle finanze pubbliche dello stato che occupa la penisola italiana.
Oltre a questo fenomeno ve n'è anche uno più evidente. Ai gradini superiori del cursus honorum la cosa si complica e si appesantisce. Un esempio? La missione militare in Afghanistan, che serve solo ad un certo Ignazio La Russa per pavoneggiarsi con la chiazzata nuova, ha fatto sparire qualcosa come novantotto milioni in due mesi.
Fin qui alcune considerazioni sui costi, o meglio gli sprechi, che la politicanza "occidentalista" comporta per i sudditi dello stato che occupa la penisola italiana.
La maldestraggine, al pari dell'incompetenza, pare una caratteristica essenziale degli "occidentalisti" in genere e di quelli dediti alla politica in particolare. Anche questo non sarebbe grave, se ad essa non facesse contrappunto, in individui rimasti a quote più normali -ed a redditi sostanzialmente inferiori, raggiunti in modi ben più faticosi che scaldando poltrone- un minimo di competenze mnestiche ed analitiche.
Esse competenze tornano utili in casi come questo: una rapidissima visita al sito di Giovanni Donzelli fa notare l'esistenza di due pagine risalenti al 2008 e molto interessanti per i successivi sviluppi fatti registrare da una certa questione.
All'inizio di aprile 2008 Giovanni Donzelli tenne due feste pre-elettorali al Colle Bereto ed allo Yab, localini trendy di Piazza Strozzi, uno slargo centralissimo che era ed è l'unico palco oscenico "occidentalista" esistente in città.
Nel giugno 2009 entrambi i locali, ed anche un altro paio, sollevavano il deciso interesse della gendarmeria. I trenta arresti effettuati e la chiusura a quadrupla mandata dei locali stessi fanno pensare che l'attività collaterale legata alla cocaina ivi svoltasi fino ad allora avesse carattere radicato ed abituale. Un carattere tanto radicato e tanto abituale da far ritenere assai difficile che lo Yab ed il Colle Bereto fossero frequentati soltanto per l'eccellenza del loro succo d'arancia.
E fin qui nulla da dire, se non che certi micropolitici dovrebbero essere abbastanza occhiuti da capire che la troppa disinvoltura nella scelta delle proprie frequentazioni può distruggere in un batter d'occhio una potenziale carriera. Non si vede cos'altro possa essere, se non una scoperta e patente maldestraggine, a far coesistere praticamente sulla stessa pagina web frequentazioni di certi ambientini e filippiche antidroga. Questo senza nulla togliere al fatto che i livelli infimi di coerenza abitualmente rintracciabili nel comportamento della classe politica peninsulare permetterebbero di fare inferenze anche peggiori.
Aggiungendo danno a beffa, nel pieno del fracasso mediatico legato alle vicende di piazza Strozzi Giovanni Donzelli pensò bene di attestare la propria contrarietà all'utilizzo di sostanze psicotrope non certo plaudendo all'operato dei gendarmi ed alla brillante operazione da essi conclusa, ma agendo come se dovesse distogliere, e con urgenza, l'attenzione dei mass media e dei sudditi dalla vicenda.
Giovanni Donzelli andò di persona, assieme a gazzettieri fidati, a tenere una concione sotto gli occhi esterrefatti di un negoziante di articoli in canapa nella zona di via Leopardi, il quale non gradì affatto e lo cacciò a schiaffi dal negozio, dimostrandogli che il mondo come lo dipingono le gazzette è una cosa con la quale la realtà concreta va, di solito, pochissimo d'accordo.
L'episodio finì immediatamente in rete e contribuì da una parte a tenere allegri un po' di utenti, dall'altra a mostrare in quali abissi di pochezza umiliante siano tenuti a cacciarsi gli scaldapoltrone peninsulari di piccolo ed infimo calibro, le cui sorti dipendono sostanzialmente dagli umori di qualche segretario di partito. La macchina elettorale che trasforma i loro suffragi in reddito rispecchia una parodistica concezione di "democrazia" puramente autoreferenziale, alla quale i sudditi sono talmente abituati da non farci più neppure caso.

Giovanni Donzelli, Giovanni Gandolfo, Matteo Calì. Quando fare schifo è roba da professionisti

Descrizione dei nostri amici del Pdl a cura di un famoso blog:

Esistono realtà politiche infette e fracassone. Anzi, potremmo sostenere con buoni argomenti che l'essenza stessa della politicanza "occidentalista", nello stato che occupa la penisola italiana, è rappresentata dal profluvio di istanze infette e fracassone in cui una categoria autoreferenziale composta da buoni a nulla espulsi a legnate da ogni settore produttivo e da scarti di anticamera in cravatta si esibisce ogni giorno, emulando il piglio eroico dei demiurghi e nascondendo viltà e tornaconto dietro i paraventi del buon governo e dell'interesse generale.
Una di queste realtà è rappresentata dalla laida arena dell'"occidentalismo" fiorentino, uno scostante e sordido circo equestre di periferia dotato di una sola pista sporca in ogni senso, in cui sgomitano e si affannano soubrette dismesse, giocolieri monchi, canzonettiste scacciate, pianisti frenastenici ed altri scarti di avanspettacolo. Fuori da questo tendone per lo più disertato dalle folle, mantenuto fresco e stirato da vagonate di denaro, i nomi di Giovanni Donzelli, di Giovanni Gandolfo e di Matteo Calì non dicono nulla a nessuno, com'è giusto che sia.

Giovanni Donzelli, come abbiamo avuto modo di specificare varie volte ed in più sedi, è un diplomato.
Nonostante le caratteristiche essenziali di questo signore, che di mestiere fa il consigliere comunale a Firenze per conto del piddì con la elle, terminino qui, ce n'è più che abbastanza per emettere sul suo conto qualche giudizio tranciante.
Essere diplomati, in sé, non è certo un demerito. I demeriti cominciano quando, parcheggiati da oltre dieci anni all'Università degli Studi, si ha la sfrontatezza di tessere le lodi della meritocrazia. In dieci anni, se si ha la fortuna di potersi dedicare a tempo pieno agli studi e di vivere in una città universitaria, di lauree se ne conseguono due o anche tre, senza neanche profondervi chissà quale impegno.
La notte di sabato 9 gennaio un individuo con ogni evidenza affetto da disturbi del comportamento di portata imponente ha aggredito a freddo un attivista del Centro Popolare Autogestito di Firenze Sud, ferendolo gravemente al collo e costringendo gli astanti a far intervenire un'ambulanza, che lo ha trasportato in codice rosso al pronto soccorso più vicino. Fin qui i fatti, sostenuti tra l'altro da una serie di articoli di gazzetta sorprendentemente obiettivi e privi di quei corollari demonizzanti che da vent'anni fanno da sfondo ad ogni notizia riguardi il centro sociale fiorentino che richiama artisti e frequentatori da ogni angolo d'Europa.
Su questi fatti Giovanni Donzelli, seguito a ruota dagli altri due, non ha fatto mancare un comunicato stampa scopertamente offensivo prima e ancora che inconsistente, secondo il quale la responsabilità politica dell'accaduto è dei politici fiorentini. Un po' come se noi addossassimo a Giovanni Donzelli, noto supporter delle "esportazioni di democrazia" caldeggiate dal suo "partito", la colpa di una strage di civili nel distretto di Kandahar. Fin qui niente di nuovo rispetto a quanto siamo andati sostenendo da sempre: lo sciacallaggio e la menzogna rappresentano l'essenza stessa di quella comunicazione politica "occidentalista" in cui Donzelli si crede particolarmente versato.
La novità che è interessante sottolineare in questo caso è rappresentata dal fatto che, com'è possibile notare scorrendo con attenzione il comunicato stampa, quanto accaduto fornisce al diplomato l'occasione per prendersi qualche miserabile vendetta contro chi ha avuto l'ardire di contraddire le sue ciarle continue che, perfino in sede di Consiglio comunale, devono nove volte su dieci cadere nel vuoto della condiscendente sopportazione degli astanti. Addossare responsabilità demenziali alla controparte politica è una pratica corrente di cui si è avuta prova qualche mese fa. Questo caso differisce essenzialmente perché la vittima, vuoi per l'età, vuoi per la scarsa fotogenicità, vuoi per il non essere una fanciulla in fiore di quelle che fanno sfracelli in materia di audience, esime il Donzelli anche dal dover fingere una qualsiasi vicinanza empatica ad essa.
Un episodio identico ma finito assai peggio si è verificato nello stesso quartiere la scorsa primavera, per giunta nel pieno della campagna elettorale. Purtroppo la nazionalità del colpevole non essendo tra quelle stigmatizzabili (si trattava di un extracomunitario nordamericano), né essendo il luogo del fatto tra quelli cui la si è giurata, il trio di legalisti d'accatto specificato in oggetto ha pensato bene di non scomporsi eccessivamente. Anche perché, come molti ricorderanno, la campagna elettorale fu condotta tenendo costantemente sotto i fari il palloniere Giovanni Galli e lasciando saggiamente in ombra tutti i comprimari, sulle cui competenze era meglio non dilungarsi troppo ed alle cui sparate era meglio porre un freno, pena il serio rischio di ulteriori emorragie di suffragi.
E' opinione corrente che il "centrodestra" fiorentino, schierando campioni del genere, sia ormai in grado di perdere le elezioni anche in assenza di un'eventuale controparte. La rettorica ciarlatoria di Giovanni Donzelli deve aver finito per irritare profondamente anche gli altri consiglieri, che hanno pensato bene di restituirgli la pariglia alla prima occasione utile, capitata per puro caso appena qualche ora dopo...

Francesco Torselli e i relitti della storia

Come viene visto i'Torse da un comune cittadino:

Francesco Torselli è un consigliere comunale fiorentino in quota piddì con la elle, noto ai nostri lettori per la passione che coltiva per Corneliu Zelea Codreanu. Il Capitano, a sentir lui, sarebbe un "punto di riferimento comunitario" di cui i giovani, in una Firenze contemporanea che nemmeno la più etilica delle fantasie potrebbe paragonare alla provincia rumena degli anni '30, non dovrebbero assolutamente fare a meno.
Codreanu è stato un attivista politico intriso del più forsennato antisemitismo e leader di un'organizzazione giovanile in cui si insegnava ai ragazzini ad andare a farsi ammazzare cantando inni nazionalisti.
In un contesto sociale normale, basi di partenza come queste consiglierebbero una certa circospezione nella scelta dei vocaboli con cui apostrofare gli avversari politici. Ma quello dello stato che occupa la penisola italiana, e soprattutto delle sue greppie e dei suoi baracconi travestiti da "istituzioni", tutto è tranne che un contesto sociale normale.
Sorvolando bellamente sui suoi ingombrantissimi referenti culturali e sulle sue più che opinabili competenze in campo storico e storiografico, Francesco Torselli lamenta, in un piagnucoloso comunicato, la scarsa attenzione che a suo dire le istituzioni fiorentine e i loro rappresentanti hanno avuto per il ventesimo anniversario di quell'abbattimento del muro di Berlino che segnò l'inizio della fine per la Repubblica Democratica Tedesca.
Da qualche anno il piddì con la elle ha la spudoratezza di commemorare la cosa in modo abbastanza coreografico, con l'abbattimento di muri in polistirolo realizzati da signore attempate ed altre manifestazioni del genere. Spudoratezza, e peggio che spudoratezza, perché simili "celebrazioni" vengono messe in atto da una forza politica che ha fatto proprie tutte le armi propagandistiche, dal linciaggio a mezzo stampa alla psichizzazione a tutte le forme conosciute di delegittimazione degli avversari politici, teoricamente patrimonio di quei regimi totalitari che a parole afferma di detestare tanto. Al muro di Berlino si sono sostituiti quello di Tijuana, quello sionista, le mille erigende mura di mille e mille lager e galere ovvio e predestinato ricettacolo dei troppi ardimentosi che avessero a prendere troppo sul serio il crollo delle frontiere. Ma le galere sono solo a Tehran: quelle peninsulari, quelle europee, l'arcipelago di gulag privati degli Stati Uniti d'AmeriKKKA sono "centri di identificazione", "centri di permanenza temporanea" , correctional centers e via ingannando. Le guerre "occidentaliste" non sono guerre: sono esportazioni di democrazia. Le carceri? "Hotel a cinque stelle", secondo una retorica da gazzettieri sifilitici che non spiega come mai, se davvero vi si conduce un'esistenza tanto dorata, i politicanti peninsulari incappati in storie di prugna e cocaina, in tresche bancarottiere e peggio, fanno letteralmente carte false pur di non passarvi neppure un'ora.
Celebrare la caduta del Muro in simili condizioni non significa certo celebrare una "libertà" riservata ad un ceto medio globalizzato sempre meno numeroso e sempre più a rischio di impoverimento, ma la fine di ogni ostacolo che si contrapponesse tra la logica del capitale ed il trionfo di ingiustizie sociali che ne hanno accompagnato lo scatenamento planetario. Una celebrazione che può stare a cuore soltanto a chi ha la presunzione, più che la certezza, di avere sempre e comunque il coltello dalla parte del manico.
Con la solita incoerenza che i politicanti "occidentalisti" riescono infallibilmente a trasformare in pane, Francesco Torselli ha saputo far convivere come se nulla fosse il suo interesse per il nazionalismo rumeno con la militanza in una formazione politica che in occasione delle elezioni del 2008 ha inscenato una mostruosa ed asfissiante campagna di denigrazione del popolo rumeno nella sua interezza, arrivata al punto tale da costringere la Repubblica di Romania a mettere in piedi una controcampagna che ponesse qualche limite a tanto scagnare.
Uno dei punti più interessanti del comunicato è quello in cui Francesco Torselli, "uomo d'azione" sui manifestini di Casaggì, "futurista" tutto d'un pezzo e via enunciando per tutta una serie di maschere sicuramente poco compatibili con firme, scartoffie e permessi (si può capirlo: lo stesso Codreanu della legge e dell'ordine aveva dei concetti tutti particolari), veste i panni del legalista d'accatto e statuisce la bontà delle sue "iniziative autorizzate" contro la malvagità metafisica di quelle messe in atto da una controparte politica -che non ha certo tempo da buttare per baloccarsi con muri di cartapesta-, della quale fa finta di non sapere assolutamente niente: una massa indistinta di Nemici del patrio bene. Peccato che essi nemici il Torselli li abbia copiati praticamente in tutto, perfino nella vieta imitazione di centro sociale sorta da qualche anno in via Maruffi, con quell'arte satanica di mimesi tipica da sempre dei fascisti di tutte le sottospecie.
In chiusura, Francesco stigmatizza "i disturbi e disagi creati ad hoc da qualche decina di attaccabrighe, relitti della storia, che non hanno altri modi più intelligenti e costruttivi per passare le proprie giornate".
Della schiera degli attaccabrighe suddetti facciamo parte da oltre quindici anni senza mai aver avuto la soddisfazione che qualche micropolitico venisse a dirci in faccia quello che affida -presumendo chissà quale impunità- alle penne della vastissima schiera di servi gazzettieri a disposizione; le giornate le passiamo lavorando dieci ore al giorno e cinque giorni su sette fuori dalla provincia di residenza, e da questa occupazione otteniamo emolumenti sensibilmente inferiori a quelli che lo scaldare una poltrona riserva a tutti i Torselli della penisola italiana. Sarebbe interessante sapere se, oltre ad un approccio alla categorizzazione del reale situato nel continuum che sta tra il fantasioso e il discutibile, la politica "occidentalista" richiede ai propri mestieranti anche qualche competenza degna di questo nome.
Abbiamo sincero motivo di dubitarne.