venerdì 22 ottobre 2010

venerdì 15 ottobre 2010

Salviamo il trentaquattresimo!


Tutto a buon fine, in Cile, con il salvataggio dei mineros rimasti intrappolati a San José? Sembrerebbe, fortunatamente, di sì. Vi è però una vicenda che è rimasta taciuta dai media di tutto il mondo, e in un modo che ritengo assolutamente inspiegabile. Pare infatti che i minatori rimasti intrappolati a 600 metri di profondità non fossero trentatré, bensì trentaquattro.

Il trentaquattresimo, il cui nome è stato praticamente cancellato dall'elenco ufficiale, è un instancabile lavoratore chiamato Aquilles Tótaros; instancabile sì, ma nel divorare le poche provviste che i suoi sfortunati compagni erano riusciti a racimolare nel tenebroso rifugio sotterraneo dove sono rimasti per 69 giorni. Avessero dato il via a Aquilles Tótaros, le provviste non sarebbero bastate nemmeno per 69 secondi. Ma vediamo di capirne di più su questa misteriosa vicenda.

Aquilles Tótaros, esponente del Pueblo de la Libertad e di Acción Jóvenes, proviene dalla città di Escandichos, nel nord del Cile, ed era noto fino ad ora più che altro per un curioso episodio di cui fu protagonista. Rimasto troppo a lungo studente universitario senza conseguire la laurea presso la prestigiosa università di Copiapó, suo padre, stanco dell'andazzo, un bel giorno gli fece trovare in camera una bellissima e nuovissima tuta da minatore, con tanto di casco con la lampadina e gli disse in dialetto cileno settentrionale:

"Y ahora, madre de Dios, basta con este retardo...! Estoy cansado de pagarte los impuestos universitarios...! Ahora si quieres continuar, tienes que trabajar, pelandrón! A la mina, si no te ce espedisco a calcios en el culón...! "

Detto fatto; e a Aquilles toccò scendere per guadagnarsi il pane, generalmente dileggiato dai suoi compagni che lo chiamavano "El gordo de Escandichos".

Una volta accaduta la disgrazia dalla quale i minatori sono stati felicemente salvati, al caposquadra (l'oramai celebre Luis Urzúa) è stata dagli altri rivolta la domanda: "Y de éste, que ne hacemos?..." L'intenzione palese era quello di lasciarlo là sotto; ma Urzúa si è opposto fortemente con parole che meritano di essere riportate:

"Que no! Tenemos que hacerlo sortir de aqui anco a él, si no si se apoya a la pared de la mina hace crollar también las otras minas en el rayo de trecientos quilómetros!"
Naturalmente, nutrendo qualche ragionevole sospetto, Luis Urzúa ha saggiamente deciso di farlo salire per ultimo, prevedendo quel che poi è davvero successo e che le tv di tutto il mondo stanno pietosamente e imbarazzatamente nascondendo: Aquilles Tótaros è rimasto incastrato dentro la capsula Fénix. Immaginate un po' se lo avessero fatto salire prima degli altri: quelli che venivano dopo, sarebbero rimasti là sotto senza possibilità di uscita.

Nella foto: Aquilles Tótaros incastrato ancora dentro la capsula. Si noti l'espressione del tecnico a sinistra, Francisco Torsellos, che preferisce voltarsi dall'altra parte; quello a destra, Denis Verdiños, sembra voler fare qualcosa ma in realtà sta prendendo le misure della capsula per rivenderla al miglior offerente con Tótaros ancora dentro.

Un sogno che nessuno vede

Piombo rosso per Achille Totaro?

Achille Totaro è grasso.
Ah, è anche di Scandicci.
Fuori dalla compiacenza autoreferenziale del circuito politicante e mediatico, non abbiamo mai incontrato nessuno che gli ascrivesse altre caratteristiche, positive o negative che fossero.
In virtù delle alte doti e competenze su riassunte, Achille scalda sia una scranna nella camera alta dello stato che occupa la penisola italiana sia, contemporaneamente, un seggio come consigliere comunale nel borgo fiorentino di origine. I lettori che vivono in realtà meno sovvertite non se ne stupiscano: le istituzioni dello stato che occupa la penisola italiana hanno il potere taumaturgico di conferire il dono dell'ubiquità a coloro che muovono anche solo i primi passi nel cursus honorum che parte dalle municipalità più remote e finisce con l'affidare a gente come questa la responsabilità politica di una guerra di aggressione.
Il 14 ottobre 2010, Achille Totaro ha mandato a dire alle gazzette di aver ricevuto nientemeno che una mail minatoria.
"Povero fascista verà anche la tua ora con una P38 non ci sarai più. Vattene non ti vogliamo vai a lavorare in fabbrica". Il tutto a firma "Piombo Rosso".
Essendo grasso, essendo di Scandicci e soprattutto potendo permettersi di dare alla faccenda l'importanza che essa merita nel virtuoso agone del dialogo politico "occidentale", Achille ha statuito trattarsi di una "minaccia anonima" e come tale l'ha riferita alle gazzette.
Chiunque abbia un minimo di cognizione di causa sa benissimo che il cosiddetto "anonimato" in internet è una condizione pressoché utopica: le rimostranze di Achille fanno più che altro pensare che i massimi esponenti dell'elettorato passivo, nello stato che occupa la penisola italiana, siano tanto malmessi anche dal punto di vista informatico da non essere in grado di destreggiarsi nemmeno tra gli header di una e-mail.
Il registro linguistico utilizzato da "Piombo Rosso" pare fatto apposta per stimolare gli starnazzi del gazzettame "occidentalista", il che incoraggerebbe supposizioni anche più pesanti circa l'origine del messaggio, stante anche l'assoluta mancanza di concretizzazione di tante minacce espresse in questo modo usate da anni ed anni ad esclusivo beneficio del gazzettame e della visibilità mediatica del soggetto interessato. Una cosa interessante è, se mai, l'esortazione ad "andare a lavorare in fabbrica". Achille Totaro ha, su Facebook, un'autoschedatura addirittura doppia. La seconda si è resa necessaria quando il suo primo account ha superato i cinquemila "amici": il che è un indice di quanto pressante, estenuante ed impegnativa sia la vita di un politico del suo livello e soprattutto della sua retribuzione. Sempre per il rapporto tutt'altro che lineare che le reti informatiche hanno con la realtà concreta, non possiamo escludere che ad occuparsi concretamente dell'account a lui omonimo non sia qualcun altro, anche più di una persona: comunque, ecco quali sono le preoccupazioni quotidiane e concrete di coloro che concorrono al sedicente "governo del fare".
Un altro dato interessante è costituito dal dominio omonimo, achilletotaro.it.
A questo dominio fa capo un sito che riporta nel dettaglio dichiarazioni e comunicati stampa, oltre ad un curriculum di Achille Totaro nel quale spicca la totale assenza di ogni riferimento ad un'attività lavorativa, così come mancano riferimenti a titoli accademici che Totaro non ha conseguito, permanenza universitaria plurilustre nonostante.
Cosa ancora più interessante, riporta anche una statistica liberamente consultabile, di cui si riporta qui la screenshot.


L'immagine è stata presa alle 12.30 del 15 ottobre.
Denunciare minacce anonime è fruttato ad Achille Totaro una cinquantina di visite in totale, in un'utenza potenziale che oscillerebbe tra i venti e i ventitré milioni di soggetti. Questo significa che se il Libro dei Ceffi riesce a mobilitare nel migliore dei casi lo 0,0025% dell'utenza peninsulare, il sito che rendiconta nei dettagli il modo in cui Achille Totaro trascorre le giornate è arrivato ad interessarne lo 0,000025%.
Se invece dell'utenza stimata per internet andiamo a considerare il numero degli iscritti alle liste elettorali nello stato che occupa la penisola italiana, che nel 2009 erano 50342153, le percentuali diventano ancora più ingenerose.



Ora, uno dei foglietti ufficiali dell'"occidentalismo" fiorentino dedica alla vicenda una mezza paginata in cui alle dichiarazioni di Totaro fa seguito la solita serie di attestazioni autoreferenziali di solidarietà: su quello che succede in questi casi infierì a suo tempo Miguel Martinez. Nell'articolo spicca per la sua assenza un dettaglio che avrebbe invece dovuto essere presentato per primo: chi riceve comunicazioni dal contenuto minaccioso, di solito, avverte prima i gendarmi anziché i gazzettieri.
Allo stesso modo, chi teme seriamente per la propria incolumità di solito non sovraespone mediaticamente ogni sua faccenda: l'esatto contrario del comportamento normalmente tenuto da costui.
E' ampiamente probabile, per tutti i motivi che siamo andati esponendo, che "Piombo Rosso", chiunque sia -o, più probabilmente, non sia- non costituisca in alcun modo una minaccia per Achille Totaro.
Non stranamente l'episodio è uno tra i tanti consimili che vanno verificandosi da quando il maggior partito "occidentalista" d'Europa, stante l'assoluta inutilità di un'azione politica basata in modo pressoché esclusivo sul creare allarmi sociali a comando per poi accanirsi sui capri espiatori di turno e sull'ottenimento dell'impunità assoluta per i suoi vertici, è quasi imploso dando la stura ad una lotta a coltello tra medi calibri, mezze cartucce, lacché e valletti di vario ordine e stipendio che l'ha scosso e frammentato dal vertice alla miserabile base. Ed arriva dopo che i già scarsi tentativi di recuperare credibilità a mezzo di visibilità mediatica in una città che dell'esecutivo in carica non vuole proprio saperne, sono andati disastrosamente.
Sul primo ci esprimemmo a suo tempo; la riuscita di una cosa del genere può essere oggetto di speranza solo per chi possieda una nulla conoscenza del territorio e del contesto sociale in cui vorrebbe svolgere un ruolo di primo piano.
Ci occupammo anche del secondo, che secondo stime ottimistiche riuscì a coinvolgere circa sessanta persone.
Un quinto degli iscritti fiorentini al "partito" cui Totaro appartiene, valutati in circa trecento dalle stesse fonti di "partito".
Lo 0,0002% dell'elettorato fiorentino.

Ancora di degradi non conformi



Noi beviamo San Benedetto

Matteo Calì, apprendista gazzettiere e micropolitico "occidentalista"


Le file dell'"occidentalismo" fiorentino sono in questo momento alle prese col rovinoso calo di consensi che ne penalizza il maggior "partito" a livello peninsulare, e da sempre costrette ad operare in un contesto che a tutt'oggi rimane profondamente ostile, nonostante la propaganda rovesciata da un anno all'altro sulla città intera. I partiti "occidentalisti", a Firenze, schierano poi abitualmente candidati di una tale pochezza da essere sistematicamente costretti a ricorrere a qualche "figura civica" che renda presentabile quello che presentabile non è.
Alla scorsa tornata amministrativa tocco a Giovanni Galli, palloniere paracadutato direttamente in piazza Signoria con propositi tanto bellicosi quanto evaporati istantaneamente. Sulla parabola elettorale di chi aveva statuito essere indispensabile "cambiare colore a Firenze" abbiamo all'epoca fornito puntuali e corrosivi resoconti.
Matteo Calì appare essere un giovane "occidentalista" dall'aria ben nutrita; in occasione di una manifestazione studentesca, nell'ottobre 2010, si è lasciato andare a considerazioni la cui fondatezza sarà qui oggetto di un'indagine accurata.
Di Matteo Calì siamo riusciti a rintracciare un biografia piuttosto dettagliata, peraltro ormai vecchia di sette anni, e la solita autoschedatura che riproponiamo parzialmente in screenshot. Si noti che stiamo mostrando l'autoschedatura di un individuo che ricopre una sia pur modesta carica amministrativa e che quindi riveste responsabilità pubbliche: veniamo così a sapere che tra i principali interessi di un micropolitico locale di area "occidentalista", nello stato che occupa la penisola italiana, trovano innanzitutto posto Politica, Sport, Cazzate, Goliardia. Coerenza vuole che Calì si occupi essenzialmente di pallone. Il pallone, a Firenze, è declinabile nelle accezioni di vero, tavestito (il "calcio storico", perfetto esempio di tradizione inventata) e finto, una roba che chiamano "Fantacalcio". Matteo non fa mancare le proprie cure a nessuna delle tre accezioni. Il suo "datore di lavoro" invece risulta essere un'organizzazione politica, in questo caso una importante compagine "occidentalista" che si definiva "Alleanza Nazionale" le cui sorti ci sono al momento ignote.
Le migliaia di "amici" elencati nella sua schedatura portano a pensare che come datore di lavoro questa "Alleanza Nazionale" non sia tra i più esigenti, lasciando a Matteo molto tempo e molte occasioni per coltivare quella satanica parodia di vita sociale che passa sotto il nome di "social network".
Ed autorizzando a non considerarlo propriamente uno Stakhanov.
Sul fatto che il pallone, i pallonieri, il pallonaio e le pallonate siano il più delle volte l'unico interesse e l'unico argomento della politica "occidentalista" esistono testimonianze tanto abbondanti quanto varie; chissà che anche l'aggressione all'Iraq ed all'Afghanistan non le abbiano affrontate con l'ottica e con la competenza con cui affrontano il pallonaio della domenica: a tutt'oggi l'unico risultato di quelle iniziative consiste nel permettere ai matteicalì, alla cui virtù militare non affideremmo neanche il classico bidone di benzina, di contrassegnare la propria autoschedatura con un disegno verde, bianco e rosso listato a lutto.
Apprendiamo dalla biografia che Matteo Calì è nato nel 1982: ammesso che l'abbia scritta di suo pugno, com'è probabile, è interessante rilevare che si definisce un "grande comunicatore" e che "colpisce il suo modo di comportarsi che riesce ad adattarsi molto bene ad ogni occasione".
Un'ottima considerazione di sé, ovviamente per nulla confermata dagli eventi come sempre accade in questi casi.
Matteo si è diplomato nel 2001 e forte dell'esperienza fatta come conduttore di una gazzetta scolastica, si è iscritto alla "Facoltà di Media e Giornalismo dell'Università di Firenze".
Bene. La "Facoltà di Media e Giornalismo dell'Università di Firenze" non esiste. Al momento in cui scriviamo esiste un corso di laurea triennale presso la Facoltà di Scienze Politiche, ad indirizzo "Comunicazione, Media e Giornalismo".
Le tracce biografiche di Matteo Calì terminano col 1 marzo 2003, giorno in cui è diventato "responsabile del Punto Azzurro sede del coordinamento provinciale di Forza [omissis]".
Un Punto Azzurro. L'azzurro, per chi non lo sapesse, è il colore con cui vanno vestiti i pallonieri di una squadra che dice di raccogliere i migliori pallonieri della penisola italiana.
Nel caso "occidentalista", il pallone e la sua simbologia governano anche l'approccio alla politica locale, non soltanto il cacciarsi in guerre decennali. In questo caso l'espressione Punto Azzurro denotava una delle molte -ed effimere- iniziative politiche "occidentaliste" che seppur in minima parte hanno comunque contribuito ad instaurare nella penisola italiana il clima ebefrenico, meschinello e demente che vi impera incontrastato da anni.
In assenza di smentite, e considerando che la consultazione dei titoli delle tesi di laurea reperibile sul sito dell'Università di Firenze non fa cenno al suo nome, dobbiamo concludere che a distanza di nove anni dall'iscrizione Matteo Calì deve ancora laurearsi.
Per un "occidentalista" in carriera, invecchiare in facoltà è ordinaria amministrazione e non sono pochi i casi di quelli che riescono a trascorrervi dieci o quindici anni. Una permanenza tanto lunga dovrebbe averlo messo in grado di produrre testi quantomeno accettabili: in fondo, in quel corso di laurea si studiano quattro lingue e si ha a che fare con metodologia della ricerca sociale e con il marketing.
Ecco dunque uno scritto tratto dal blog di Matteo Calì. Screenshot e copia per intero limiteranno i danni di una sua eventuale cancellazione e mostreranno questo micropolitico per quello che è veramente. Si notino, tra l'altro, il banner dell'intestazione che depone a favore di competenze di livello irriferibile anche nel campo della grafica, e un pallone in basso a destra, tanto per non farselo mancare mai.


domenica 10 ottobre 2010
Spiccate il volo..dal ponte.

Firenze, manifestazione di piazza contro il decreto Gelmini.
Studentelli con le sciarpe sul viso, caschi, kefie, striscioni, bandiere anarchiche e spillette del Che attaccano l'istituto degli Scolopi in via Lamarmora. Studentelli che mai una riga della riforma hanno letto, studentelli che arriva ottobre e devono "okkupare", loro duri e puri che intonano "Lotta dura senza paura", "se non cambierà lotta dura sarà", loro ancora figli di figli di genitori sessantottini, ancora a romperci le palle con parole sentite, risentite e ormai noiose. Voi, studentelli, siete la mercificazione, voi, studentelli, siete il prodotto di un pensiero che si basa sul nulla. Che non trova in questa società nuovi stimoli e si aggrappa ancora a refusi che poco hanno a che fare con la libertà che volete intendere rappresentare. Voi, studentelli, che al liceo avete sempre un rappresentante d'Istituto rasta amico di tutti, che parla con tutti, di cui tutte sono innamorate. Voi, studentelli, che fate i discorsi conditi di "omologazione, lotta di classe, lotta sociale, diritti (mai, doveri!), giustizia".
Siete comici, perchè credete che ci siano ancora i fascisti. Siete ridicoli quando pensate di sfilare in un corteo coprendovi il volto. Mi chiedo se siete rimasti incredibilmente indietro, se come all'ora anche oggi, vivrete ghettizzati nel vostro mondo fatto di rasta e giambè, di reti e collettivi, di zecche e gente sporca che non si lava. Anche questo vi fa sentire più ganzi, anche essere sudici.
Pubblicato da MATTEO CALI' a 15:21

Non c'è che dire.
L'appartenenza politica di Matteo Calì sarebbe di per sé sarebbe sufficiente a rivolgergli l'esortazione di continuare a pensare al pallone, concedendosi al massimo qualche excursus nell'àmbito dei maccaruncielli a 'o raù o dei genitali femminili, campi unici del pensiero e della pratica "occidentalisti"; ma qui c'è da dire dell'altro.
C'è da dire che la presentazione di un elaborato anche solo lontanamente vicino alle forme ed al registro linguistico di questo in occasione di una prova d'esame gli avrebbe procurato l'immediata cacciata a male parole dalla sessione, e la buona vecchia sbarratura del libretto con tanti saluti a sei mesi dopo. Il che fa concludere che i nove anni passati a Scienze Politiche non abbiano certo portato a Matteo quei vantaggi in termini di competenze e di skills che sarebbe stato lecito aspettarsi.
Come tutti sanno, la comunicazione politica "occidentalista" proietta abitualmente sugli avversari politici caratteristiche, difetti e comportamenti spregevoli che sono, in realtà, coessenziali a chi muove certe accuse. Detto in altre parole, un "occidentalista" è qualcuno che, incapace di laurearsi nel triplo del tempo previsto, dà senza vergogna di studentello a qualcun altro. E lo fa in dieci righe che sembrano uscite diritte diritte dal "generatore di articoli di Libero". Mica male; la nostra abitudine di sostituire il vocabolo "giornalista" con uno a piacere dei suoi dispregiativi da gazzettiere a giornalaio trae la sua ragione di essere proprio da casi di questo genere, che poi costituiscono pressoché per intero il mainstream.
Chi scrive fa parte da circa vent'anni, pur senza particolari eccessi, dell'ambiente di cui questo mangiatore di spaghetti traccia un ritratto che se espresso di persona ai diretti interessati, gli procurerebbe con ogni probabilità fortissimi rischi anche nel campo dell'incolumità personale.
Matteo Calì, anni ventotto, pubblica quello che somiglia assai di più a quello che si ottiene passando allo scanner un qualsiasi assorbente igienico usato che non alle asserzioni di qualcuno investito di pur minime responsabilità pubbliche, delle quali ha anche la faccia di menare vanto. Una delle spiegazioni possibili è che condurre attivamente politica "occidentalista" riesca a sporcare anche moralmente, ad ottundere e a rendere perfetti esponenti dell'epoca contemporanea anche individui che in altri contesti avrebbero conosciuto un percorso di vita meno involuto. D'altronde, comportarsi come perfetti esponenti dell'epoca contemporanea è caratteristica determinante a tutti i livelli della politica "occidentalista", coloro che sono designati a frequentarne i truogoli non hanno altra colpa che d'essere fedeli rappresentanti del corpo elettorale e dei suoi "valori".

sabato 9 ottobre 2010

Un commento di un lettore non conforme

Sul precedente post, vi segnaliamo il commento non conforme di un cittadino:

...Non farebbe male neppure qualche commento ancora più impietoso. Tanto per dirne una, pare che il "non conformismo" di simili "ribelli" non arrivi neppure a tollerare la presenza del signore dai lunghi capelli bianchi, ripreso a torso nudo nel video pubblicato sul blog del sedicente "centro sociale di destra".
Un signore che è da almeno vent'anni una presenza stabile delle manifestazioni fiorentine e che ha una di quelle fisionomie che paiono non risentire affatto del tempo che passa.

Il contesto peninsulare ricorda non poco una spaghetteria di provincia in cui si smercino anche videocassette pornografiche ed immagini di Padre Pio, intanto che nel retro si affittano camere ad ore a marmaglia in canottiera.
Chi si trova a suo agio in un postribolo come questo non trova nulla di strano nell'esistenza di una realtà ossimorica come l'"antagonismo filogovernativo" ostentare il quale procura suffragi e gettoni.

Si noti poi, tra l'altro, la passione per il "Bogside" e per una "causa irlandese" in cui il ricorso alla lotta armata è parte non secondaria della pratica politica.
Uno che milita in un "partito" per il quale basta il lancio di qualche uovo affinché la racaglia giornalaia a libro paga (autentica incarnazione di che cosa sia nella sua essenza la "civiltà occidentale" con tutte le sue "radici cristiane") si metta a strepitare di "terrorismo" dovrebbe avere almeno il buon gusto di mettere in sottordine certe passioni personali.

Miguel Gullermo Martinez Ball, un interprete e traduttore la cui penna è bene non sfidare, si occupò di Casaggì qualche tempo fa, esprimendo considerazioni estremamente concise e dolorose.

In sintesi:

Concetto uno, le parole: il blog di Casaggì commemora:

"Tre anni fa l'eroico martirio di Saddam Hussein".

Concetto due, i fatti: il blog di Casaggì invita:

Casaggì e Azione Giovani sono in prima linea per cambiare colore a Firenze. Nelle prossime elezioni amministrative del 7 giugno la destra giovanile ha scelto di schierarsi con Giovanni Galli e il centro-destra fiorentino racchiuso ne "Il Popolo della Libertà".

Che in italiano forbito, si chiama presa in giro. E pure con la corda di un impiccato.


Messo davanti a considerazioni simili, chiunque avesse un minimo di rispetto per se stesso e per i sudditi che intenderebbe governare cambierebbe fulmineamente mestiere e aspirazioni. Ma il rispetto di se stessi o di chiunque altro, così come la competenza o il disinteresse, sono concetti che l'elettorato passivo del "paese" dove si mangiano maccaruna c'a'pummarola 'n coppa considera, giustamente, alieni. D'altronde non è gente piovuta dalla luna, anche se potrebbe sembrarlo, ma un prodotto dell'età contemporanea e della spirale involutiva imboccata da almeno vent'anni ed incoraggiata con ogni mezzo proprio da coloro che dovrebbero per lo meno far finta di cercare di arrestarla.

venerdì 8 ottobre 2010

Francys o' Torselli e i mille comunicati al giorno

Quest'uomo è Francesco Torselli, un tizio che ormai da diverso tempo passa le proprie giornate a scrivere comunicati a giornali e tv, ad aggiornare freneticamente i settecentoottantaduemilanovecentodue blog che gestisce ( cercando di far credere che siano gestiti da una pseudo comunità militante in movimento).
 Riguardo la foto soprastante, non ci è dato sapere ( o forse sì?! ) se Francys si trovasse al termine di una faticosa giornata di lavoro, passata ore ed ore davanti ad un pc ( ma non erano gli antifascisti a farlo?) oppure nei bagni di un locale da gggioooovani 35enni in procinto di chissà cosa...

FATTO sta che questo signore, fatto ormai tesoro degli insegnamenti di Giovanni Donzelli in termini di ciarle senza senso, nelle ultime ore si sta prodigando per dimostrare che i collettivi e le proteste sono un male e che invece i fascisti, il governo e la distruzione del mondo della formazione sono un bene, per cui c'è il divieto di dissentire....altrimenti sei comunista, antagonista o facinoroso.
 Torselli dovrebbe magari ricordarsi che, non solo la comunità di cui egli rappresenta ormai l'unico membro ( dopo l'ennesima scissione dei vari partiti di riferimento anche a Firenze) non esiste politicamente, ma che questa non riesce a smuovere nemmeno i propri elettori ( 300 iscritti al Pdl in tutta firenze ), non ha agibilità politica in città se non sotto scorta, non si può permettere di organizzare manifestazioni studentesche che contino più di dieci aderenti e, infine, NON HA ANCORA, AD OGGI, 9 OTTOBRE 2010, UNA SEDE.

Non male per dei ribelli non conformi, specie se ( cosa ancor più comica) per fare la prima assemblea degli studenti di destra ?! dell'anno sono costretti a migrare in quel di Empoli.....

Ogni tanto un esamino di coscienza non farebbe nemmen troppo male